Seminario a Crotone con Ebac, Inail e OO.SS.: bisogna puntare su informazione e formazione ma anche su prevenzione e vigilanza.
«Insieme a Inail ed Ebac continueremo a fare la nostra parte. Ma il Governo inizi a lavorare sul serio attorno al tema della sicurezza nei luoghi di lavoro».
Cgil, Cisl e Uil non mollano la presa. E rilanciano: le morti bianche rappresentano ancora un’emergenza regionale e nazionale rispetto alla quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Proprio in questi giorni, nei territori calabresi, le organizzazioni sindacali, l’Inail e l’Ente bilaterale artigianato Calabria sono impegnate a illustrare gli esiti del progetto “Una sicurezza di ferro”, iniziativa che mira a sensibilizzare le aziende su due questioni nevralgiche per il contrasto degli infortuni: la formazione e l’informazione. La formazione degli operatori del settore nel campo della prevenzione e l’informazione su tutte le dinamiche, i protocolli di sicurezza e gli strumenti da utilizzare che dovrebbero essere applicati per impedire che si verifichino tragedie evitabilissime.
Lunedi 13 maggio, in particolare, nella sede della Camera di commercio di Crotone, su questi temi si sono soffermati Raffaele Mammoliti (segretario della Cgil Area Vasta di Catanzaro, Crotone e Vibo), Francesco Mingrone (segretario generale dell’Ust Cisl Magna Graecia) e Fabio Tomaino (segretario generale Uil Crotone) nel corso di un seminario sul tema della prevenzione di infortuni e malattie professionali organizzato nell’ambito del progetto “Una sicurezza di ferro”. Ad affrontare gli aspetti tecnici della questione, con tutti i risvolti del caso è Andrea Monteleone (direttore dell’Ebac Calabria). Per approfondire il merito dei rischi connessi alle patologie professionali è stato invitato a relazionare il dottore Giuseppe Franchino, dirigente medico dell’Inail, prima che venissero affidate le conclusioni del dibattito a Paolo Tramonti, vice presidente di Fondartigianato.
Il dato più significativo emerso dal confronto: la provincia di Crotone, in Italia, resta quella con il maggior numero per infortuni mortali. E una seconda provincia calabrese, quella di Vibo Valentia, è al sesto posto in Italia per numero di infortuni dalle conseguenze gravi.
E’ facile intuire come quanto la questione (seppur nazionale) abbia una proiezione diretta sulla Calabria imponendo alle organizzazioni sindacali di proseguire sulla strada tracciata, e cioè quella della sensibilizzazione di istituzioni e opinione pubblica sul tema.
Il dato politico emerso nel corso del dibattito può essere così sintetizzato: il Governo centrale deve focalizzare la sua attenzione su questa emergenza e smetterla di ridurre il proprio impegno economico a favore dell’azione di formazione e prevenzione svolta dall’Inail che ormai da anni non è più solo Ente Assicuratore ma pilastro del Sistema Integrato di Salute e Sicurezza. Al tempo stesso, la Regione deve assumersi le proprie responsabilità, prodigandosi per assolvere alla propria funzione di indirizzo e programmazione, attraverso l’attività di vigilanza che le Asp dovrebbero garantire nei territori.
La sicurezza, in altre parole, non deve essere più intesa come un costo dalle aziende, ma come un investimento sui propri dipendenti. E perché ciò accada c’è bisogno del contributo delle istituzioni. Argomenti che hanno sempre visto impegnati sindacati, Inail ed Ebac ma che, adesso devono veder convergere tutti gli attori competenti ai vari livelli senza il cui apporto eliminare questa piaga diventa un’impresa.