“Certamente la Sanità calabrese, e quella catanzarese in particolare, soffre di cento problemi: carenza di posti letto nelle strutture più specialistiche e specializzate; riforme e ristrutturazioni spesso peggiori dell’esistente; invadenza della politica con annesse carenze di professionalità soprattutto nei management; intestine lotte di campanile che ne minano ogni speranza di rilancio e che, soprattutto, minano la necessità dei calabresi di chiudere la stagione dei “viaggi della speranza” – scrive in una nota il Portavoce della Federazione Fiamma Tricolore Catanzaro, Natale Giaimo. Altrettanto certamente non ci saremmo mai immaginato, leggendo la notizia di una lite tra operatori sanitari in corsia che, come pare ormai accertato, che alle origini della lite sia il consolidato e reiterato comportamento di spocchiosa supponenza e superiorità del personale “inviato” dalla Fondazione Bambin Gesù di Roma al reparto di Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Pugliese a seguito della, ormai possiamo così chiamarla, “famigerata” convenzione stipulata tra le due strutture con la benedizione della Regione Calabria.
Quello che colpisce in tutta questa vicenda non è il fatto in sé, in quanto un litigio anche professionale è cosa che può accadere in qualsiasi ambiente lavorativo, in ogni tempo e per i più svariati motivi, bensì è che il problema, che nasce per atteggiamenti supponenti, sia preceduto dalla mancanza di una qualsiasi attività di trasferimento di knowhow o aggiornamento professionale, mentre i pazienti, e le loro famiglie, con patologie più complesse vengono trasferiti direttamente presso le strutture romane della “casa madre”, perpetuando così la triste e dolorosa tradizione dei “viaggi della speranza” e vanificando quindi in concreto ognuno degli obiettivi che la stipula della convenzione avrebbe dovuto, ed a parole si voleva, perseguire. La Segreteria Provinciale della Fiamma Tricolore intende esprimere, oltre che solidarietà e vicinanza alle nostre qualificate e professionali maestranze, la sua indignazione per l’indegna presa in giro che i bambini ammalati e le loro famiglie subiscono quotidianamente, con l’aggravante, oggi non da poco, di un esborso economico a carico della collettività”.