L’analisi è scaturita dall’osservazione statistica che per il territorio calabrese i dati del MIUR si fermano all’anno scolastico 2011-2012, indicando, su una popolazione di 260.364 alunni, solo 570 casi diagnosticati pari allo 0,22%. C’è quindi una forte discrepanza tra i casi diagnosticati in Calabria e la percentuale di casi attesi secondo gli studi clinici, 2.5% – 3.5%. Dall’analisi di questi dati l’interesse da parte della Regione Calabria nella definizione di precisi percorsi clinici e didattici mirati alla rilevazione precoce ed alla presa in carico degli studenti interessati da DSA. Cosa non semplice, come è stato affermato durante la conferenza stampa, in quanto spesso ci si trova di fronte al “muro” genitoriale che difficilmente accetta l’osservazione dell’insegnante o del Dirigente che segnalano il deficit. Forse anche per una ridotta formazione degli stessi insegnanti che in effetti dovrebbero essere affiancati, come la legge 170 all’art.7, comma 2, chiede. L’art. 7 comma 2 infatti, individua, le modalità di formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici, le misure educative e didattiche di supporto utili a sostenere il corretto processo di insegnamento/apprendimento fin dalla scuola dell’infanzia, nonché le forme di verifica e di valutazione per garantire il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento (di seguito “DSA”).
Ai fini di cui al precedente articolo, le istituzioni scolastiche provvedono a segnalare alle famiglie le eventuali evidenze, riscontrate nelle prestazioni quotidiane in classe e persistenti nonostante l’applicazione di adeguate attività di recupero didattico mirato, di un possibile disturbo specifico di apprendimento, al fine di avviare il percorso per la diagnosi ai sensi dell’art. 3 della Legge 170/2010. Al fine di garantire agli alunni e agli studenti con disturbi specifici di apprendimento di usufruire delle misure educative e didattiche di supporto di cui all’articolo 5 della Legge 170/2010, gli Uffici Scolastici Regionali dovrebbero attivare tutte le necessarie iniziative e procedure per favorire il rilascio di una certificazione diagnostica dettagliata e tempestiva da parte delle strutture preposte. La certificazione di DSA viene consegnata dalla famiglia ovvero dallo studente di maggiore età alla scuola o all’università, che intraprendono le iniziative ad essa conseguenti. Si spera, questo il commento finale dell’Assessore Roccisano, che la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia (quali disturbi specifici di apprendimento, denominati “DSA”) da oggi siano sotto una maggiore attenzione da parte di tutte le componenti, da quelle genitoriali, a quelle scolastiche, passando per le Istituzioni, i medici pediatri e il terzo settore. Ovviamente, è solo un punto di partenza, in quanto queste linee guida in sostanza tracciano solo l’iter di un percorso che si spera vada a regime al più presto al solo fine di sostenere quel mondo dell’infanzia e dei minori in genere che vanno aiutati e protetti, onde garantire loro pari dignità e diritti, come ha affermato il Garante per l’infanzia, Marziale. Se diagnosticato per tempo, il disturbo dell’apprendimento, potrà consegnarci uomini e donne più sicuri e capaci.