“La scelta di fare primarie di partito e non di coalizione costituisce una palese diminutio per lo stesso PdL che, di fatto, relega e limita la discussione ad un confronto interno e rinvia, altresì, il confronto tra moderati e riformisti, utile invece per porre le basi per una comune piattaforma politico-programmatica in vista delle ormai prossime scadenze elettorali, in primis quelle delle politiche – afferma Michele Calvo coordinamento provinciale dei Riformisti Italiani. Le primarie, così concepite e volute dal PdL, alimentano ulteriormente le divisioni interne, di per sé manifestatesi nella già avanzata fase di successione alla leadership che spiega anche le tante candidature ufficiali, e, all’occhio dell’opinione pubblica, perdono di qualsiasi valenza politica, anche in confronto con quelle svoltesi nel centrosinistra, riducendosi ad un congresso camuffato, ad una mera prova di forza tutta interna al PdL stesso.
Pertanto, priva della legittima rappresentanza è l’area riformista che nella sola candidatura dell’On. Stefania Craxi, messa a disposizione a condizione che le primarie fossero state aperte alle forze esterne al PdL, avrebbe avuto il proprio punto di riferimento. Nel PdL, così come nel Pd, la cultura riformista risulta debole e sacrificata rispettivamente a quella cattolica nell’uno ed a quella post-comunista per natura nell’altro e reclama la presenza di un soggetto riformista, del tipo di quello messo in campo da Stefania Craxi e Saverio Zavettieri per dare spinta al processo di rinnovamento, modernizzazione e crescita di cui l’Italia ha bisogno attraverso quelle riforme strutturali da sempre invocate e da sempre accantonate per l’impossibilità del quadro politico bipolare di condurle in porto!”