“Carissimo Sindaco, scrivo a te, anche se avrei dovuto scrivere “in una” pure al sindaco di Cirò, perché sono cittadino da te amministrato e perché sono convinto che tu, “mio” sindaco cirotano-ciromarinese , sei sicuramente più “vicino” al problema, e come tale più motivato ad implementare strategie e metodi vincenti per meglio superare le resistenze, che, pur se per fortuna scarse, ancora sono aggrappate al suono del proprio campanile in un territorio unico che resta illogicamente separato in due comuni. Per ovvi motivi di opportunità si rimandano ad altra pagina analisi e indicazioni di motivi e promotori che storicamente, in quel 14 marzo 1952, determinarono l’insana separazione. Si vuole qui solo sollecitare – anche se (ovvero proprio perché) si ha contezza che la problematica è tra i punti qualificanti del tuo “programma di mandato” – una più risolutiva spinta verso la unificazione dei comuni di Cirò e Cirò Marina e perché i tempi sono “maturi” per la Pubblica Amministrazione nonostante le sofferenze finanziarie dei due comuni della Terra del Cirò e perché adesso la gente comune, quella che in alcun modo partecipò alla scellerata divisione del ’52, ritiene la unione un fatto di sopravvivenza democratica e una possibilità incomparabile di sviluppo per l’intero territorio, in cui più agevolmente si potrebbe – subito dopo – realizzare il progetto de “l’Unione delle Terre del Cirò”, rispolverato da Mario Caruso, sindaco di Cirò, per una “gestione associata delle funzioni e servizi al fine di pervenire ad economie di scala oltre che ad un miglioramento della qualità dei servizi”. I tempi sono maturi, sindaco. Anzi maturissimi. Adesso lo vuole la gente comune. L’altro giorno la statua severa di San Cataldo di Cirò, seguita da uno sparuto ma festante stuolo di fedeli, è stata portata da Don Giovanni Napolitano al Liceo Scientifico. Nel baciare la statua, ho detto ai miei colleghi di lavoro “Questa statua rappresenta il santo irlandese in maniera troppo severa; quella della Marina lo rappresenta più clemente, comprensivo, meno duro”. Una signora di rimando, piuttosto irritata “‘U santu nostru è assai cchiju beddu ‘e chiddu du vostru da Marina”. Un’altra signora, ha risposto “La guerra per il Santo, balzata agli onori della cronaca nazionale, non è stata mai del popolo. E’ comunque ora fuori tempo, superata. Cirò e Cirò Marina, per non morire, debbono stare insieme e guardare solo a quanto può unire.”
E di motivi per stare insieme, uniti, ce ne sono tanti: la valorizzazione culturale, soprattutto. Cirò e Cirò Marina con il loro patrimonio “di greci più grandi”, le loro risorse umane e paesaggistiche, in un progetto facilmente sostenibile (l’on. Oliverio ha da tempo dichiarato la sua disponibilità e il suo “protagonismo” in tale direzione) possono realizzare un turismo culturale fin qui inutilizzato, pure ampliabile con il parco letterario del ciromarinese, di cui spesso abbiamo “sognato” con te e con l’On.le Nicodemo Filippelli. Investire in cultura (e si può!!), partendo da Paolo Orsi e dal Tempo di Apollo, dai basiliani e da San Nicodemo, da Casopero e Lilio e Astorini e da Gangale, dalla storia “vera” di Cirò e di Cirò Marina significa creare lavoro sicuro e futuro per il futuro! Si può e si deve stare insieme, caro Sindaco, per non morire!! Come scriveva tempo addietro Mario Caruso “Per il miglioramento dei servizi e l’ampliamento della loro fruibilità; la semplificazione degli interventi e al contenimento dei costi, con la possibilità di accorpare funzioni comunali e istituirne altre, come il Comando di Intercomunale di Polizia Locale, e degli uffici tecnici, la Difesa Civica, ma anche attivare un sistema coordinato di raccolta e smaltimento dei rifiuti, nei controlli interni, nella prevenzione e lotta al randagismo, la gestione del contenzioso del lavoro, il turismo, i servizi catastali, Invalidi civili, Protezione civile, Personale, Sviluppo economico”. Le Unioni tra i Comuni stanno avendo particolare fortuna in tutt’Italia; modello calabrese “di servizio” potrebbe essere quello della “Terra del Savuto” o della “Grande Cosenza” o de “La Via del Mare” e ancor più emblematico la Città di Lamezia Terme, costruita già dal 1968 in vero capoluogo di Calabria dalla fusione di tre “centri poveri e morenti” come Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia. I miei tentativi da Sindaco, e prima di me quelli di Pugliese; quelli dell’On. Le Filippelli (il cui progetto fu “congelato” dalla mia sinistra di Cirò, che rimetteva ogni decisione di merito alla Giunta comunale che si doveva eleggere da lì a poco), quelli di Astorino e di Parrilla; quelli di tant’altri sindaci di Cirò e di Cirò Marina, hanno sortito fin qui scarsi risultati.
Tu, caro sindaco puoi farcela. Si ragioni seriamente e serenamente, perché l’unificazione, come tempo fa diceva Filippelli, è il “modo efficace, per ridare a Cirò il suo naturale ruolo storico e culturale e a entrambe le cittadine maggiore potere, visibilità e contributi per uno sviluppo veloce e congiunto”. Scrivevo tempo addietro in una mia fantasticheria poco seguita (come sempre!) “se oggi “la diaspora” (da Cirò e da Crucoli) si registra a favore di Torretta e della “Marina” domani sicuramente si rivolgerà in direzione di un Centro Nord, pure “aggredito” dalle popolazioni extracomunitarie. Bene il “nostro” sindaco (Caruso) ha fatto a sollevare il problema della unificazione dei territori e delle popolazioni del “Cirò”, ma esso è punto di arrivo, ambizione, approdo, missione, che si costruisce – con la sofferenza del confronto – “disincrostando” ogni scorza campanilistica che ancora si ostina a mantenere nel cirotano, ciromarinese e crucolese una “tignusa” appartenenza, che avvolge tutto e tutti in un mondo di angosciante desolazione, quella stessa che si vive nei nostri “Laino” borghi nelle giornate delle fredde tramontane invernali”. Caro sindaco si vada avanti da oggi per unire i due Comuni di Cirò e Cirò Marina: commissione, referendum, consigli comunali. Domani si ragionerà e realizzerà la città di Cremissa ampliando il progetto di unione alle terre del Vino”.
A mio modesto avviso non credo possa attuarsi. Lamezia Terme ne è l’esempio lampante: esiste solo sulla carta! 3 comunità che ancora oggi sono separati in casa. Purtroppo è un dato di fatto: noi Calabresi “sentiamo” la fratellanza solo oltre i confini regionali o nazionali..
La proposta del prof. Ruggero,è alquanto allettante ed idonea ai giorni nostri, nonostante non pochi oppositori, specie tra i Cirotani…e in seguito si potrebbe allargare l’unione anche ai comuni di Melissa e di Crucoli…potrebbe cosi rinascere la gloriosa città di Cremissa…e cosi superando l’intolleranza a me incomprensibile, verso il termine Ciromarinese, opinata da molti, saremmo tutti Cremissei…come gia da molto tempo firmo il mio pseudonimo…Cremisseo
La proposta del prof. Ruggero è alquanto allettante ed attuale, anche se incontrerà non poche reticenze, specie da parte dei cirotani…Si potrebbe allargare, in seguito l’unione anche ai comuni di Melissa e di Crucoli, anche se so che sarà impresa abbastanza ardua…Potrebbe rinascere la gloriosa città di Cremissa…Saremmo tutti Cremissei….cosi si supererebbe, l’incomprensibile per me, intolleranza al termine Ciromarinese, se non si vuole usare, come spesso non a torto oggi, si usa il termine Cirotani per tutti…Cremisseo.
Personalmente sono convinto che sono maturi i tempi per incominciare a parlare di unione tra comuni . Vuoi per la normativa nazionale che va in questa direzione , vuoi per esigenze logistiche che vanno nell’interesse proprio dei singoli comuni che ogni giorno di più si rendono conto che sostenere i servizi essenziali da soli diventa impossibile a causa dei tagli ai trasferimenti statali ai comuni. Bisogna, però, avviare una seria ed attenta riflessione tra le Amm.ni Comunali dei comuni dell’area cirotana con il coinvolgimento delle forze politiche mettendo da parte qualsiasi interesse di parte e senza demagogia che altro non farebbe che strumentalizzare in senso negativo i cittadini. Perciò condivido l’appello fatto al Sindaco di Cirò Marina giorni fa dal Prof. Luigi Ruggero .
Sono perfettamente d’accordo con chi propone di abbandonare questo, almeno per me, insopportabile neologismo, cioè ‘ciromarinese’… preferisco piuttosto essere chiamato ‘marinotu nivuru e ciotu’, sapendo di discendere da un ‘cirotanu scorciacani mpilapirucchji e sonacampani’… e dài! Scherzi a parte, tutte le tesi, elaborate come quella di Luigi Ruggiero, o sinteticamente riassunte, come quelle dei vari commentatori, troverebbero dei pro e dei contro a non finire. Credo ne consegua che solo un referendum potrebbe stabilire l’esistenza di una nuova entità amministrativa, indicandone anche la forma (unione, fusione, ‘apparentamento’…). Credo non si debba però dire, a mio modesto parere, che la nascita del nuovo comune di Ciro’ Marina, nel 1952, fu qualcosa di scellerato: fu, nel suo piccolo, un fatto storico, incanalato nel corso di quella storia, che è diversa da quella di oggi. E la storia, come si sa, è sempre maestra: cerchiamo di leggerla al meglio, frenando gli entusiasmi troppo facili e gli abbattimenti altrettanto negativi.
L’Unione dei comuni non e’ una fusione, ma un nuovo ente locale attraverso il quale, i comuni aderenti, gestiscono in forma associata alcuni servizi, ottimizzandone i costi e l’efficacia. I comuni resterebbero indipendenti.
Ben venga l’unione dei due comuni, ma non confondiamo le loro origini storiche;
con “cirotano” si identificano gli abitanti di Cirò
con “MARINOTI” quelli di Cirò Marina
piaccia o no questa è la storia e nessun politico la può cambiare.
non esiste ciromarinese
ma quando mai-
tuttalpiù se i due comuni dovessero fondersi sarebbe più opportuno chiamarli “Ciromarinoti”,
ma sarebbe più giusto che entrambe conservassero la loro dignitosa storia:cirotani e marinoti.
Finalmente una proposta saggia e di buon senso. Chapeau caro Luigi.
Stiamo bene cosi… Se si facessero elezioni vincerebbe sicuramente uno di cirò superiore. Meglio divisi.
Sono d’accordo con l’amico luigi ruggero sull’anacronisticità nel tenere separati i due comuni che in realtà condividono tutto ed hanno storicanente nulla di diseguale.Però,mi accorgo dai commenti che recepisco ogni tanto,che il limite campanilistico non è ancora superato e,perdura nel tempo,un comune scetticismo misto a diffidenza che attaversa il comune sentire degli abitanti dei due comuni.
un saluto all’amico luigi ruggero
ciao
Siamo marinoti e non ciromarinesi! Sarebbe ora di finirla con questo orrendo e stupido neologismo.