E mi sovviene, come impeto umorale, una benedizione al Cielo per come la genialità dell’uomo sappia definirsi intellighenzia quando propone astrusi e irreali progetti, per tempi assai immaturi, mentre consideri poco intelligente chi non segue questi dettami di appartenenza lunare.
Mi riferisco alla mozione – ponte sullo stretto di Messina – presentata dal consigliere regionale Orlandino Greco alla Regione Calabria, supportata dal segretario regionale dell’IDM, sen. Filippelli (leggi articolo)
Alle menti che ancora trattengono un briciolo di buon senso faccio appello. Imploro clemenza al Popolo di Calabria, che tanto sopporta, che vive la realtà di una terra desolata e, purtroppo, anche con i geroglifici pensamenti dei suoi rappresentanti politici.
Come cavalcare onde improponibili, dopo aver avallato altrettanto improponibili campi di golf, in una Calabria piena sì di buche, ma su tutto il fronte sociale e dei servizi, che fanno acqua da tutte le parti. Ora si cavalca la costruzione del ponte di Messina, mentre la fascia Ionica di Calabria è oscurata da impercorribili tratti di viabilità. Perché non concentrarsi sulla SS106, sui binari dei treni, sull’aeroporto che non decolla, sui porti che nulla portano? Ma dico: capisco le, a volte, esuberanze generate dal vino novello, e S. Martino porti tanti benefici al nostro territorio in provvida e più sana economia, – vero volano di sviluppo per un territorio che non può denaturalizzarsi del suo proprio –, ma come si fa a determinare pensiero di produttività immaginando fantasie, a nocumento dell’ambiente, e della precarietà di effettive risoluzioni di problemi e di collegamenti?
Un saggio consiglio di mio Padre mi porta a riflettere: sono i passi graduali, proporzionati a quelli che sono le effettive potenzialità di un vigneto, la risultante di un innesto fruttuoso. E mi sovviene una sua metafora: un frate riprende un professo e gli chiede: perché vuoi i sandali figlio? Padre, voglio i sandali perché voglio imparare a fare il frate! Sorride il frate formatore e risponde: sì, certo figlio, i sandali ti faranno fare giri immensi intorno al chiostro, – come a dire, per analogia: percorsi inutili, fuorvianti, del pensare poco costruttivo, più di interesse personale che di bene comune – ma ascolta, prosegue, ti dò una notizia: per imparare a fare il frate si inizia dal cuore e dalla testa, non dai piedi!
Ergo: invito all’arte dell’analogia – al pensare politico – su questa argomentazione.
Forse si inizierà a capire veramente da dove partire e, soprattutto, il fine da perseguire che non può che essere il bene comune del territorio, e dei suoi cittadini, che certo non hanno bisogno di chimere ma di dati credibili a superamento della realtà difficile in cui versa e su cui, quotidianamente, inciampa. Non si avallino chissà quali benefici da un cavallo di Troia, quando basta porre uno sguardo a tantissimi limiti infra regionali e provinciali cui non si vuole minimamente porre attenzione, sviandone problematiche e urgenze. E si chiamano a supporto i politicanti che perseguono, nell’arte del caos, in provocazioni sulla realtà dolorosa in cui versano i territori calabresi.
Di Ulisse – riprendendo la sua astuzia cavalleresca – ci si innamora per la sua intelligenza, ha operato a difesa, non ha umiliato, né perorato inopportune chimere, simil campi da golf, ponti, fusioni a nocumento dell’intelligenza dei popoli e delle loro identità.
Ergo: rinsavirsi ragionevolmente sulle questioni vicine, più urgenti da risolvere, fine proprio cui è chiamato il fare del politico, è questo l’avere lungimiranza per i grandi progetti che certo, prevista la scala graduale, non mancheranno a venire. Non conosco alcun bambino che si è ritrovato grande senza aver fatto i passi naturali del suo tempo, e non bisogna dimenticare che ogni nuovo nato è potenzialmente un uomo. La vita ci dirà se – nel rapporto socio-politico – il suo agire è da uomo o da infante!