“One night. Un vampiro, l’amore”: il primo romanzo della piccola Selene Caligiuri. In una nota di Luigi Ruggiero.
Selene Caligiuri, una graziosa alunna della “Luigi Lilio” di Cirò, mi ha fatto avere per il tramite del nonno Peppe Arcovio, il suo primo romanzo “One Night. Un vampiro, l’Amore”, presentato ad un attento e partecipato “simposio” nella stessa scuola media, in una tranquilla domenica di giugno. Il romanzo è veramente la rivelazione-confessione di una fantasia di pregevolezza, che trascendendo dall’ordinario mostruoso, dal corrente dissacrante e dal materiale ed immanente degradato, abita il cielo di mostri, vampiri, licantropi, voltagabbana, demoni, che vivono di regole, che amano. Selene Caligiuri inneggia all’Amore e nella sua lode al sentimento per eccellenza – che non è il termine mao del verbo greco o il kama del sanscrito – racconta un’attrazione spirituale, che “dilige”, predilige, privilegia. come risultato di una scelta razionale, la riflessione. Selene, forse senza volerlo, nel suo romanzo opta per quell’amore, che, secondo la inverosimile etimolgia che lo fa derivare da a-mors (senza morte), si svolge e si compie in un affetto eterno, senza fine. Scrive la piccola Selene “… sapevo che saremmo stati insieme per l’eternità … già l’eternità. Questo termine è spiegato in molti modi: illimitato, inesauribile, enorme, interminabile,assoluto, immenso, smisurato,immane, sommo, insaziabile, infinito, interminabile, supremo, sovrano, spirituale … ma per me spiegabile con una semplice parola: Amore”. E ancora, sicuramente per evitare fraintesi,scrive l’alunna della Scuola della Cirò dotta che “Alcuni, compresa me, pensano che alla mia età amare sia una parola grossa, con un significato troppo importante; che amore è un sentimento smisurato, incapace di entrare in un corpo tanto piccolo, io però mi ero convinta del contrario adesso che lo stavo provando: sapevo che avrei rischiato tutto per continuare a vederlo.” Ma l’Amore, che, deliziando, Selene Caligiuri novella, è soprattutto l’amore per la diversità, che lungi dal provocare piacere, soddisfa il senso del donarsi all’altro per essere l’altro, perché cristianamente nell’altro si cerchi e si trovi non un altro diverso da sé, ma se stesso. Nel racconto di Selene, Carmel Erinni, la tredicenne protagonista delle scuole di Cirò, ama tanto il diverso mostruoso, il vampiro suo Leo, da volersi trasformare in diversa come lui. “… Se non divento come te – ella dice a Leo – so che prima o poi ti perderò, e non potrei mai sopportarlo; se venissi a mancare non mi rimarrà più nulla, resterò per sempre nell’ombra e sinceramente non saprei cosa fare. Tu mi reputi forte e coraggiosa: io non lo sono!Ho passato l’intera mia esistenza a nascondermi dietro maschere, cambiando, come più mi era conveniente, la mia identità…”. Un bel libro, che si legge tutto d’un fiato. Peccato però, che al “nihil obstat quominus imprimatur” dell’Editore “l’Erudita di via dell’Arco di San Calisto di Roma”; alla fase di editing, non sia preceduto e seguito il lavoro del correttore di bozze, che coscienziosamente svolgesse il proprio compito “istituzionale”, intervenendo soprattutto sulla punteggiatura e su “orrori”, che per come riferisce la docente di italiano di Selene, sono lontani dalla diligente alunna. E’ un libro che, comunque va letto, perché voluto e scritto da una tredicenne, che ha davanti a sé una sicura carriera letteraria. Sosteniamone il coraggio.