“Io e la Lince”, questo l’ultimo lavoro letterario e forse evento che conclude, propone, sottopone all’attenzione, dà modo di rivivere e riflettere, spiega, se pur attraverso i racconti, i ritrovamenti, le testimonianze raccolte, una delle pagine della seconda guerra mondiale che ha visto il mare di Punta Alice, testimone crudele dell’affondamento della nave Lince alla quale è stato dedicato, appunto, il libro scritto da Leonardo Fuscaldo. Un libro frutto di ricerca, di amore della verità storica, di ricordi che a partire dal 2012 e poi con l’evento delle celebrazioni del 70 anniversario nel 2013, hanno messo in luce la storia della famosa nave. Un cacciatorpediniere costruito nei cantieri del Quarnaro, vicino Fiume e varato il 15 gennaio del 1938, per poi, dopo avere partecipato a molte azioni di guerra, s’incagliò nell’agosto del 1943 a Punta Alice e lì, affondò, dopo avere lasciato dietro la sua distruzione una lunga scia di morti, fra i quali il giovane Francesco Salvatore Tridico, bambino a bordo di una delle imbarcazioni a remi della famiglia Martino.
Quel Martino, oggi, unico superstite. E il Signor Pietro Martino, classe 1924, con i suoi 92 anni, era lì seduto, davanti al tavolo dei relatori mentre, sabato scorso, nel salone della scuola Media Casopero, ad un’attenta platea di studenti, di storici, di parenti di alcune vittime a rivivere e testimoniare una pagina di storia sconosciuta a molti. Con questo libro e la sua presentazione a cura dell’autore, Leonardo Fuscaldo, si conclude così la ricostruzione e si dà un senso storico alla presenza della nave Lince, come ha dichiarato lo stesso Fuscaldo in apertura. Un lavoro di sicura valenza e importanza, come ha anche ribadito in apertura il dirigente dell’Istituto, Umile Meringolo, alle quali parole hanno fatto eco quelle della vicaria Carmela Certomà, che hanno rimarcato l’importanza dello spiegare e tramandare le vicende storiche locali quali fonti di conoscenza per rafforzare la propria appartenenza culturale e storica ad un territorio ai giovani.
Una presentazione curata dalla scenografa, Valentina Calabretta e alla quale presentazione ha visto intervenire tutti coloro che a vario titolo hanno fatto emergere reperti, notizie, vicende, storie, aneddoti sulla nave Lince, come ha compiutamente scritto e riportato nella prefazione di presentazione del libro, lo scrittore e maestro, Cataldo Amoruso che scrive: “il suo è un piccolo partecipato, coinvolgente affresco sociologico, antropologico e storico di avvenimenti drammatici dell’epoca.” Insieme a coloro che hanno contribuito a restituire la memoria di questo famoso cacciatorpediniere, Roberto Falvo che ha voluto porre la prima pietra del museo del Mare che presto sarà inaugurato, a Vittorio Papaianni, esperto subacqueo che ha riportato alla luce tanti reperti fra i quali la famosa campana di bronzo, Nino Trifirò che con molta pazienza e lavoro ha cercato di riunire i sopravvissuti della Lince, e infine, Giovanni Pecora che ha fermato il tempo con le sue foto. Come dallo stesso autore dichiarato, con questo libro “non si vuole svelare il segreto di un mistero né dare un giudizio militare perché in guerra non ci sono né vincitori ne vinti, ma solo abbandoni, ferite da curare, dolori da sopportare, memorie da conservare, lacrime da versare”.
Congratulazioni a Leonardo Fuscaldo e a tutti coloro che lo hanno coadiuvato.