“Non é grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo” , il convegno sul Bullismo voluto dalla Dirigente Scolastica Rita Anania e organizzato dalla Prof. Simona Guarascio, nella giornata di sabato, come programmato, ha avuto un giusto e notevole successo sui principi ispiratori e soprattutto, sul tema che oggi, più che mai, si innesca in una discussione e valutazione educativa emergente, importante, necessariamente da attenzionare, affrontare, sviluppare nelle sue diverse implicazioni etiche, morali, educative. Nella sala del teatro Alikia, affollato da studenti, insegnanti, educatori, dirigenti e rappresentanti del mondo associazionistico più in generale, il tema ha portato i relatori ad affrontare le diverse sfaccettature in modo esaustivo, non tralasciando la parte emozionale. Un tema, come dicevamo, voluto dalla Dirigente Serafina Rita Anania, sempre attenta a cogliere gli aspetti emergenti che oggi il mondo della scuola si trova a dovere studiare e promuovere nel suo processo educativo che vedono coinvolti i giovani e i suoi fenomeni culturali e, che, ha trovato in Simona Guarascio, che ha curato impeccabilmente la parte artistica e organizzativa e Raffaele Campagna del foro di Crotone, docente di scienze economiche e giuridiche che ha relazionato sul tema, unitamente alla Dirigente Scolastica IIS, “Ivan Piana Lovere” di Bergamo, Celestina Zandonai i relatori principali. La Dirigente, Serafina Rita Anania, nel suo intervento introduttivo ha detto che “il tema del bullismo, “che parla di ragazzi violati e che porteranno le cicatrici delle violenze subite per tutta la vita”, richiede e richiederà il coinvolgimento di tutte le Istituzioni al fine di creare una sorta di rete per fronteggiare il fenomeno, facendo sì che l’intervento, educativo coinvolga sia le vittime, ma anche gli autori.”
A dare maggior valenza all’evento, il gemellaggio realizzato con la presenza del Dirigente Scolastico IIS, “Ivan Piana Lovere” di Bergamo, Celestina Zandonai, che ha ampiamente trattato del cyberbullismo e quanto si dovrebbe fare per prevenirlo. Non meno importante la relazione dell’altra relatrice, Caterina Capalbo, psicoterapeuta, che si è occupata dell’aspetto comportamentale e cognitivo e dei ragazzi che in apertura hanno aperto il convegno producendo un monologo di Paola Cortellesi. In apertura ancora è stata proiettata la testimonianza di Marco Baruffaldi, ragazzo down bullizzato da compagni e insegnante di sostegno al quale ha fatto seguito la canzone “vietato morire” cantata da Alessia Arcuri e, mentre la musica si diffondeva nella sala, alcuni ragazzi della scuola media Casopero e Don Bosco, con addosso una maglietta bianca con su scritto “Io non sono un bullo” hanno formato una piccola catena umana, mentre un altro gruppo di giovani, sotto il palco hanno reso visibile uno striscione con su scritto “I bulli sono finti forti..e se il più debole fossi tu?. Un messaggio importante da ragazzi verso ragazzi, con l’invito esplicito al rispetto reciproco. Più che un convegno, lo potremmo definire un “seminario formativo”, come ha detto la Dirigente Serafina Rita Anania, stante le tante implicazioni e le riflessioni emerse anche grazie ai relatori su menzionati, Celestina Zandonai e Raffaele Campagna, un seminario che anche nell’icona scelta per gli omaggi agli intervenuti, evince la sua non casualità: “….la lotta sportiva per migliorare se stessi e superare i propri limiti, la lotta con la propria interiorità, una riflessione che deve portare il bullo a trovare la propria dimensione attraverso la realizzazione di se stesso, non denigrando l’altro”. Un tema scelto, come è stato già detto, “alla luce delle nuove emergenze in tema di bullismo in ambito scolastico ed in ossequio alle Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previste dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”. Da questo incontro, emerge un invito forte e pressante, bisogna investire di più e meglio sul processo educativo scolastico e familiare. Bulli non si nasce, si diventa.