L’atmosfera e le emozioni della notte di Capodanno del 1936 in un paesino immaginario della Sicilia rivivono sul palco di “Cirò Arte” con la pièce in due atti “Che notte…quella notte”. L’intensa interpretazione di Enrico Guarneri dell’opera di Carlo Auteri ha regalato momenti di commozione e di sorriso. Una notte di attesa ma anche di sorpresa, “quella notte” rivela un segreto e sviscera sogni e aspettative di un uomo mite che sa opporsi alla violenza per ridare dignità a una donna e alla creatura che porta in grembo. Guarneri è di casa a “Cirò Arte”. «Quello di Cirò Arte è un teatro estivo conosciuto a livello nazionale – dichiara l’attore. Per me è molto gratificante essere ospite di una rassegna così prestigiosa». In pieno Fascismo, la vecchia stazione di Montefranoso sembra abbandonata da tutti. Sparuti convogli ferroviari e un anziano capostazione che per hobby restaura pupi siciliani, diventano il simbolo di una terra dimenticata e dell’opposizione alla violenza. Enrico Guarneri è Saverio, un uomo fuori dagli schemi, che si occupa di Montefranoso insieme al nipote Liborio (Vincenzo Volo). Per l’attore catanese, «l’originalità di Saverio sta nella sua umanità, è una mosca bianca, ama la poesia, la musica, adora i pupi siciliani e fa di tutto per mantenerli in vita». Nella commedia, due generazioni convivono nel quasi totale isolamento e mentre Saverio affida ai pupi i suoi sogni e le sue aspettative, Liborio è disposto a tutto pur di accattivarsi le simpatie del regime fascista rappresentato da Alfonso Caronia, detto Fofò (Rosario Marco Amato).
Tenente della milizia fascista, Fofò, sbruffone e violento, vanta una carriera di sciupafemmine e in stazione racconta le storie delle sue innumerevoli conquiste. L’ultima è una soubrette romana, Caterina (Francesca Ferro), che crede nell’amore e nella famiglia ma che resta vittima della spregiudicatezza di Fofò. «Il mio personaggio è un fascista anomalo – afferma Amato – perchè utilizza la divisa per conquistare le donne e avere privilegi, è un viveur ed è un uomo molto duro e violento». Arrivata a Montefranoso per informarlo dell’attesa di un figlio, Caterina s’intrattiene con Saverio in una sorta di confessione e di rivelazione dei momenti più sconvolgenti della sua vita. Flussi di pensieri e ricordi scorrono e passano come i treni che non si fermano alla stazione. Un feeling delicato e dolce basato sulla comprensione e sul rispetto nasce tra l’anziano e la ragazza e quando Fofò brutalmente vuole disfarsi della donna, ecco emergere la vera natura di Saverio che lo fa reagire contro la violenza. Sul palco, la scenografia di Salvo Manciagli ricostruisce un pezzo di Sicilia in cui il tempo sembra essersi fermato. Ogni oggetto e ogni personaggio della stazione è caricato di un alto valore simbolico. Nella notte che dà l’addio al vecchio anno e il benvenuto al nuovo, si manifesta un cambiamento. Così la commedia “agrodolce”, com’è definita dal regista Antonello Capodici, fa emergere in scena la solidarietà, il rispetto e la dignità. E in un modo agrodolce Guarneri dal palcoscenico testimonia la sua vicinanza e il suo sostegno alla Pro Loco di Cirò Marina, che nonostante la crisi e le scarsissime risorse mantengono in vita «una realtà culturale più unica che rara come quella di Cirò Arte, che deve continuare ad esistere, perchè quando chiude un teatro muore un pezzetto di cultura». Con “Che notte…quella notte”, Cirò Arte ha regalato al suo pubblico un’altra serata di alto valore interpretativo in cui lo sguardo introspettivo cede il passo alla battuta e sollecita alla riflessione.