“Nel porre nel cuore della città un monumento dedicato a Pitagora, Crotone salda col filosofo un debito lungo qualche migliaio di anni”, insomma, continua la nota diramata dalla sede municipale, “mancava un simbolo che lo potesse ricordare..”. Bene! Dopo duemila anni e passa la città di Pitagora si è ricordata del suo illustre figlio adottivo. Meglio tardi che mai, si dirà! Solo che si poteva pensare a qualcosa di più bello, classico, più confacente all’antico filosofo. Invece. Invece in un angolo della piazza da sempre dedicata al matematico di Samo, è quasi completata la grandiosa opera d’arte rappresentata da otto sagome marmoree, uguali, rotanti attorno ad un perno d’acciaio, che ricordano la Scuola d’Atene di Raffaello.
In alto, poi, all’installazione, una sorta di mini antenna parabolica che altro non è, per chi conosce i simboli, la riproduzione del famoso teorema pitagorico. Dopo millenni l’Amministrazione comunale poteva sicuramente offrire alla città, ai turisti, agli studiosi e ai cultori qualcosa di meglio e non un’anonima operetta di scarsa architettura post moderna. E sì perché, ancora deve essere inaugurata, e già non sta riscuotendo simpatie. In due parole: non piace! A perpetua memoria, l’opera è stata realizzata dall’architetto crotonese Salvatore Roperto e commissionata dall’Amministrazione comunale guidata da Peppino Vallone come recita un’inopportuna targa metallica posta in alto su un lato di una delle otto sagome.