È questo il titolo dato ad un opuscoletto, in distribuzione recentemente come supplemento alla rivista della Pia Opera Fratini di sant’Antonio – Germogli Serafici di Calabria. Si tratta di una operetta di divulgazione per far conoscere meglio e di più un sacerdote che per oltre mezzo secolo ha profuso tanto impegno e speso tutto “il suo amore alla vita francescana e sacerdotale, la sua passione per l’annuncio della Parola del Signore, la fedeltà alla Regola e l’attaccamento alla nostra vita comunitaria” come scrive, in presentazione, P. Antonio Martella. Una semplice pubblicazione che vuole “cogliere qualche tratto del peculiare profilo spirituale e sacerdotale del compianto religioso; il suo sguardo rivolto costantemente alle ‘cose del cielo’, la sua passione per la Chiesa, la sua incrollabile fiducia nell’amore misericordioso di Dio” come scrive il curatore Mons. Luigi Falcone che tanto ha apprezzato P. Modesto per averlo avuto accanto come vice postulatore nella causa di canonizzazione del Beato Umile di Bisignano. Insomma conoscere e ricordare “un cristiano comune, senza particolari referenze, titoli e competenze specifiche, un cristiano in mezzo alla gente ordinaria. E la sua straordinarietà è stata esattamente quella di essere vissuto in questa ordinarietà”. È uno snello opuscolo che si fa leggere con piacere ravvivato come è anche da belle illustrazioni tra le quali spiccano quelle che ricordano la casa natale su Corso Umberto I a Serra San Bruno, i genitori Giuseppe Nazzareno e Mariangela Ariganello e la Vergine Addolorata venerata nell’omonima chiesa serrese e alla quale il Frate era tanto legato e la commovente udienza con Giovanni Paolo II. P. Modesto, al secolo Bruno, Calabretta, era nato il 26 novembre 1919 a Serra San Bruno, nel “deserto” della contemplazione scelto nel 1091 da Brunone di Colonia per fondare la sua prima Certosa in Italia. Nel 1932 era entrato nel Collegio Serafico di Pietrafitta e nel 1935 aveva intrapreso il noviziato nel convento del SS. Ecce Homo di Mesoraca. Compiuti gli studi liceali tra Cosenza e Reggio C., aveva frequentato il Corso di Teologia a Tropea e qui nel 1946, per l’imposizione delle mani di Mons. Felice Cribellati era stato ordinato sacerdote. Negli anni successivi aveva operato come vicerettore, rettore e quindi padre spirituale dei seminaristi nei vari Collegi della Calabria. Per 25 anni era stato Superiore a Bisignano dove ha restaurato l’antico convento e propagato il culto del Beato Umile della stessa città. La tappa precedente del suo cammino di apostolato era stata Cutro dove vi era rimasto per otto anni amato e stimato e anche qui aveva rinverdito la fede verso il Crocifisso e fatto restaurare il chiostro e buona parte dell’intero complesso conventuale. Ma soprattutto era stato sempre in mezzo alla gente e agli ammalati che visitava con continuità portando la parola di Cristo e conforto alle famiglie. Sempre a Cutro, dopo gli anni di Bisignano, era stato di nuovo destinato e P. Modesto nonostante la sua avanzata età aveva accettato con francescana obbedienza. Qui, nella città del Crocifisso, il 6 ottobre 1996 aveva celebrato il suo giubileo sacerdotale. In quella circostanza, l’allora Arcivescovo di Crotone – Santa Severina Mons. Giuseppe Agostino nel ricordare le tappe significative della missione pastorale di P. Calabretta, si era soffermato sull’importanza del nome “Modesto” assunto al momento di diventare frate francescano. E parafrasando il titolo provocatorio di un film francese “Dio ha bisogno degli uomini”, Mons. Agostino aveva voluto sottolineare come la Chiesa e la Comunità civile abbiano bisogno di uomini buoni e soprattutto di preti buoni e “P. Modesto è sicuramente un prete buono”. Durante questi anni, assieme all’opera di predicatore, aveva operato come visitatore apostolico delle Clarisse di Rossano nominato dalla Santa Sede.
Negli ultimi anni era stato nominato vice postulatore della causa di canonizzazione del Beato Umile di Bisignano. Questa è stata la sua ultima grande opera tanto inseguita e portata avanti assieme all’altro vice postulatore Don Luigi Falcone, sacerdote bisignanese e bibliotecario generale della Pontificia Università Lateranense e al Postulatore Generale di tutte le Cause per i Santi francescani P. Luca De Rosa di Napoli. Questo sogno per P. Modesto si era realizzato il 19 maggio 2002 quando Papa Giovanni Paolo II ha celebrato la santificazione del Beato Umile, un altro Santo per la Calabria, il Santo dei nostri tempi. Quel giorno in Piazza San Pietro P. Modesto era là assieme alla “sua” amata gente di Bisignano. Un altro desiderio aveva il frate serrese: dare il via al processo di canonizzazione di Fra’ Antonio da Saracena, ma il buon Dio ha deciso diversamente per lui. Poco prima di lasciare questa terra ( gennaio 2004), per desiderio di Mons. Giuseppe Agostino, domenica 13 luglio 2003, nel corso di un solenne pontificale presieduto dal Cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, il nostro “Modesto” era stato insignito della “Croce Pro Ecclesia et Pontifice” per “i meriti acquisiti nel suo ministero svolto per lunghi anni nella Chiesa di Calabria ed in particolare di Bisignano, ma soprattutto, perché, grazie alle sue fatiche, ai suoi pianti, ma anche alla sua tenacia, oggi possiamo onorarci di avere un nuovo Santo calabrese.” La Comunità francescana di Sant’Umile e tutta la città di Bisignano, con in testa il Sindaco, non hanno dimenticato e riconoscenti lo hanno voluto loro “figlio” per sempre, così come, del resto, P. Modesto aveva sempre desiderato. La sua umilissima esistenza, ora, trova eterno riposo assieme ai “suoi” bisignanesi che, nel giorno delle esequie lo hanno letteralmente pianto. E il P. Maurizio Dodaro, suo Superiore, nel dare l’ultimo saluto, ha ringraziato Iddio “per averci dato questo modesto frate che ha tanto dato e al quale da oggi possiamo rivolgerci come il nuovo santo di Bisignano dopo sant’Umile”. Ed ancora, nell’ambito delle celebrazioni religiose per il Santo di Bisignano, l’Amministrazione comunale gli ha intestato la riqualificata piazza antistante il Santuario. Oggi sulla tomba risalta un messaggio anonimo.” A Padre modesto – Padre amabile, Padre ammirabile, te ne sei andato in silenzio lasciando un vuoto incolmabile. Con te se ne va un grande sacerdote, un uomo piccolo nel corpo, ma grande nell’animo e sinceramente rimpianto. Modesto di nome e di fatto, esempio perfetto di umiltà e civiltà, volto pulito, senza macchia, specchio di santità. Grazie per essere esistito, grazie per le benedizioni sulle nostre case, le nostre famiglie, le nostre vite; grazie per il bene immenso e generoso; hai vissuto per il prossimo e sempre nostro nel Signore. Addio, umile fraticello, sei bello nella luce di Dio poiché luce sei stato sulla terra ed in cielo per l’eternità. Parlerò di te e non mi dimenticherò finché avrò vita.” Mi piace concludere con le parole di Mons. Luigi Falcone per il quale il nome di P. Modesto “resti in benedizione e il suo luminoso esempio aiuti ciascuno di noi nel compiere con rettitudine e fedeltà il proprio dovere, per la maggior gloria di Dio e per la diffusione del suo Regno di giustizia e di pace”.