È incomprensibile il modo dilettantistico e poco responsabile con cui si sta gestendo da parte del commissario regionale Stefano Graziano e del componente della segreteria nazionale del partito, Nicola Oddati, la procedura di designazione del candidato presidente ed ancor peggio la costruzione della coalizione elettorale. Il PD è stato condotto in un vicolo cieco. La linea seguita finora ha determinato l’isolamento del partito che, di fatto, si trova a dover discutere (e ancora nemmeno alleato) solo con Articolo 1 e singole persone di alcune diaspore comuniste. L’alleanza delle forze riformiste, civiche e progressiste invece è in campo ed è l’unico schieramento dove si parla della Calabria e del suo futuro. Il commissario regionale del PD non è stato in grado di proporre finora neanche uno straccio di proposta programmatica e sul candidato presidente si ostina solo a pronunciare il veto sulla ricandidatura del presidente della giunta regionale uscente.Ciò che è ancora più grave è la pretesa che, difronte a questo scenario disastroso, si richieda disciplina e silenzio da parte degli iscritti, dei circoli territoriali e degli organismi democraticamente eletti nei congressi provinciali. Riteniamo sia inaccettabile che l’impegno assunto, nell’incontro svoltosi a Roma tra i rappresentanti dei circoli PD della Calabria e quelli della segreteria nazionale, non venga rispettato. Lo chiedono con forza migliaia di iscritti. Le regole del funzionamento democratico e trasparente vanno da tutti rispettate, a partire dai dirigenti nazionali. È persino lecito che la segreteria nazionale non si pronunci a favore della candidatura di Mario Oliverio ma a condizione che ne spieghi le ragioni ed avanzi una proposta alternativa che si dimostri di essere meno divisiva e più capace di competere per vincere. Ad oggi niente di tutto questo. Si propone l’avventura al buio. Non è lecita ma ancora più assurda è la pretesa di volere imporre da Roma candidato e coalizione attraverso diktat autoritari e senza rispettare quelle norme statutarie che regolamentano con chiarezza il “come e il chi” decide la designazione della proposta del PD, sia per il candidato che per il programma e la coalizione. È inammissibile che non si voglia riconoscere agli iscritti del partito il diritto di pronunciarsi su queste scelte e nel caso di proposte diverse di consentire lo svolgimento delle elezioni primarie.