“Il Ddl Delrio è stato approvato al Senato con 160 voti favorevoli e 133 contrari Cosa peraltro scontata visto che, per evitare una possibile bocciatura dovuta alla scarsa compattezza della maggioranza, il Governo aveva posto sullo stesso la questione di fiducia – afferma il coordinatore della RSU della Provincia di Crotone, Vincenzo Malacari. Ora, al di là dei facili proclami sull’eliminazione degli amministratori provinciali (che, per inciso, non sono 3000, ma circa 1770; eliminazione che, comunque, viene ampiamente compensata dall’introduzione di oltre 20.000 nuovi posti di consiglieri nei piccoli comuni), va rimarcato come questo disegno di legge non semplifica affatto il quadro degli enti locali, anzi lo peggiora totalmente, soprattutto nella “governance” dei servizi locali. La sensazione è che sia stato scritto a più mani senza una regia unitaria, cosa che ha comportato molte ripetizioni, contraddizioni, lacune e differenze molto evidenti tra le norme previste per le Città Metropolitane e per le Province. Evidente, al riguardo, è la disparità di trattamento che, con questo disegno di legge, si realizza tra gli stessi dipendenti provinciali. Infatti, mentre i lavoratori delle Province destinate a diventare città metropolitane transiteranno in blocco direttamente alle stesse anche in caso di passaggio ad altro Ente delle funzioni (che, tradotto in parole povere, significa che non ci sarà nessun trauma per un impiegato, ad esempio, della provincia di Reggio Calabria, che continuerà a lavorare serenamente nella sua città), quelli, invece, delle province destinate a diventare enti di secondo livello “dovrebbero” (il condizionale è d’obbligo) essere trasferiti in relazione alle funzioni assegnati ad altri enti.
Sicché, per quest’ultimi, si apriranno inevitabilmente le porte della mobilità forzata, col rischio concreto di trasferirsi in un’altra città o di dover compiere centinaia di chilometri al giorno per recarsi al lavoro, con un aggravio di spesa non indifferente. Stessa sorta potrebbe capitare anche ai lavoratori degli uffici periferici dello stato: a preannunciare la loro possibile transumanza è un comma in fondo al maxiemendamento,per la precisione il 147, nel quale vengono chiaramente indicati alcuni obiettivi della riforma:interventi di riduzione organizzativa, obiettivi di economicità e revisione della spesa. Al riguardo, si stabilisce che “il livello provinciale e delle città metropolitane non costituisce ambito territoriale obbligatorio o di necessaria corrispondenza per l’organizzazione periferica delle pubbliche amministrazioni. Conseguentemente le pubbliche amministrazioni riorganizzano la propria rete periferica individuando ambiti territoriali ottimali di esercizio delle funzioni non obbligatoriamente corrispondenti al livello provinciale o della città metropolitana”. A tale scopo, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, le pubbliche amministrazioni dovranno redigere appositi piani nei quali siano indicati i risparmi attesi dalla riorganizzazione degli uffici periferici. Piani che vanno poi trasmessi al Ministero dell’economia e delle finanze, al Ministero dell’interno per il coordinamento della logistica sul territorio, al Commissario per la revisione della spesa e alle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. In caso di inerzia, Il Presidente del Consiglio, nominerà un apposito commissario ad acta, che si sostituirà all’eventuale amministrazione inadempiente. In conclusione, ci si chiede: che impatto avrà una simile prospettiva sulla già devasta economia crotonese, nonché sui servizi all’utenza?”.