Dopo la manifestazione del 22/01/2015, che ha visto numerosa la presenza di allievi, genitori, personale scolastico, autorità, l’Istituto Omnicomprensivo “L.Lilio” di Cirò ha inteso onorare e ricordare le vittime della Shoah anche nel Giorno della Memoria. L’introduzione alla tematica è stata offerta dal testo della canzone di Francesco Guccini Aushwitz, interpretata dagli allievi del Liceo. Ha fatto seguito il minuzioso lavoro di ricerca prodotto dagli allievi in cui erano racchiuse le toccanti testimonianze di guerra portate da combattenti di Cirò: quelle di Francesco Errico che, arruolato in fanteria nel 1942, non è mai più tornato; di Vincenzo Caruso, partito per la guerra a 19 anni e combattente per tre anni con i partigiani slavi, e ritornato a casa nel 1946; di Francesco De Bartolo che racconta l’esperienza fatta per quattro anni in un campo di concentramento egiziano; di Giovanni Scigliano il quale racconta come l’incrociatore San Giorgio fu affondato dallo stesso ammiraglio cirotano Stefano Pugliese, per non consegnarlo nelle mani dei nemici; di Giuseppe Reda con le sue esperienze di sette anni di prigionia; Vincenzo Bossio che ci racconta di otto anni di sofferenza in guerra.
“Testimonianze di umili, ma grandi persone a cui dobbiamo la nostra riconoscenza di uomini liberi in un paese democratico, dove concetti come pari dignità sociale e, uguaglianza fra sessi, razze, lingue, religioni, opinioni politiche, condizioni personali e sociali sono “principi fondamentali”” ha affermato la Dirigente Scolastica Prof.ssa Angela Corso. Gli allievi sono entrati nel vivo delle problematiche assistendo alla proiezione del film “Jona che visse nella balena”, film autobiografico, tratto dal romanzo “Anni d’infanzia. Un bambino nei lager” del 1978 di Jona Oberski, fisico nucleare olandese. Il film italo-francese del 1993, del regista Roberto Faenza, fu premiato con David di Donatello come miglior regia, migliore musica, migliori costumi; Premio Unicef e Efebo d’oro del 1993. In chiusura, iragazzi del liceo, si sono fatti portavoce di un messaggio di pace e di fratellanza fra popoli eseguendo “Imagine” di John Lennon. “Abbiamo tutti il dovere morale di mantenere vivo il ricordo dei brutali crimini avvenuti durante la Shoah, in quanto nonostante siano trascorsi 70 anni dal giorno in cui vennero aperti i cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz razzismo, xenofobia, intolleranza religiosa non si possono dire superati, ne sono testimonianza i fatti più recenti, ma anche perché sono in gioco valori supremi di civiltà e di umanità. Il Giorno della Memoria, infatti, è un momento essenziale per il rafforzamento della sensibilità umana e morale in difesa della pace e dei diritti umani, affinché si diffonda tra le giovani generazioni la consapevolezza di quali enormi efferati effetti possa determinare l’odio dell’uomo contro l’uomo” ha concluso la dirigente.
forse i tempi non sono ancora maturi,forse un giorno i libri di scuola parleranno anche dell’olocausto degli italiani del sud per l’unità d’italia.
m’inchino davanti ai martiri della shoah e spero tanto che gli uomini diventino umani.
Emaciato, scheletrico, tragico e terrificante
un corpicino copre un cuore gonfio di dolore,
che, senza rivalsa, affida a Dio la sua soluzione finale.
Gli occhi non hanno ormai più pianto,
quando gli altri bambini, a due e a dieci e a cento,
nel camerone dell’asfissia sono ammassati prima dell’abbraccio della morte,
che comunque sogghigna, pur se finalmente putrida per l’avanzata dell’Armata Rossa.
Ieri, Andre ed Angela, nei loro pigiami zebrati,
mentre nel fango di Auschwitz sognavano
del platano di Ippocrate nel centro di Kos e della Torre che a Pisa pende senza cadere,
hanno ascoltato il parlottare sbattuto dei panciuti guardiani
e un continuo allarmato “…Russisch!!”.
Pure hanno aperto le loro menti,
che sempre felici hanno abitato tre metri sopra il cielo,
all’impaurito agitarsi degli aguzzini di Richard Baer.
“…Russisch, russisch!!”
Oggi, Andre ed Angela,
come ieri i tanti ebrei e zingari e numeri senza persona,
con gli altri novantotto ossuti,
rassegnati più non tremano
al pensiero di confondersi nel fumo dolciastro dell’aere freddo della Polonia.
“…Russisch, russisch!!”. Finalmente.
Ottantenni, Andre ed Angela,
mano nella mano,
raccontano con rime roche il canto del cigno,
gridando nella gran voce della passione
“Mai Più…!!”