“Istruzione, la Regione Calabria, segua l’esempio della Campania, e faccia ricorso al Tar per contrastare l’ennesimo scippo perpetrato dal Governo Renzi ai danni del Meridione e della Calabria. La Riforma sul federalismo fiscale varata dal sottosegretario Graziano Delrio, approvata tacitamente e colpevolmente anche dalla commissione Bicamerale, ha prodotto un danno abnorme al Sud. Dove, dal 2015, infatti, non saranno più previsti nuovi finanziamenti da destinare agli asili nido. A solo vantaggio del Nord, che raddoppierà le entrate”. È quanto dichiara il consigliere regionale questore della Casa della Libertà, Giuseppe Graziano, sulla questione del taglio dei trasferimenti per gli asili nido che in Calabria potrebbe provocare effetti disastrosi al settore della formazione e dell’istruzione.
“È da apprezzare l’iniziativa della Campania che ha impugnato da subito il provvedimento facendo ricorso al Tar. Un esempio – scandisce ancora Giuseppe Graziano – che dovrebbe essere seguito anche dalla Calabria, per far sì che vengano rispettati i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Con l’entrata in vigore a pieno regime della Riforma sul Federalismo fiscale, a partire dal 2015, si da il via all’attuazione del nuovo metodo di ridistribuzione delle risorse su tutto il territorio nazionale: ogni territorio avrà il necessario per garantire i servizi al cittadino. Tranne che per l’istruzione. Dove i trasferimenti non saranno calcolati, così come per tutti gli altri settori (dal sociale alla manutenzione delle strade) secondo il cosiddetto fabbisogno standard, bensì rispetto alla spesa storica. In buona sostanza per gli asili nido e per la scuola, più in generale, sarà considerato solo il servizio effettivamente erogato utilizzando il quadro di riferimento relativo al 2010. Partendo da questo dato d’insieme è stato assegnato un clamoroso “fabbisogno zero” di asili nido a città come Catanzaro. Questo, perché invece dei bambini sono stati contati, appunto, gli asili nido esistenti, che semplicemente non ci sono! Il risultato economico di tale scelta è, dunque, che non vengono riconosciuti circa 700 milioni di euro di fabbisogno reale nel Mezzogiorno, ripartiti, al contrario, tra i comuni del Nord”.