“Prende corpo il dibattito sulle sorti della destra italiana, una destra che sembra, finalmente, voler porre la parola fine alla diaspora che l’ha caratterizzata in questi lunghi anni, e ricostruire una casa comune – afferma Gianfranco Turino, Portavoce regionale Fratelli d’Italia. Ma trovo alcune incongruenze ai tanti e illustri interventi che sto leggendo in queste settimane. Prendo a prestito lo slogan che nel 1946 venne utilizzato per far nascere il Movimento Sociale Italiano: “Non rinnegare, non restaurare”, proprio per definire i confini entro cui si deve muovere questo nuovo progetto politico. Oggi queste parole sono più attuali che mai, perché la destra italiana non si può e non deve ristrutturarsi intorno ad alchimie organizzative. La destra oggi ha bisogno di riprendere e ricavalcare i propri intramontabili temi, primi tra tutti il Presidenzialismo, la tutela della famiglia e la sacralità della vita. La destra deve ripartire dalla gente e dai territori. Cioè da quei soggetti così tanto bistrattati dal grande progetto politico che era nato con l’idea del PdL e che è tramontato nelle incongruenze ed incapacità di questo grande partito. E per ripartire dai territori non servono i grandi nomi, ma i tanti militanti, quei tanti militanti che, delusi, amareggiati, traditi oggi guardano con diffidenza alla politica.
Bisogna ripartire dagli entusiasmi e dalle tante cose da fare. Ma soprattutto bisogna ripartire con uno spirito nuovo. “Non rinnegare, non restaurare” deve essere lo slogan che può condurre i nostri passi da oggi in avanti. Non rinnegare la nostra storia, la nostra identità, il nostro modo di fare politica. Perché la destra o è sociale o non è, perché la destra o è patria o non è, perchè la destra o è movimento di popolo oppure non è nulla. Non si può pensare di ricostruire una nuova casa, sulle macerie di chi ha distrutto quella vecchia. C’è una nuova generazione che oggi è protagonista delle scelte politiche, quella generazione che negli anni passati ha subito le scelte sbagliate, le angherie e le ambizioni di una classe dirigente che, “uscita dalle fogne”, non ha saputo interpretare il ruolo che la storia gli aveva consegnato. Una destra italiana è oggi un percorso realizzabile, rimettendo in piedi ciò che Pinuccio Tatarella aveva sognato quando ha varato il progetto politico “Alleanza Nazionale”, ma così come fu allora, il progetto ha bisogno di gambe nuove e idee nuove per ripartire, prendere il largo e affrontare il mare aperto. La destra italiana non può diventare il luogo di riciclo di vecchie facce, anzi di quelle vecchie facce che sono state le interpreti del disastro di AN, né lo spazio reducistico del “com’erano belli quei tempi”… Chi oggi vuole bene a questa idea deve anche capirne ed interpretarne il senso vero. In questa nuova fase c’è bisogno del contributo di tutti, anche dei nostri “vecchi dirigenti”, che però devono comprendere che la prima fila non è più il loro spazio. Devono starci affianco, aiutarci, consigliarci e creare i presupposti per una nuova generazione d’italiani. C’è, in Italia, il bisogno di una nuova destra, tradizionale nei valori, nuova nei linguaggi. C’è, in Italia, la necessità di un nuovo modo di far politica, noi vogliamo essere gli interpreti di questa nuova fase, on vogliamo che anche questo appuntamento con la storia venga tradito nel nome di una continuità con il passato che non ci appartiene. Il domani appartiene a noi, ieri ve lo lasciamo volentieri”.