Una serata sicuramente particolare, quella alla quale ha assistito martedì 16 agosto il pubblico presente nell’area ex ottagono del Lungomare Kennedy e dedicata allo scrittore e drammaturgo crucolese Cataldo Russo, con il patrocinio dell’amministrazione comunale.
Titolo dell’iniziativa “La dignità e il coraggio nei romanzi di Cataldo Russo (nella foto): storie di uomini sconfitti ma mai vinti”, introdotta con la proiezione di uno spezzone del film “Figli delle stelle, per coperta il cielo” del regista Gianni Patricola, liberamente ispirato al romanzo di Russo “Il cielo sopra di me (Tranchida Editore, 2002).
Lo stesso autore, nell’esporre gli argomenti trattati dal film ha evidenziato alcuni aspetti essenziali che lo distinguono comunque dal romanzo cui ha preso spunto il regista: l’ambientazione, quindi la Sicilia invece delle terre del Marchesato dove effettivamente si svolsero le vicende del protagonista del romanzo, fino alla metà degli anni ‘70; la deriva umana di Cola Privitera, dovuta a delusioni familiari (la moglie che lo tradisce e la figlia che fa la porno star) mentre nel libro di Russo il crollo morale che porterà Domenico Peverata, il protagonista, a fare la scelta estrema di vivere da barbone in una Milano opulenta e distratta, generosa e cinica, è sia di natura umana sia di matrice storico-sociale (i fatti di Melissa del 29 ottobre 1949, la riforma agraria, l’emigrazione in Germania prima e l’espulsione poi e infine l’approdo a Milano); il cedimento al buonismo e alla carità da parte della chiesa di Cola Privitera cui fa da contraltare la coerenza estrema di Peverata, una sorta di eroe d’altri tempi che non si piegherà mai al compromesso ed all’aiuto degli altri, non per orgoglio, ma perché così verrebbe meno ai suoi principi e alla dignità del suo vivere da povero.
Dopo una breve introduzione della poetica dei suoi romanzi dove i personaggi, pur presentando spesso caratteristiche fisiche non proprio positive, si distinguono per tenacia, onestà, solidarietà, rettitudine e coraggio, Russo ha introdotto l’attento pubblico nel suo teatro con la lettura da parte delle bravissime attrici Dina e Aurelia De Marco di un dialogo fra Danila Tirelli, madre di Fausto Tirelli, e Angella Iannucci, madre di Iaio, tratto dal testo: “Fausto e Iaio, una sera di primavera gli spari.”
Ed a seguire la lettura, per voce di Dina De Marco, del monologo di Maria Iannucci, sorella di Iaio, tratto dallo stesso dramma.
Nel suo intervento, il sindaco Domenico Vulcano, dopo aver espresso il proprio apprezzamento per l’attività letteraria di Russo, ha chiesto allo scrittore se a suo parere la Calabria possa auto riscattarsi dalla condizione di emarginazione in cui sembra essere precipitata.
Secondo l’autore crucolese è possibile, “a condizione che si inizi a far funzionare nel migliore dei modi le cose che abbiamo: scuola, ospedali, servizi, eccetera.”
La serata s’è conclusa con la lettura della pièce “Professione stagista”, una denuncia forte quanto lucida del dramma dei giovani condannati a essere stagisti a vita.