Francesco Bonesse, coinvolto nell’Operazione “Stige”, era stato arrestato lo scorso 9 gennaio 2018 in Germania a Munsingen e nel mese di Marzo era stato tradotto in Italia presso il carcere di Rebbia dov’è tutt’ora detenuto.
Era stato arrestato con l’accusa di essere l’emissario della cosca Farao – Marincola in Germania.
Allo stesso veniva contestata l’associazione mafiosa, il reato di concorrenza illecita con minaccia, il reimpiego di denaro sporco per la costituzione di un’attività economica denominata “Venere e Peperoncino”, ed infine il reato di detenzione di armi comuni da sparo.
In sede di Riesame, il Tribunale della Libertà aveva già, accogliendo le tesi difensive dell’avv. Giovanni Mauro, annullato il reato di concorrenza illecita con minaccia commesso in Germania. In particolare, era stato annullato il reato secondo cui Francesco Bonesse avrebbe imposto ai ristoratori italiani, calabresi e cirotani,che risiedevano in Germania, il monopolio dei prodotti semilavorati per pizza dell’azienda “Cuor di farina srl” e dal “Molino Caputo di Caputo Amodio”, attraverso atti di concorrenza sleale avvenuti con la minaccia di far parte del sodalizio ndranghetistico denominato “Locale di Cirò”. Rimanevano ancora in piedi il reato di associazione mafiosa, di armi e il reimpiego di denaro illecito in attività economica.
La Suprema Corte di Cassazione, accogliendo le tesi difensive degli avvocati Giovanni Mauro e Tiziano Saporito, ha annullato con rinvio la prendente ordinanza de Tribunale della Libertà di Catanzaro che aveva confermato la misura cautelare in carcere.