Legambiente: “Dallo scorso anno ad oggi nessun intervento per risolvere definitivamente le criticità. Gli ultimi fatti di cronaca impongono una svolta: le istituzioni preposte vigilino sull’operato della Soakro e si rispetti il programma di interventi per potenziare la rete fognaria”. La gestione di Soakro, società cui è affidata la depurazione nel Crotonese, rischia di trasformare l’impianto di Crotone in una bomba batteriologica pronta ad esplodere nelle acque dello Jonio. Dal maggio dello scorso anno, quando si arrivò al sequestro della struttura, la situazione è rimasta praticamente immutata; unica eccezione il milione e mezzo di euro spesi dal Comune per rimettere a posto l’impianto prima di riconsegnarlo a Soakro nel febbraio scorso. Col risultato che già a marzo, come segnalato da Legambiente Crotone e da Fabbrikando l’avvenire, il depuratore non funzionava più. Non solo, dunque, non si sono visti miglioramenti nella gestione dell’impianto e quindi nella qualità delle acque che finiscono a mare, ma le recenti informative della Procura lasciano intravedere uno scenario ancora più preoccupante. Per questi motivi, l’equipaggio di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che da ventotto anni effettua il periplo dell’Italia a difesa del mare e delle coste, ha consegnato nella mattinata del 13 luglio la Bandiera nera alla “Società Acque Krotonesi S.p.A”, società pubblica partecipata esclusivamente dai Comuni e dalla Provincia di Crotone cui è affidato il ciclo delle acque, compresa la gestione delle reti fognarie e la conduzione degli impianti di depurazione. Un blitz mattutino presso la sede della società, lungo la Strada statale 106 Jonica, per consegnare il poco ambito vessillo che Legambiente assegna ai nuovi “pirati” che mettono a rischio il futuro del mare e delle coste del nostro Paese. Un chiaro monito contro una mala gestione che rischia arrecare danni incalcolabili all’ambiente, alla salute dei cittadini, nonché al turismo e allo sviluppo economico del territorio. Legambiente chiede con forza che le istituzioni locali e regionali vigilino sull’operato delle società cui è affidata la gestione della depurazione, estromettendo quelle imprese la cui mala gestione è causa delle pessime condizioni di salute del mare, e verificando inoltre l’avanzare degli interventi strutturali previsti per il potenziamento della rete che potrebbero realmente risolvere molte delle criticità dell’intero sistema di smaltimento dei reflui urbani.
“Il “caso Calabria”, in particolare per l’impianto di depurazione di Crotone, purtroppo riempie ancora le cronache locali e nazionali – dichiara Franco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – Ad un anno esatto dalle denunce della Goletta Verde di Legambiente, e delle altrettanto puntuali levate di scudi di chi pretende di negare l’evidenza per non spaventare i turisti, abbiamo consegnato questa mattina la bandiera nera alla Soakro per l’evidente incapacità nell’affrontare la delicata gestione dei reflui urbani e della depurazione”. I recenti sopralluoghi della Guardia di Finanza nel torrente Papaniciaro a Crotone hanno evidenziato parametri microbiologici talmente elevati da lasciar supporre che i reflui del depuratore vengano sversati “tal quali”, senza cioè alcun trattamento depurativo. Mentre i fanghi di essicamento, secondo le Fiamme gialle, sarebbero stati irregolarmente stoccati e sversati. Insomma, secondo i finanzieri, si sarebbero ripetute le condotte che portarono appunto la Procura della Repubblica a disporre i sigilli al sito appena un anno fa. “Parliamo di una bomba batteriologica nelle acque dello Ionio pronta ad esplodere – prosegue Falcone – una ennesima falla nel sistema della depurazione calabrese. Un problema che, puntualmente, si ripresenta in estate, periodo in cui la Calabria potrebbe e dovrebbe dedicarsi alla valorizzazione delle sue aree naturali per incrementare ancora di più il flusso turistico e rilanciare l’economia. Invece, si sceglie di non risolvere i problemi di fare finta di nulla, di nascondere la polvere sotto il tappeto e di non affrontare il problema nonostante ci fossero tutti i margini per risolverlo già nei mesi scorsi. E così ci troviamo ancora una volta a parlare di rischi molto seri per l’economia del territorio e soprattutto per la salute pubblica”.