“Con la delibera 60/2012, il CIPE (Comitato interministeriale perla programmazione economica) ha stanziato l’assegnazione, a carico del fondo Sviluppo e coesione per il sud, di circa 1,7 miliardi alle regioni meridionali, destinati al finanziamento di “interventi di rilevanza strategica” nell’ambito del collettamento e della depurazione delle acque, e della bonifica dei siti contaminati. Problemi per i quali l’Italia, visti i livelli di inquinamento legati agli scarsi risultati conseguiti in passato dalle medesime regioni, è stata oggetto di una procedura d’infrazione comunitaria. Alla Calabria sono stati destinati 218 milioni di euro per una serie di progetti già individuati – afferma in una nota il Movimento 5 Stelle Crotone. Della somma complessiva, 160 milioni sono fondi pubblici: 58 milioni sono fondi privati da reperire, invece, nell’ambito di operazioni di “projectfinancing”. L’impegno di entrambe le tranche di fondi deve avvenire entro il 31 dicembre 2013. Entro tale data i comuni, designati quali centri di responsabilità, devono espletare le procedure di gara necessarie per individuare i partner privati che spendano i fondi pubblici (o apportino i propri, nell’ambito del projectfinancing), realizzino le opere e risolvano i problemi della depurazione. Il Comune di Crotone, in particolare, partecipa a un preventivo di spesa di 2 milioni di euro destinato all’agglomerato urbano, senza interventi di privati in projectfinancing. La novità della procedura in questione sta nel combinare risorse pubbliche, pur vincolate a specifici progetti fissati dal Cipe, la cui utilizzazione è demandata ai comuni-soggetti attuatori, con risorse private. In effetti, il projectfinancing è una procedura cui spesso le amministrazioni ricorrono per favorire la partecipazione di capitali privati alla realizzazione e alla gestione di opere pubbliche; l’elemento che la contraddistingue è il seguente: i partner privati,scelti con gara, realizzano l’opera investendo capitali propri o bancari, e ne assumono la gestione per un periodo congruo, secondo il modello della concessione; i flussi di cassa che l’opera genera nel corso del periodo (solo quelli, in linea di principio) ripagano l’investimento iniziale. In genere, questo tipo di interventi presuppone la costruzione ex novo dell’opera: nel nostro caso, i depuratori esistono già, anzi il loro livello di tecnologia e di efficienza è assai ridotto. Basta leggere le cronache estive degli ultimi anni per rendersene conto. Ai partner privati, dunque, si chiede di realizzare interventi non (solo) di costruzione, quanto di ristrutturazione (“adeguamento e completamento”) degli impianti di depurazione; alternativa è il semplice subentro nella attuale gestione pubblica dei depuratori. La gestione di un depuratore non genera dei “flussi di cassa”, perché non prevede la produzione di beni e servizi da cedere direttamente al pubblico. Per questo motivo, probabilmente,la remunerazione del gestore privato è stata affidata – lo si può leggere nella bozza contrattuale pubblicata dalla Regione Calabria – al pagamento di una tariffa da applicare ai volumi di reflui trattati. Una remunerazione, dunque, che è proporzionale all’attività svolta dal gestore, non ai flussi di cassa introitati per mezzo della gestione.
Un projectfinancing alquanto insolito: dove sta il vantaggio di addossare al partner privato (all’iniziativa, quantomeno) parte del rischio? Si è letto sulla stampa, poi, che i Comuni potranno reperire il denaro per il pagamento della tariffa dalle bollette, in particolare dalle quote che i cittadini già pagano per il servizio di depurazione, oggi alquanto deficitario.
Con queste premesse, è chiaro che l’affidamento ai privati di un servizio pubblico così lontano dal “mercato” non è che l’esito di un fallimento prolungato delle amministrazioni. La lunga esperienza del Meridione, però, insegna che questa sostituzione non è una panacea: l’interesse del privato e le connivenze del pubblico quasi mai hanno condotto a buoni risultati. Vorremmo capire, in estrema sintesi, se lo schema che viene profilato è realmente in grado di migliorare il servizio per i cittadini; se la soluzione del projectfinancing (pur nella sua non modificabilità) è davvero quella ottimale; se, ancora, i comuni dovranno intervenire – sia di nuovo nella gestione, sia in termini finanziari, magari aumentando i costi per i cittadini – qualora i gestori privati si ritrovino a incassare meno di quanto atteso. Tre quarti dell’investimento complessivo, poi, saranno gestiti dai comuni con modalità tradizionali. Ci si può benissimo attendere – chi può assicurare il contrario?,è un nostro legittimo interrogativo – che il livello di servizio offerto ai cittadini non cambi rispetto al passato. Che si utilizzino o meno formule innovative, spesso adoperate per mascherare situazioni trite, l’aspetto fondamentale è che per la gestione dei servizi e dei beni pubblici occorrono persone competenti e capaci, che stiano nel settore pubblico o in quello privato. Non servono persone dotate soltanto di una buona protezione politica: i danni che questi hanno provocato, in Calabria li abbiamo pagati doppiamente, con la salute e con lo sperpero delle risorse. Il nostro unico interesse è che i fondi siano utilizzati, e bene: la regione si è mossa nei giorni scorsi per richiamare i comuni, dal momento che restano quattro mesi per impegnare fondi già disponibili. Anche l’assegnazione ai privati delle concessioniper la ristrutturazione/gestione deve avvenire in maniera trasparente.Occorre che la gara sia vinta dal progetto migliore (sempre che i comuni intendano avvalersi dei fondi e vi riescano, ben inteso). Per tale ragione, vorremmo che l’intera procedura di appalto, a iniziare dalla predisposizione del bando, avvenga in maniera corretta, senza dar adito a manovre che portino alla partecipazione o all’affidamento dell’appalto a personaggi noti alle cronache o comunque legati alla politica. In entrambi i casi, il Movimento 5 stelle si pone l’obiettivo di vigilare, evidenziando le situazioni sospette e i casi di mala gestione. Per il momento, la fase non avanzata delle procedure ci lascia in attesa e non manifestiamo alcuna opinione; non ci esprimiamo, in particolare, sul coinvolgimento (pur evidentemente necessario, in alcune delle fattispecie di cui sopra) di soggetti privati, che comunque ammettiamo di non vedere di buon’occhio. In ogni caso, forte sarà la nostra indignazione e la nostra voce, come al solito, qualora comprovati episodi di gestione cattiva e incompetente dovessero venire alla luce”.