“Prostituzione, presentato il Disegno di legge di regolamentazione: tra diritti, doveri e tasse. Cinquantacinque anni dopo l’approvazione della legge Merlin che ha abolito le case di tolleranza, finalmente, l’Italia riscrive la sua su storia, “forse”: regolamentare il fenomeno della prostituzione, “dare ai sex workers diritti e doveri”, tra cui il pagamento delle tasse, è l’obiettivo primario che anima il disegno di legge che è stato presentato in una conferenza stampa in Senato dalla proponente dalla senatrice del Pd Maria Spillabotte, ma trasversale, firmato infatti anche da Alessanda Mussolini di FI, Lorenzo Battista e Alessandra Bencini, Movimento 5 stelle – afferma in una nota Rosario Villirillo dell’associazione Marco Polo. I firmatari sono convinti che i tempi siano maturi per rompere un tabù e che il disegno di legge arriverà con successo a conclusione dell’iter parlamentare. E al di là di ogni facile moralismo sottolineano: “Uscire dal tabù e regolamentare la prostituzione è anche una forma di educazione sessuale”. Tant’è che nel disegno di legge è previsto l’inserimento nelle scuole di almeno 20 ore all’anno di educazione sessuale. Il distinguo di premessa è essenziale: da un lato lotta alla tratta e allo sfruttamento della prostituzione, con inasprimento della normativa, come l’arresto in flagranza, pene accessorie interdittive e particolari ipotesi di confisca. Le somme derivanti da tali provvedimenti così come quelle che arrivano dalle sanzioni per chi, prostituta o cliente, viola le regole per l’attività di prostituzione, confluiranno in un fondo sociale per prevenire e aiutare le vittime dello sfruttamento e chi comunque vuole uscire dal giro.
Ma dall’altro lato il disegno di legge vuole regolamentare l’attività di chi, in tutta libertà ha scelto di esercitare il sesso a pagamento, come una qualsiasi, o quasi, attività economica. Diritti e oneri, comprese le tasse: con circa 70mila persone che esercitano la prostituzione e 9 milioni di clienti in Italia, le entrate per le casse dello Stato, stimati dai proponenti del ddl, sono da 5 ai 10 miliardi. Chi vuole quindi diventare operatrice sessuale deve avere un autorizzazione, una sorta di patentino, previa domanda, da una qualunque sede delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Unico requisito, serve – articolo 5 – un certificato di idoneità psicologica rilasciato dalla Asl che “attesti la effettiva volontà personale ad esercitare la professione, in assenza di condizioni psicologiche che evidenzino stati di vulnerabilità, costrizione, debolezza e che sia anche strumento di informazione circa le misure volte a favorire l’inserimento sociale di coloro che vogliono uscire dalla prostituzione”. La domanda deve essere corredata dal pagamento di una somma, 6000 euro per il full time, 3000 per il part time. L’autorizzazione ha validità sei mesi, rinnovabile, e il documento “dovrà essere esibito a richiesta dell’autorità competente”, ma “nessuna schedatura”, assicurano i firmatari. Per fugare qualsiasi dubbio: la regolamentazione della prostituzione non provvede la riapertura delle case chiuse, “la legge Merlin”, ossia dove non si torna indietro. Ma si è nella convinzione che sia arrivato finalmente il momento di guardare non solo alla tratta delle donne rese schiave, ma anche la regolamentare della prostituzione, basta ai tabù”, per la quale un punto fondamentale oltre a l pagamento delle tasse é quello della “sorveglianza sanitaria delle operatrici del sesso“. L’articolo 3 del disegno di legge prevede anche la possibilità per le autorità locali da un lato di individuare i luoghi pubblici dove è espressamente vietato l’esercizio della prostituzione, quali vicino i luoghi di culto, scuole, parchi pubblici et similia, di converso i sindaci potranno anche indicare luoghi pubblici dove è consentito esercitare la prostituzione, con orari e modalità stabiliti. Luoghi che saranno opportunamente presidiati, dalle forze dell’ordine e operatori sanitari”.