E’ sotto scorta dal 22 dicembre, Giovanni Tizian, giornalista calabrese emigrato in Emilia dopo l’uccisione del padre, onesto funzionario di banca che non si è piegato all’affare malavitoso. Tizian parla del suo libro, “La nostra guerra non è mai finita”, edito da Mondadori, in occasione di “Trame”, Festival dei libri sulle mafie, in corso a Lamezia Terme fino al 23 giugno. Il giornalista, racconta al regista Pif i momenti di paura e angoscia che hanno accompagnato la sua vita: la scoperta delle minacce di morte e la delusione di quando emigrando in Emilia trovò gli insediamenti di quella stessa ‘Ndrangheta che aveva ucciso suo padre. “Subire minacce ti cambia la vita all’improvviso – afferma – stravolge la vita non solo a te ma alle persone che ti stanno intorno e che ti vogliono più bene, i tuoi familiari. Questa non è la mia guerra, ma la guerra di tutti noi, della Calabria e dell’Italia intera”. E ai giovani che delusi dai tempi difficili vogliono lasciare la Calabria consiglia di non arrendersi e di andare avanti a testa alta. Anche coloro che sono emigrati però possono diffondere le proprie radici e combattere per difenderle: “Non ci deve essere competizione tra chi resta e chi se ne va, ma solo un’unica squadra, compatta, unita, fiera delle proprie origini, ovunque si trovi”.