Cirò, il centro collinare dell’antica Ypsicron, possiede un ricco caleidoscopio di paesaggi naturali e monumentali da offrire facilmente alla fruizione di turisti, cultori e curiosi. L’itinerario inizia dalla centrale chiesa di Santa Maria de Plateis detta così perché ubicata nel bel mezzo di una piazza, la piazza maggiore del paese. È di antichissima fondazione seppure incerta. Già nel ‘300 una flotta di Veneziani assediarono la cittadina e saccheggiarono la chiesa depredandola di due artistici incensieri e di un grande crocifisso d’argento; nel 1631 fu devastata da un incendio ed ancora nel 1694 i soliti Turchi in uno degli ennesimi saccheggi rubarono, nella chiesa, dedicata alla Vergine Assunta in cielo, un tabernacolo, calici, croci d’argento e quadri. Naturalmente non mancarono i terremoti, particolarmente quelli del 1824 e del 1832. La ricostruzione della chiesa di oggi si ebbe dal 1837 per volontà di Re Ferdinando il Borbone il quale, passando da queste parti, aveva promesso ai cittadini un contributo per poter riavere la loro chiesa. Fu riconsacrata nel 1844 dal vescovo di Cariati Mons. Nicola Golia. All’interno numerosi altari con statue e tele di notevole pregio artistico, nonché la Cappella del Santissimo arricchita di marmi policromi e mosaici. Si proseguirà per la chiesa del Purgatorio, nel rione Valli, fondata nel 1692; sul portale d’ingresso, oggetto di mille interpretazioni arrivate fino a noi, v’è l’antica iscrizione “D.28:GG” con sopra raffigurato un teschio. Quindi visita alla chiesa di San Giovanni Battista, in via Casopero, una delle quattro parrocchie già esistenti nel 1696 e la cui fondazione è di data incerta. All’interno a tre navate si possono ammirare il soffitto affrescato dall’artista cirotano Francesco Florielli, i due altari dedicati alla Madonna dei Fiori e a san Michele fatti edificare nel 1931 dal parroco dell’epoca don Michele Rajani.
Da qui, poi, si entrerà nella chiesa di san Menna martire a seguito delle persecuzioni di Diocleziano; l’edificio di antica data fu consacrato nel 1724 da Mons. Francesco Maria Loieri, vescovo di Umbriatico. L’interno, ad una sola navata, presenta il tetto “a capanna con una graziosa cupoletta ‘ad ombrello’, di effetto orientaleggiante, contenente la cella campanaria”. L’itinerario proseguirà verso l’antica porta della Kacovia dove sorge la chiesa di san Lorenzo, una sorta di chiesetta rurale; di fronte all’entrata c’è un nudo altare in pietra, sovrastato da un quadro raffigurante il Santo seduto su graticole roventi sotto le quali si sprigionano alte fiamme e nella mano destra il Santo porta una palma; sul dipinto si legge “Gaetano Basile pinse 1883”. A quattro passi da porta Mavilia, nel rione Cannone, la chiesa, ad una sola navata, di san Cataldo di fondazione incerta; all’interno, un altare con un’antica tela raffigurante la Madonna del Pozzo dipinta nel 1858 da Gio’ Paladino, altre pregevoli tele e un grande Crocifisso. Nel rione Valle la chiesetta, di modesta architettura e di fondazione incerta, dedicata a san Giuseppe con l’interno a due ambienti diseguali, divisi da un grande arco a tutto sesto; di fronte al portone d’entrata, un modesto altare in pietra sovrastato da una nicchia con la statua di san Luigi. Sul lato destro, attraverso l’arcata di transito, si entra nell’ambiente principale in fondo al quale c’è l’altare maggiore, in marmo policromo, e in una nicchia la statua del Santo. Nel rione Portello, si entrerà nel luogo, sicuramente il più suggestivo: la casa ritenuta natale del santo cirotano Nicodemo, oggi diventata chiesa. È un edificio modesto costituito da un unico ambiente spoglio con al centro un altare sormontato dalla statua del Santo.
Le pareti sono nude, ad eccezione di quella di sinistra dove c’è una nicchia in cui sono custodite le reliquie del santo monaco. Dietro l’altare, sul pavimento, si possono osservare le impronte della mano del Santo dove, secondo la tradizione, Nicodemo giovinetto si aggrappò per non precipitare nel dirupo sottostante. La chiesetta è stata restaurata nel 1985. E non solo. Nel luglio del 2005, il piccolo edificio sacro si è ingrandito grazie ad una donazione di una casa attigua. Si tratta della benefattrice Rita Bulotta la quale da molto tempo pensava di dare maggior conforto e sollievo ai pellegrini provenienti da Mammola, la cittadina reggina che da sempre contende i natali del Santo e che recentemente ha inaugurato un pacifico gemellaggio con Cirò. Appena ereditata la detta casa dalla quale, giovinetta uscì in abito da sposa, la signora Bulotta Benevento – ricorda Patrizia Siciliani – “esternò al parroco don Tommaso Russo e alle autorità ecclesiastiche il suo desiderio” di donare, appunto, al suo san Nicodemo la casa con due magazzini. Così il 7 agosto 2005 l’eletta Rita,col marito Salvatore ed i figli Giuseppe, Francesco, Roberto e Piera, ha accolto, ben felice, i pellegrini di Mammola. Quando la Fede non conosce ostacoli e felici coincidenze, se è vero come è vero che, scrive la Siciliani, “il destino ha voluto che anche la sua casa da sposata a Cirò Marina, dove continua ad abitare, fosse ubicata proprio vicino alla chiesa di san Nicodemo”. L’itinerario turistico – religioso proseguirà verso contrada Cappella a pochi chilometri dal centro dove sorge l’antico santuario della Madonna della Catena, detta anche Santa Maria della Mercede. “Ignota è la data di costruzione[…] la cui forma è a capanna con una piccola cella campanaria al centro, datata 1818″. L’interno è spoglio: presenta soltanto un altare di pietra sormontato da un quadro raffigurante la Madonna col Bambino che regge una catena nelle mani. L’itinerario, ormai, si avvia al termine con la visita, extra moenia, alla chiesetta di Sant’Elia e al Convento dei Frati Minimi. Al postutto, senza volere essere enfatici, posso dire che si tratta di un felice ritorno alle radici per i tantissimi lettori emigrati che seguono, da ogni angolo del mondo, le vicende della loro terra dal giornale ilcirotano.it; ma è anche un’opportuna di crescita sociale e culturale per chi, già a cominciare dalla prossima stagione estiva e non solo, voglia farsi quattro passi su in collina dal mare cristallino di Cirò Marina e dintorni.