“Ho voluto essere presente all’ultima Udienza Generale di Sua Santità Benedetto XVI lo scorso 27 Febbraio per vivere e condividere l’ultimo suo appuntamento pubblico con la “Chiesa viva” da Lui stesso indicata alle migliaia di fedeli, presenti in Piazza S. Pietro, che come me non volevano mancare a questo appuntamento di saluto e di incontro. Ha commosso l’intera piazza facendoci venire un nodo in gola quando ci ha salutati dicendo: “Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima udienza generale. Grazie di cuore! Sono veramente commosso! e vedo la Chiesa viva!”. Ancora una volta quel giorno, come sempre, è riuscito a trasmettere a tutti una pace, una gioia e una serenità pur essendo un momento di grande sofferenza per tutti, spiegandoci come si ama e si soffre per la chiesa al punto di avere il coraggio di fare scelte difficili come la rinuncia da parte sua al ministero petrino. Mi piace pensare che oggi la Chiesa possa avere un Santo Padre emerito che “come sentinella” con la preghiera sostenga il nuovo Papa che i Cardinali a breve eleggeranno per governare la barca di Pietro tra i marosi di oggi e annunciare il Vangelo. Per nove volte ho avuto l’onore di incontrare il Santo Padre ed ogni volta mi ha sempre trasmesso grandi emozioni, sia per il suo modo di porsi di fronte all’altro, sia nell’attenzione alle opere che volta per volta presentavo per essere benedette. Non è facile riuscire a esternare le emozioni profonde che mi ha trasmesso nei molteplici incontri. Il mio primo incontro con Papa Benedetto risale al 6 gennaio del 2006, fui invitato dal suo cerimoniere S.E. Mons. Piero Marini, persona a me molto cara, che mi diede l’onore e la possibilità di partecipare alla processione offertoriale della Messa dell’Epifania in San Pietro.
Con grande emozione vissi il momento dello scambio del saluto e della piccola conversazione con Sua Santità. Altri incontri li ho avuti in occasione delle benedizioni di opere di arte sacra che ho realizzato per diverse chiese: corone e diademi della Madonna di Setteporte, corona della Madonna di Manipuglia, raggiera della Madonna di Vergadoro, Pala della Madonna del Pozzoleo, diademi della Madonna della Consolazione e la corona della B.V. Immacolata del Convitto Lateranense Beato Pio IX della Pontificia Università Lateranense. Sono stato inoltre presente a vari incontri nella Sala Clementina in udienza privata con la Fondazione Centesimus Annus Pro Pontificie di cui sono membro. Ma l’incontro che forse mi ha più segnato, lasciando emozioni che sono stigmatizzate nel mio intimo è quello in occasione della sua storica visita in Calabria, nell’ ottobre 2011, quando prima di rientrare a Roma sono stato ricevuto, in udienza privata, dal Santo Padre nell’Episcopio di Lamezia Terme. Nell’occasione feci dono a Sua Santità dello Stemma Papale da usare nelle celebrazioni liturgiche. Opera che Sua Santità Benedetto XVI ha molto gradito e apprezzato facendomi vivere una grande emozione donandomi la consapevolezza di aver realizzato un qualcosa di personale per Lui. La creazione, infatti, da me progettata, con la consulenza di don Bernardino Mongelluzzi, ed eseguita sotto la supervisione entusiasta di S.E. Mons. Paolo De Niccolò, allora Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, doveva essere consegnata in Vaticano, ma l’arrivo del Santo Padre in Calabria ha modificato il programma, dandomi l’opportunità di consegnare l’opera come saluto di benvenuto nella terra di Calabria. La particolare creazione, realizzata con molta cura nei dettagli è composta da due opere: un bassorilievo in argento che riproduce Piazza San Pietro con tutto il colonnato e lo stemma papale realizzato in argento, oro e pietre preziose. Lo stemma papale di Benedetto XVI, da me riproposto in arte orafa, è circondato da raffigurazioni a rilievo, che indicano la dignità, il grado, il titolo e la giurisdizione, tre elementi molto importanti della vita spirituale di Papa Ratzinger.
Nel punto più nobile dello scudo, vi è una grande conchiglia d’oro che ha un significato teologico: vuole ricordare la leggenda attribuita a Sant’Agostino, con riferimento al suo inutile sforzo di tentare di far entrare l’infinità di Dio nella limitata mente umana. Nel cantone destro dello scudo (a sinistra di chi guarda) vi è una testa di moro, antico simbolo della Diocesi di Frisinga, presso la quale fu vescovo. Nel cantone sinistro compare un orso bruno che porta un fardello sul dorso. La facile interpretazione della simbologia vuole vedere nell’orso addomesticato dalla grazia di Dio lo stesso Vescovo di Frisinga, con il fardello di tutto il peso dell’episcopato. L’opera ha un duplice utilizzo, infatti essendo lo stemma estraibile e decorativo, potrà essere utilizzato dal Santo Padre sia come razionale (fermaglio da piviale) e sia per essere collocata al centro del bassorilievo raffigurante Piazza San Pietro culla e centro della cristianità. Nel corso dell’udienza privata, dopo avermi ascoltato con attenzione la spiegazione dell’opera, Papa Benedetto XVI ha dimostrato di aver particolarmente gradito il mio dono profondendosi in ringraziamenti ed elogi “…bella, è molto bella, grazie… è stata l’esclamazione del Santo Padre, protendendo le mani sull’opera, soffermandosi nei particolari. All’incontro era presente il segretario personale del Pontefice, Don Georg Genswein, il Prefetto della Prefettura della Casa Pontificia S. E. Mons. James Michael Harvey, S.E. Mons. Luigi Cantafora, Padre Leonardo Sapienza ora Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, S.E. Mons. De Paolo Niccolò, che nei giorni seguenti, contattandomi telefonicamente, ha riconfermato che il Santo Padre ha molto apprezzato la mia opera. Incontrare il Papa è stato, sempre, per me un momento di grazia. Serberò nel mio cuore le emozioni di ogni singolo incontro che per me era sempre il primo. Chiudo questa mio breve con le sue stesse parole :”Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore” certo che Lui con la sua preghiera ci accompagnerà sempre”.
Grazie Santo Padre,
Michele Affidato