La soppressione delle Province è cosa fatta per il Governo. Il via libera dall’ultimo Consiglio dei Ministri che ha stabilito i criteri per l’accorpamento: i nuovi Enti dovranno avere almeno 350 mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale di2500 chilometriquadrati. La decisione dei Ministri non è condivisa dai presidenti delle Province da accorpare e ne dichiarano l’incostituzionalità. “L’art 17 del decreto legge “spending review” è incostituzionale: è necessario pertanto che venga stralciato dalla discussione attualmente in corso al Senato”.
Lo hanno chiesto da Benevento i Presidenti e i rappresentanti delle Province di Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Benevenbo, Chieti, Crotone, Fermo, Gorizia, Isernia, Latina, Lodi, Matera, Pescara, Piacenza, Pordenone, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Savona, Teramo, Trapani, Varese, Vercelli, Vibo Valentia, Vicenza, riuniti nella sede della Rocca dei Rettori. Le piccole Province del Nord, del Centro e del Sud sono unite nella volontà di non scomparire. Sono altrettante unite però nel dichiararsi disponibili ad avviare da subito una discussione per la riduzione della spesa pubblica, ma senza rinunciare alle funzioni di governo di area vasta e di tutela del territorio, nonché al decentramento amministrativo che sono, tutti, nello spirito e nella lettera della Costituzione. All’Unione delle Province d’Italia, che teoricamente le rappresenta, ma che sarebbe in realtà a loro contraria, hanno rivolto l’ennesimo appello a fare marcia indietro ed a contrastare la volontà del Governo Monti. Alle Regioni, infine, è stato chiesto sin da ora di impugnare l’art. 17 del Decreto “spending review” davanti alla Corte Costituzionale qualora lo stesso venga approvato dal Parlamento così com’è. “Le piccole province – ha dichiarato da Benevento il presidente della Provincia di Crotone Stano Zurlo- proseguono nel comune percorso a tutela dei territori per l’affermazione della democrazia. Cancellare gli Enti intermedi, soprattutto in aree già marginali per tutta una serie di motivi, significa penalizzare i cittadini. La palla passa ora ai parlamentari ai quali chiedo –conclude Stano Zurlo – di non rendersi corresponsabili di questa scelta che è irrazionale, illogica, non utile e che soprattutto non produrrà risparmi”.