La Calabria è ormai assediata dai cinghiali è necessario dare il via a un’operazione straordinaria di contenimento su tutto il territorio regionale per ridurre il numero dei cinghiali.
Iniziamo con il dire che non esiste praticamente più il cinghiale autoctono, ma quelli che troviamo in circolazione sono per lo più ibridi con specie provenienti dall’Europa dell’est, quando non sono addirittura ibridi derivanti da accoppiamenti fra cinghiali e suini lasciati al pascolo, ibridi definiti “porcastri”. Purtroppo, sono anche ibridi molto prolifici ed il cinghiale non ha altri predatori che il lupo.Essi provengono da immissioni,effettuate in questi decenni da enti che hanno assecondato le richieste delle associazioni venatorie, appunto a scopo di caccia. Se, ipoteticamente, il cinghiale fosse rimasto in questo periodo quello autoctono, autorizzandone la caccia, esso sarebbe rimasto in numero contenuto. Con le immissioni, il numero dei cinghiali è aumentato in maniera drastica,l’attività venatoria non ha assolutamente impedito la crescita delle popolazioni di cinghiali, ma si sono create situazioni di conflitto tra uomo e fauna selvatica. Si potrebbe portare ad una specializzazione dell’attività venatoria, sostituendo la caccia tradizionale ricreativa con una forma di “professional hunting” volta a migliorare l’efficacia del prelievo ed il rispetto della struttura di popolazione, al fine di garantire l’effettivo contenimento della popolazione.
Si dovrebbero attivare anche interventi extra venatori,oltre il normale periodo di caccia ,ma l’espansione delle popolazione non può essere controllata solo tramite prelievo venatorio che non può da solo ridurne l’accrescimento. Si devono prendere in considerazioni metodiche di contenimento alternative che agiscano sulla natalità e non sulla mortalità della fauna selvatica ritenuta invasiva, metodiche che garantiscano un’efficacia duratura nel lungo termine ,progetti che utilizzano la sterilizzazione farmacologica,tramite un vaccino il quale viene somministrato sotto forma di esche posizionate in appositi distributori apribili soltanto dai cinghiali stessi.Puntualmente ad ogni inizio primavera,la problematicha sulla presenza dei cinghiali sul territorio calabrese,si ripresenta,ci chiediamo come mai, sino ad oggi non si siano adottate politiche attue a tutelare sia le attività agricole e al contempo l’incolumità degli stessi calabresi,forse si starà pensando a creare un filiera produttiva sul cinghiale calabrese?
Peccato che i cinghiali calabresi soffrano di tubercolosi,come emerso da alcuni abattimenti effettuati,per cui chiediamo di attivare con urgenza una task force che trovi e metta in campo le strategie utili ad arginare e in seguito ad eliminare il problema,creato dal uomo e non dalla natura!