“Sono stato ospite, quale responsabile dell’associazione Calabria Sociale, svariate volte, sulla stampa, per le mie battaglie sull’ecologia e ambiente, di ciò non posso che ringraziare per la possibilità datami a visualizzare i concetti di rivalutazione e rilancio della nostra bistrattata geografia – afferma il presidente Gianfranco Turino. Sostenevo che, sia il mare sia la spiaggia,non erano inquinati ma semplicemente sporchi, sbagliavo, faccio ammenda dell’errore, oltre che pattumiere, sono anche discariche di veleni,con il totale e complessivo inquinamento di tutto ciò che si trova nel raggio d’azione,non dimenticando il resto della nostra violentata geografia. Il dissesto inquinante,che si aggiunge al deprezzamento del litorale marino, è ormai un dato di fatto,per una ecologia defraudata, ridotta ad essere uno spazio per i rifiuti a cui nessuno, nelle stanze dei bottoni, sembra capace di porre un freno o creare i presupposti, rapidi e immediati, per la restituzione pulita di ciò che, un tempo,era incontaminato. Quella di Calabria Sociale è una lotta contro ogni forma di violenza sulla natura,un azione diretta al recupero del nostro sito,mettendo in guarda il collettivo sociale contro i rischi che derivano a non intervenire tempestivamente per tentare di salvaguardare il salvabile,un dialogo preventivo che, in ogni caso, avrebbe dovuto avere almeno una molecola di ascolto, invece silenzio totale, salvo il creare piccole azioni inutili e improduttive, mentre il film degli orrori prosegue imperterrito riempiendo le cronache del suo furore.
La Calabria non può continuare ad essere utilizzata come immondezzaio e deposito di veleni, ne tanto meno, trasformata in un cimitero di croci arrugginite e di macerie putrescenti con i vari centri distaccati dalle proprie radici per frane e allagamenti nel risultato nefando del dissesto idrogeologico imperante, con l’amianto e le scorie tossiche che provocano tumori e morte, i letti dei fiumi trasformati in cloache a cielo aperto, dove si può trovare di tutto, con le conseguenze di straripamenti improvvisi e luttuosi allagamenti, strade che si aprono,spaccandosi al cadere della pioggia, discariche spremute fino oltre il massimo a superamento di ogni limite. Sappiamo perfettamente che tutto il territorio regionale è a rischio. La colpa è anche nostra, dissennatamente abbiamo elevato, ai vertici del sociale, la cultura del cemento, sacrificando il patrimonio boschivo e aprendo una porta ai disastri. In questa realtà del progresso peggiore, quale futuro può esistere per la regione e per il suo proseguo nell’esistenza territoriale? Non abbiamo risposte, le risposte, purtroppo, dovrebbero darle le forze politiche che governano, le quali, oggi, vagano nel limbo del silenzio e della negazione dei fatti”.