L’idea e il “sogno” fortemente voluto da Virginia Marasco, è quella di costituire una compagnia teatrale interamente formata da bambini/ragazzi. “Una fusione delle mie due più grandi passioni: il teatro e i bambini ci ha dichiarato Virginia Marasco, ho pensato così di creare un laboratorio teatrale interamente dedicato ai più piccoli e posso orgogliosamente affermare che, visti i successi ottenuti ad oggi nelle scuole della provincia crotonese l’idea risulta essere vincente.” Tutto questo grazie soprattutto ai piccoli componenti delle varie commedie inscenate, che hanno dimostrato una grande passione nei confronti di una così alta forma di cultura, come può essere quella del teatro. Una piccola compagnia teatrale dalla spiccata identità territoriale, che nasce per realizzare qualcosa di radicato e non effimero sul territorio. Un’operazione culturale coraggiosa, con l’obiettivo di portare in scena le tradizioni locali che costituiscono le nostre radici con spezzoni di vita quotidiana dell’epoca dei nostri nonni, con l’introduzione non lasciva del dialetto, con l’aiuto dei nostri autori locali; le grandi opere, musical di autori famosi alla portata dei bambini;favole leggere e divertenti per i più piccoli e tanta fantasia per poter reinventare storie, luoghi, personaggi. Creare cioè un laboratorio teatrale che diventi uno spazio privilegiato per liberare le immense potenzialità espressive, uno spazio di socializzazione, un laboratorio-gioco di avvicinamento al teatro. “Un laboratorio, come ha dichiarato ancora Virginia Marasco, che crei un processo di formazione artistica rivolto a coloro che non hanno ancora maturato una significativa esperienza, ma che posseggono qualità e talento per poter esibirsi nelle compagnia.” I corsi di formazione hanno l’obiettivo di insegnare agli allievi le tecniche di recitazione attraverso l’acquisizione di un metodo e di tanto esercizio pratico.
Un laboratorio per far divenire il teatro un luogo fisico nel quale giocare e divertirsi e dove apprendere in maniera allegra i vari strumenti della recitazione quali: uso delle voce, uso del corpo, riconoscimento e valorizzazione della propria personalità singolarmente ed in relazione ad un gruppo, scelta del personaggio, approfondimento della personalità del personaggio, memorizzazione delle parti da recitare, scelta di un testo da drammatizzare. Tutti i giochi e gli esercizi impegneranno i bambini in piccoli eventi teatrali con la “messa in scena” di una commedia. I corsi della la compagnia teatrale avranno inizio a novembre, termineranno a giugno e si svolgeranno presso la Scuola di Teatro “Piccola Compagnia Progetto Teatro” sita nella I° trav. Via Palmiro Togliatti, per le prove c/o Teatro Alikia a Cirò Marina. Al termine del corso gli allievi si esibiranno in un saggio/spettacolo nel quale dimostreranno le abilità conseguite. La compagnia teatrale potrà esibirsi anche in altri Teatri calabresi. Per potere accedere al laboratorio teatrale bisognerà avere almeno 8 anni. L’ammissione sarà preceduta da un casting di presentazione con il Direttore Artistico della scuola che si terrà nella seconda metà di ottobre 2013. Per partecipare all’audizione è necessario prenotarsi inviando una e-mail con scheda di presentazione indicando: nome, cognome, eta’, numero telefonico, email, presentarsi con foto in primo piano, essere disponibile nella giornata delle audizione (la data sarà resa nota tramite i recapiti forniti) e per l’occasione dell’audizione bisognerà preparare obbligatoriamente un testo da recitare di qualsiasi genere (almeno una mezza pagina) o un brano musicale tratto da un musical (per es. “Aggiungi un posto a tavola”, “Sisteract”, “Mamma mia”, “Grease”) oppure un brano musicale a scelta. I recapiti e contatti sono: virginiamarasco@libero.it oppure 3409220512 oppure 3286794753. Più che positivi e lusinghieri i commenti di tre esponenti del mondo artistico e culturale locale, Cataldo Amoruso, Luigi Ruggiero e l’attore Nicodemo Iacovino, i quali hanno esaltato la valenza e l’importanza formativa di un laboratorio teatrale. Riportiamo integralmente le loro dichiarazioni.
Cataldo Amoruso: “Il teatro indice di civiltà di una nazione”
All’inizio del Novecento, quando Cirò Marina era ancora un piccolo borgo di case, già alcune compagnie teatrali si esibivano in Calabria e in tanti altri paesi come Crucoli, Cariati, Rossano. I teatranti, di solito, erano, gruppi familiari che sbarcavano il lunario nei paesi e nelle piccole cittadine, rappresentando commedie, tragedie, drammi, ma soprattutto, la farsa. Arrivavano nelle destinazioni con i mezzi più disparati, con carri trainati dai buoi, con i traini, con le carrette o col treno. Alloggiavano, quando gli andava bene, in qualche casa, nelle pagliere dei ricchi signori, o si arrangiavano alla meno peggio nei luoghi in cui rappresentavano i loro drammi. La vocazione di quei teatranti era molto peculiare, approssimativa, e apprendevano la tecnica della recitazione direttamente dai genitori. Oggi, invece, i ragazzi hanno molte possibilità di apprendere l’arte del teatro incentivati già dalle scuole dell’obbligo, rendendo cosi la materia teatrale fruibile a tutti, ovviamente avendo degli insegnanti professionisti esperti dell’argomento. Teatro significa anche socializzare in modo creativo e intelligente. Non tutti i ragazzi magari possono poi diventare attori, registi o autori, però l’esperienza di poter indossare i panni di un personaggio e trovarsi sulla scena per dimostrare come si può riuscire ad interpretarlo, è vera soddisfazione. In ogni caso una esperienza teatrale di un ragazzo delle medie o del liceo resta per tutta la vita perché insegna ad esporsi al pubblico. Io all’età di 13 anni ho avuto un piccolo ruolo nel dramma “Gabriele degli Alberghi”, (rappresentato dalla Compagnia Teatrale del Capo Mezzotero), e ricordo che, in seguito, insieme ad altri compagni di scuola, giravamo per le case rappresentando un piccolo dramma sceneggiato da noi “Corradino di Svevia” e non dimentico ancora come ci colmavano di gioia gli applausi finali e i complimenti dei parenti e degli amici. Teatro vuol dire anche educazione di civiltà,e ciò lo conferma la storia, “quando al nord gli uomini portavano le scarpe di pelo e come copricapo indossavano le corna, a Siracusa, a Taormina e in Calabria si faceva teatro, ciò dimostra : “al nord i barbari e al sud la civiltà importata dalla Magna Grecia”. Mentre oggi abbiamo la possibilità di rappresentare un’opera teatrale nelle scuole, dotate di una palestra o di uno spazio per allestire un piccolo palcoscenico, negli anni trenta quaranta gli attori, escogitavano come meglio potevano la scena, il più delle volte usavano un solo quadro scenico, tra l’ambiente reale , dove c’erano gli spettatori e l’ambiente illusorio della scena in sé dove aveva luogo la performance degli attori; e là c’era già una separazione netta dal teatro antico; quello greco – romano, dove il rapporto tra spettatori ed attori era basato su una comunione, non solo rappresentativa, ma anche spaziale, insomma, il pubblico ed il dramma erano inclusi in un unico ambiente.Quando si rappresenta un’opera teatrale si crea una empatia tra lo spettatore e i teatranti.Nel momento in cui s’incomincia a rappresentare, un dramma, una commedia, una farsa in un piccolo o un grande teatro, quel sipario, dal palcoscenico, appare allo spettatore come una scatola magica, per forme, per luci, colori ed il naturale gioco d’immagine. Una sottile emozione coglie sempre chi sta per assistere ad una rappresentazione teatrale, e l’apertura del sipario è sempre vissuta come la scoperta di un mondo nuovo rivisitato talvolta con gioia, e talvolta con una sottile nostalgia del tempo passato.Io spesso partecipo alle rappresentazione di alcune commedie scritte da me e interpretate dai ragazzi delle scuole medie o da liceali e confesso che è sempre una grande emozione. Per concludere, il teatro è indice di aggregazione, di partecipazione, di conoscenza, di creatività, di grande civiltà, dovrebbe necessariamente essere praticato in tutte le scuole.
Antonio Luigi Ruggiero: “Il teatro è una proposta di come come il mondo dovrebbe essere” – J.G.
Jerzy Grotowski regista polacco, figura di spicco dell’avanguardia teatrale del novecento, riteneva che “ il teatro è una proposta di come il mondo dovrebbe essere”. Il teatro è arte, e, come ogni arte diventa utile, “spendibile” (ars gratia vitae) e rivelatrice se contiene in sé ed annuncia la spinta a comportamenti che vanno dalla rappresentazione del quotidiano alla politica ovvero alla scelta dell’essere. Nel teatro si è attori non solo perché si rappresenta e si interpreta una parte o un ruolo ma perché si è modificatori di comportamenti e di modi di essere – propri ed altrui – nella “strada” del quotidiano. Placido Fallica, su Educazione e Scuola, scrive che mediante le pratiche teatrali è possibile favorire il superamento di quei problemi che nei bambini accompagnano la crescita, ossia la timidezza, il cattivo rapporto con il corpo in mutamento, l’eccessiva aggressività; che l’esperienza teatrale stimola le diverse forme di apprendimento, potenziando ed indirizzando energie creative ed alimentando, nel contempo il gusto estetico ed artistico . Inoltre, secondo Placido Fallica “Mediante la promozione dell’attività teatrale, è possibile avvicinare i giovani al teatro, non solo come fruitori , ma anche come protagonisti del “fare teatro” poiché all’interno di tale attività, essi possono prendere coscienza del proprio mondo interiore e del rapporto con il proprio corpo, imparando ad esercitare un controllo sulle proprie emozioni, superando difficoltà ed insicurezza e spronandoli a potenziare le capacità creative”. Fare teatro è dunque altamente formativo perché il teatro educa alla comunicazione e alla socializzazione ed inoltre sollecitando l’intelletto a vivere ovvero a calarsi nella situazione “attuale” richiesta, sviluppa “euritmicamente” psicomotricità e senso critico, creatività e inventiva, sicurezza e disinvoltura e infine le capacità mnemoniche. Il laboratorio teatrale “pensato” da Virginia Marasco – che insieme a “Cult” (Culto?) promuove ed organizza “Cultura e Culture” in tutte le sue manifestazioni (musicali,teatrali, ricreative,cinematografiche,turistiche, d’animazione) – è strumento/occasione di formazione “fondamentale” perché interpretato e gestito come una esperienza di crescita personale, come percorso iniziatico e al contempo cammino di scoperta; come processo e non come sapere da “aggiungere” passivamente a quanto scuola, famiglia, chiesa e società riescono a “donare”.
Nicodemo Iacovino: “Una vita per una passione…il Teatro”
Non esiste uomo o donna al mondo che sia diventato grande in qualche disciplina sportiva o artistica che non abbia avuto da piccolo un’esperienza,un episodio oppure un segnale che ne abbia condizionato l’intero cammino della vita. Ciò che si matura nell’infanzia, nell’adolescenza, lascerà un segno indelebile nella formazione di un soggetto. Da piccolo,all’età di 5/6 anni ,recitavo le farse carnevalesche nelle case di quasi tutto il paese; mi sentivo inorgoglito degli applausi che ricevevo e felice di regalare un’emozione agli spettatori adulti che mi gratificavano con le loro convinte risate e mi riempivano i “panari”( cesti ) di ogni ben di Dio, salsicce,soppressate,formaggi e prodotti vari che servivano durante la cena finale del martedì grasso con l’intero vicinato. L’orgoglio mio: essere il bambino riconosciuto nel paese da tante persone adulte, che non perdevano occasione nel darmi una pacca sulle spalle ed abbozzare un sorriso convinto. Tutto ciò mi rendeva felice.Concludo dicendo che la parola che più mi rendeva felice era “ Quanto è simpatico quel ragazzo “,ecco perché nella mia vita teatrale ho preferito solo commedie brillanti e a distanza di oltre 45 anni, ancora vedo che la gente ha nel volto lo stesso sorriso di quando ero bambino. Un percorso Teatrale all’età adolescenziale è strategico,utilissimo e lascerà il segno in ogni fanciullo o fanciulla.
Voglio diventare attrice e voglio fare pratica