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Home NOTIZIE NEL CROTONESE Crotone

Decreto taglio province addio, Crotone e’ salva

byLa Redazione
11 Dicembre 2012
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6
Vincenzo Malacari

“Finalmente la notizia che tutti noi aspettavamo è arrivata nella serata di lunedì: la provincia di Crotone è salva! Dopo mesi di lotta, caratterizzati da momenti di speranza alternati a momenti di rassegnazione, il buon senso e la ragionevolezza ha prevalso su chi, in nome del rigore ed austerità, voleva cancellare il nostro territorio dalla cartina geografica – afferma in una nota Vincenzo Malacari, Coordinatore Rsu Provincia di Crotone e membro del Comitato “Krotone è Provincia”. E’ una vittoria di tutti, nessuno escluso: dei comuni cittadini, dei sindaci, dei rappresentanti istituzionali, degli studenti, dei sindacati, delle associazioni di categoria, delle associazioni culturali, dei giornalisti, che, in un momento di grande difficoltà, hanno saputo serrare i ranghi, ritrovando quell’unità di intenti persa da anni, per combattere una battaglia intrisa di demagogia. Cosi è stato anche il tentativo estremo del Ministro Patroni Griffi, che pure di fare approvare un provvedimento iniquo ed incostituzionale, non ha esitato ad affermare che la mancata conversione del dl sulle Province avrebbe creato un danno ai cittadini, in quanto l’azzeramento delle funzioni (ha fatto l’esempio della scuola), previsto dall’art 23 del Dl salva Italia, in capo alle province avrebbe creato il caos. Sono affermazioni di una gravità enorme, perché totalmente infondate e mirate solo a creare una tensione ingiustificata. Lo spiega bene, in una sua nota, il giurista Luigi Oliveri: In effetti, contrariamente a quanto erroneamente afferma il Governo, le funzioni oggi spettanti alle province resteranno di loro competenza anche se il d.l. 188/2012 sul “riordino” non dovesse essere convertito. Apparentemente, l’articolo 23, comma 14, della legge 214/2011 limita drasticamente le funzioni provinciali: “Spettano alla Provincia esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze”. Ma il successivo comma 18 precisa che Stato e regioni, con propria legge, secondo le rispettive competenze, debbano trasferire ai comuni, entro il 31 dicembre 2012, le funzioni conferite dalla normativa vigente alle province, salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, le stesse siano acquisite dalle regioni. Dunque, le disposizioni dell’articolo 23 della legge 214/2011 non sono immediatamente dispositive, ma solo programmatiche. Occorre l’intermediazione delle norme statali e regionali, perché le funzioni attualmente spettanti alle province siano attribuite a comuni o regioni. Nelle more della disciplina normativa statale e regionale, le province non possono che continuare a svolgere le funzioni attualmente loro assegnate. Del resto, l’articolo 17, comma 10, della legge 135/2012 ha anche specificato quali funzioni “fondamentali” resteranno in capo alle province, integrando la previsione programmatica dell’articolo 23 del “salva Italia”. Il che significa che Stato e regioni, con le leggi attuative dell’articolo 23, non potrebbero sottrarre alle province le competenze alle funzioni qualificate come fondamentali. Tra le quali proprio, per restare al comunicato infondatamente terroristico di domenica 9 dicembre, proprio le scuole superiori. Certo, si potrebbe osservare che l’assegnazione alle province delle funzioni fondamentali previste dall’articolo 17, comma 10, potrà attivarsi (come ivi trascritto) “all’esito della procedura di accorpamento”, per sostenere, parzialmente, la tesi avanzata dal Ministro della Funzione Pubblica e, cioè, che occorra il “riordino” come presupposto per l’attivazione delle funzioni fondamentali.

Ipotesi istituzione nuova Provincia dell'Ionio

Ma tale argomentazione non regge. Infatti, se l’attribuzione alle province di funzioni ulteriori e diverse da quelle di indirizzo e coordinamento dei comuni fosse davvero condizionato all’esito dell’accorpamento, prima di esso vi sarebbe un periodo lungo, quello necessario per completare gli accorpamenti territoriali, modificare i finanziamenti e trasferire beni, contratti e dipendenti, nel quale allo stesso modo nessun ente potrebbe esercitare le funzioni provinciali. Simmetricamente, il comma 9 dell’articolo 17 della legge 135/2012 subordina l’effettivo esercizio in capo ai comuni delle funzioni provinciali regolate da leggi statali emanate nell’esercizio della potestà legislativa esclusiva dello Stato, all’effettivo trasferimento dei beni e delle risorse. Il che dimostra come fino al completamento del processo di sottrazione delle funzioni alle province, dette funzioni continuano a spettare alle province. Prescindendo totalmente dalla circostanza che il d.l. 188/2012 sia convertito o meno. E lo stesso non può che valere per le funzioni provinciali che le regioni potrebbero decidere di attribuire ai comuni o mantenere per se stesse. Sebbene sia il d.l. 188/2012 a prevedere espressamente che l’operazione delle regioni è subordinata al trasferimento effettivo di personale e risorse, non occorre certo una norma di legge esplicita per comprendere che ciò sia assolutamente necessario. Al di là di questa doverosa precisazione, appare opportuno ricordare a tutti che è stata vinta la battaglia, non la guerra. Il problema di qui a poco, presumibilmente già nella prossima legislatura, si riproporrà. Ecco perché dobbiamo giocare di anticipo, mettendo in campo sin da subito le azioni necessarie per realizzare il progetto della grande Provincia Ionica ovvero di un ente di area vasta, con un’estensione territoriale che da Crotone arriva fino alla sibaritide. Questo lo dobbiamo fare se vogliamo non solo sopravvivere ma soprattutto svilupparci. Pensiamo, infatti, alla possibilità di migliorare la rete viaria, partendo dallo snodo autostradale di Sibari fino ad arrivare all’aeroporto di Crotone, all’opportunità di sviluppare un’offerta turistica per l’intera fascia ionica, all’occasione per le tante imprese locali di espandere i propri mercati, alla possibilità di gestire meglio le questioni legate all’ambiente (in particolare la gestione del ciclo dei rifiuti), all’opportunità di creare sinergie tra i porti di Crotone e di Corigliano, allo sviluppo di itinerari storico culturali diversificati e, più in generale, pensiamo alla voglia di crescere tutti insieme, di uscire dall’isolamento e di creare un futuro ai nostri figli. In conclusione alla presente, come Coordinatore della RSU, nonché come componente del comitato di “Krotone è Provincia”, voglio manifestare tutta la mia solidarietà ai tanti lavoratori del territorio, in particolare ai precari dell’ASL, agli LSU e LPU, agli autisti della ditta Romano, ai tanti cassintegrati, che stanno affrontando momenti di grande disperazione per il loro futuro. L’augurio è che, istituzioni e sindacati, possano insieme trovare quelle soluzioni tese a ridare loro la dignità di lavoratori, di persona, di padri e madri di famiglia”.




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Comments 6

  1. Vincenzo Malacari says:
    11 anni ago

    Carissimo Cataldo,
    sai quanto apprezzo la tua caparbietà, la tua passione e la tua grinta nell’affrontare i problemi che riguardano il nostro territorio. Tra questi, in particolare, il problema della 106. Però, un piccolo appuntino te lo voglio fare: stiamo dicendo la stessa cosa. E ciò a dimostrazione che, il dramma più grande del nostro ritardo, è quello di non far massa critica, di dividerci su ogni cosa, di non ascoltarci. In tal senso, confutare che la battaglia è stata solo rimandata equivale esattamente a dire che una battaglia è stata vinta, non la guerra.
    Ciò posto, la proposta di istituire la provincia Ionica va nella direzione da te auspicata da sempre, ovvero risolvere il nostro gap infrastrutturale. Questo, noi lo possiamo, anzi lo dobbiamo, realizzare se abbandoniamo il concetto classico di provincia, inteso come ente e/o istituzione amministrativa, per abbracciare quella “visionaria” di ente d’ area vasta il cui perno centrale deve essere lo sviluppo supportata da una seria programmazione strategica, che tenga conto dei reali bisogni dei cittadini del territorio e che, guarda caso, sono gli stessi delle comunità a noi vicine. Cariati, Rossano, Mirto Crosia, Corigliano, ecc, ..Come noi, infatti, queste comunità sono periferia, come noi soffrono la mancanza di infrastrutture stradali e ferroviarie, e come noi non hanno ancora identificato una chiara vocazione produttiva e di sviluppo
    Ed allora, è questa la via: abbracciare zone omogenee che hanno le stesse necessità, accomunate dagli stessi problemi; Insomma, fare massa critica, perché insieme, conteremo di più anche politicamente, potremo ottenere più facilmente finanziamenti comunitari ( pensa ad, esempio, a quanto poco si è fatto con il PON Reti 2007-2013)
    In definitiva questa proposta non è un’eresia né tantomeno un’utopia, ma una messa alla prova della nostra capacità di voler tutti insieme cambiare le cose, abbandonando i personalismi e i disfattismi, che hanno – ahimé – caratterizzato la nostra politica locale. In buona sostanza: rinunciamo tutti a qualcosa, per crescere tutti insieme. Questo lo dobbiamo fare per il futuro dei nostri figli.
    Vincenzo Malacari
    Ps L’insegnamento più grande che mi è stato dato dal compianto Ezio Tarantelli è che “L’utopia dei deboli è la paura dei forti”

    Rispondi
    • cataldo ant. amoruso says:
      11 anni ago

      Egregio signor Vincenzo, non vorrei, ma devo proprio deluderla: credo che Lei sia incappato, non certo per sua colpa, in uno scambio di persona… benché abbia io cercato, utilizzando il mio secondo nome -Antonio-, di rimediare alle immancabili omonimie che in un paese come il mio, Cirò Marina, possono presentarsi, tant’è che di Cataldo Amoruso ce n’è più di uno. Dico questo perché non vorrei che sorgessero dei distonie tra Lei e qualche mio omonimo all’oscuro di tutto. Ho detto quello che pensavo, riguardo alla provincia, sottolineando più che contraddicendo qualche sua affermazione. Non me ne voglia, e non se ne crucci.
      Con stima
      Cataldo Antonio Amoruso
      da Piacenza.

      Rispondi
      • cataldo ant. amoruso says:
        11 anni ago

        PS: ho scritto ‘dei distonie’, in luogo di ‘dei disguidi’, me ne scuso.

        Rispondi
      • Vincenzo Malacari says:
        11 anni ago

        Gentile Signor Cataldo, le chiedo umilmente scusa per lo scambio di persona.
        Ciò posto, non essendo un politico, ribadisco la proposta, anzi la necessità, di istituire la Provincia Ionica ( non per uno spirito di mera soprravvivenza di quella crotonese)
        Perché il collegamento con il Nord, con il resto dell’Italia evoluto passa proprio da lì : non possiamo rimanere nell’isolamento. E non si tratta, come ella afferma, di mandare giù un copione a memoria. E’ qualcosa in più: è la reazione di una parte della società civile che si è resa conto, seppur in ritardo, che è giunta l’ora di cambiare rotta. Anche perché, il nostro gap rispetto ad altre realtà, è stato ed è anche frutto del nostro atteggiamento attendista ed accomandante, sia quando ci sono state le fabbriche, sia quando siamo diventati province, con tutti gli uffici periferici dello Stato. Non abbiamo avuto una visione di Sviluppo, non abbiamo identificato una chiara vocazione,anzi, abbiamo sempre atteso la mano del cielo, culandoci su quello poco che avevamo Ecco perché insisto sulla di allargare i nostri orizzonti, sulla necessità di far massa critica con tutti i comuni della fascia Ionica, fino a Corigliano. D’altronde anche loro, ne sono certo, si sentono periferia di Cosenza. In buona sostanza contano anche i numeri, e se siamo più grande conteremo di più, diversamente rassegnamoci.
        Cordialità
        Vincenzo Malacari

        Rispondi
        • cataldo ant. amoruso says:
          11 anni ago

          Gentile Vincenzo, non hai nulla di cui scusarti (se permetti, ti do del ‘tu’). Forse io sì, dal momento che probabilmente non mi sono espresso a dovere: il riferimento alla ‘nenia da mandar giù a memoria’ nasce dalla considerazione che essendo la situazione del ‘Marchesato’, e del Sud, così cristallizzata, con problemi le cui radici sembrano inestirpabili, ne consegue che anche le parole usate per le sacrosante richieste di risoluzione di tali problemi risultano come private di significato, abusate, reiterate ed utilizzate fino alla nausea. Del resto, quali altre parole si potrebbero usare? Ciò chiarito, -o almeno spero-, aggiungo che mi fa piacere che tu insista ad intervenire, perché vuol dire che ci tieni, al problema della provincia, e anche queste tue righe sono testimonianza di un impegno. Tutti, chi più chi meno, meritiamo di sognare e coltivare utopie, soprattutto se della loro realizzazione può giovarsi una intera comunità…Non è facile, mai, ma bisogna provarci, ad ogni occasione. Alla provincia ‘allargata’ avevo pensato anch’io, che non ho titoli particolari. Avrebbero dovuto pensarci anche quei politici/politicanti che oltre a non sapere di geografia non apprendono nulla dalla storia. E mi spiego: il programma di riordino delle province poteva essere una occasione per rimettere a posto tanti scompensi amministrativi. Ma ci sarebbe voluta una preparazione e un ‘polso’, una conoscenza dei territori e delle popolazioni che questo governo, come i precedenti e i successivi, non hanno mostrato di avere e non avranno. Forse siamo arrivati alla smobilitazione, altro che crisi, e quindi solo tagli dissennati, altro che riordino… Chiudo con una domanda e relativa risposta: sapete quante erano le provincie della parte peninsulare del Regno delle Due Sicilie (‘Domìni di qua del Faro’, si chiamavano)? La risposta è: esattamente quante ne prevedeva il decreto tagliaprovince. Con una differenza: che i Borboni -che non erano i mostri descritti dalla propaganda avversaria- avevano previsto province, distretti, e circondari (ad esempio, nell’ordine: Catanzaro, Crotone, Cirò), e non avevano pensato a creare le regioni…Si sbagliavano? Non saprei.
          Cordialmente
          Cataldo Ant.

          Rispondi
  2. cataldo ant. amoruso says:
    11 anni ago

    L’autore dell’articolo dice che è stata vinta una battaglia, non la guerra. Mi spiace dover affermare che forse è solo stato rimandato l’epilogo della battaglia, dal momento che la soppressione delle province è, molto probabilmente, solo sospesa, in attesa del prossimo esecutivo. Del resto, in clima preelettorale, quale parte politica si sarebbe oggi accollato un rischio così grande? Giusto quindi, premunirsi e prepararsi, anche se, duole dirlo, i propositi elencati sono quelli di sempre, mandati giù a memoria, come una nenia di cui non si ricorda neanche più il significato. Intanto, la situazione precipita: quelle richieste di infrastrutture indispensabili alla crescita hanno fatto già il loro tempo e il gap col resto dell’Europa ‘ricca’ è diventato incolmabile, che esista o no una provincia che si chiami ‘Crotone’,’dello Jonio’ o di ‘Utopia’…
    Speriamo bene.

    Rispondi

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