Ritengo che ognuno di noi tende in questi giorni ad esaminare i costi delle festività natalizie dell’anno appena concluso confrontandoli agli anni trascorsi, e mentre assistiamo alla corrida della politica per il rinnovo del parlamento, constatiamo -in giro per il territorio – grande sfarzo di luminarie e fuochi di artificio sempre a portata di mano ed in ogni occasione pronti ad entrare in funzione per attirare l’attenzione di piccoli e grandi sulla strada di quella festività da accrescere anno dopo anno per soddisfare desideri senza limiti.
Un modo di concepire le festività tanto discutibile quanto improprio che ci porta a dimenticare la povertà dei tanti meno fortunati presenti nelle nostre comunità, oltre a concederci pause di riposo anche se ci troviamo, come calabresi, in presenza di numerosi problemi quotidiani che affliggono la povera gente.
Questa tendenza alle luminarie e allo sfarzo senza ragione, come anche le tante feste rionali aperte al pubblico, ci preoccupa non per lo sfrenato divertimento quanto per la constatazione che ad organizzarle siano i tanti Comuni che durante l’arco dell’anno denunciano carenze di fondi e mancata liquidità per far fronte alle tante richieste di emergenza economica in cui vivono molti cittadini, loro amministrati.
Una grave contraddizione che molti Sindaci dovrebbero superare perchè la festa sia di tutti e per tutti. La gestione della res pubblica deve trovare attenti e scrupolosi amministratori a non creare disparità e disuguaglianze come quelle grossolane di rispondere NO ai bisogni urgenti dei poveri, senza lavoro, indigenti e non autosufficienti per poi con facilità e tanta disponibilità trovare i fondi per quelle luminarie, molte volte esagerate quanto superflue.
Un richiamo alla essenzialità ed al relativismo dovrebbe essere moderata guida civica di esempio e pratica di democratica gestione,come l’attenzione verso la povertà estrema deve divenire impegno primario delle istituzioni, ogni giorno dell’anno.
Credo che la nostra classe dirigente debba trovare più tempo per riflettere e riscoprire quella maggiore responsabilità utile a produrre più solidarietà, civile vicinanza e religioso ascolto verso gli ultimi, senza voce e poveri, evitando di piangersi addosso ogni qualvolta assistiamo a fatti gravi e estremi da parte di indigenti, e senza diritti.