“Le Multinazionali sono una risorsa per l’umanità ma anche un grosso problema. Grazie al trattato Nafta gli obblighi legali per le Corporations sono stati enormemente ridimensionati. Molto presto, però, grazie ad un nuovo trattato (noto come TTIP), concordato nel silenzio più assoluto dei mezzi di informazione, potrebbe accadere l’inimmaginabile, perchè la controversia sul TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti) non riguarda tanto il commercio, quanto la legalità e la democrazia – afferma Francesca Demeco di ‘Attivisti NO Eni Crotone’. Prima di fare la conoscenza del TTIP, vediamo di capire meglio cos’è una Multinazionale. Le Multinazionali sono persone giuridiche particolari, che per legge hanno l’unico scopo di tutelare i propri azionisti e non la comunità o la forza lavoro (Noam Chomsky). Le Multinazionali hanno obblighi solo verso loro stesse, per ingrandirsi e ottenere profitti; così facendo, accumulano sempre più profitti, fino al punto da far pagare i loro conti ad altre persone o Istituzioni, tanto è l’impatto che hanno sulla società. Gli economisti usano un termine orribile per questo: ESTERNALITA’ (Robert Monks – Consulente di Corporate Governance). L’esternalità è l’effetto di una transazione fra due individui (Stato e Multinazionale), nei confronti di terzi (Popolazione), che non hanno acconsentito o partecipato in alcun modo allo svolgimento della transazione. Ed ecco la nuova minaccia alla democrazia, all’ambiente ed alla salute: il T.T.I.P., ossia il Patto Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti. Il TTIP ha inizio durante il G8 del 17 Giugno 2013 in Irlanda del Nord, ospitando i potenti della Terra, i quali discussero di promuovere una nuova crescita di posti di lavoro (ipotetici) e, per questo, annunciarono il lancio di negoziazione per un nuovo accordo economico: il TTIP. Ecco cos’è veramente.
L’aspetto più inquietante del “cantiere” del trattato, un dispositivo destinato, se approvato, a sconvolgere la vita democratica di tutto l’Occidente, è la sua massima segretezza: la Stampa è stata espressamente invitata a starsene alla larga. Si tratta di un ordinamento decisamente eversivo: il grande business si prepara ad emanare i propri diktat non più di nascosto, attraverso le lobby e politici compiacenti del Congresso e della Commissione Europea, ma ormai alla luce del sole, trasformando addirittura in legge il privilegio di una minoranza contro la stragrande maggioranza della popolazione. E l’autonomia istituzionale dello stato? Completamente aggirata, disabilitata, in ogni settore: dalla protezione dell’ambiente a quello sanitario, dalle pensioni alla finanza, dai contratti di lavoro alla gestione dei beni comuni primari, come l’acqua potabile. Si avvicina la “grande privatizzazione definitiva” del mondo Occidentale. Stati Uniti, Unione Europea e Multinazionali stanno spingendo a grande velocità questo trattato, in modo che diventi pienamente operativo entro il 2016. Quando le Multinazionali si fanno Stato e chiedono risarcimenti, cosa succede? Una società straniera può trascinare davanti ad un tribunale straniero un governo sovrano se si ritiene danneggiata da una decisione di un tribunale nazionale. E questo grazie ai trattati che gli Stati stanno sottoscrivendo volontariamente. Il trattato prevede che, in caso un Governo decida di bloccare i lavori di una Multinazionale per il bene dei cittadini o per salvaguardare l’ambiente, potrà essere citato in giudizio per mancati profitti: si chiamano controversie Investitore/Stato e sono già accadute nel recente passato. Eccone alcune. Repsol contro Argentina: il gruppo petrolifero Repsol ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Argentina per un risarcimento da 5 miliardi di dollari legato all’esproprio della quota del 51% di Ypf. Philip Morris contro Australia per legge anti-fumo: chiesto un risarcimento miliardario in seguito alla decisione di Canberra di togliere i marchi commerciali dai pacchetti di sigarette. Eli Lilly contro Canada: in conseguenza dell’invalidamento di un brevetto, nel novembre del 2012 Eli Lilly ha fatto ricorso contro lo stato canadese, chiedendo un risarcimento di 100 milioni di dollari. Con questo trattato, l’aumento dei posti di lavoro non è sicuro, poichè dipende dalla crescita globale del Pil e da altri fattori economici. Quello che invece è assolutamente certo, sono gli enormi privilegi di cui godranno le Multinazionali. Tutti gli Stati che sigleranno un simile trattato e successivamente proveranno a limitare o bloccare le attività delle Multinazionali nell’interesse della collettività, saranno costretti a pagare risarcimenti miliardari. Le Multinazionali avranno anche il privilegio di poter ricorrere ad un collegio arbitrale esterno, bypassando completamente le leggi dello Stato con cui sono in causa. Con una giustizia ed una sovranità letteralmente azzerate in nome della globalizzazione e del libero mercato, nessun Stato oserà più opporsi allo strapotere delle Multinazionali. Una società globalizzata si governa meglio, se è composta da persone con poco senso critico, quindi irrazionali (Danilo Mainardi). Una Multinazionale è più vicina al totalitarismo di qualunque altra Istituzione umana (Noam Chomsky).
Eppure qualcuno lo aveva detto che i Poteri Finanziari ci avrebbero ridotto in miseria, chiusi in un capannone a lavorare come schiavi per tentare di estinguere un debito senza fine, e quel qualcuno che ci aveva avvisato lo chiamavano complottista. “E’ un progetto politico -ha scritto Stefano Rodotà – ad asservire ancor più i lavoratori ai piani delle corporations, privatizzare il sistema sanitario e sopraffare qualsiasi autorità nazionale che volesse ostacolare il loro modo di agire”. Mentre con una lettera del febbraio scorso Padre Alex Zanotelli apre uno squarcio allarmante sul TTIP, denunciando: “Il Trattato avrà pesanti ricadute anche sul mondo del lavoro, aggirando le norme del diritto al lavoro e svuotando le normative per la protezione dei lavoratori. Ma sarà soprattutto la nostra stessa democrazia, già così debole, ad uscirne azzoppata. Il TTIP è infatti un negoziato stipulato in totale segretezza senza la partecipazione attiva dei cittadini. (Né il Parlamento europeo né il Congresso Usa sono a conoscenza dei negoziati). E’ un vero e proprio colpo di Stato da parte dei poteri economico-finanziari che oggi governano il Pianeta. E’ la vittoria delle lobby (Multinazionali e banche) che hanno a Bruxelles quindicimila agenti e tredicimila a Washington, stipendiati a fare pressione sulle istituzioni”. E prosegue ancora, scrivendo: “Quando la finiremo con questi Fta (Accordi di libero commercio) che fioriscono ovunque, dal Nafta al Cafta? Espressioni evidenti del trionfo del mercato e delle sue leggi, che permettono a pochi di ammassare enormi ricchezze a spese dei molti: gli 85 uomini più ricchi al mondo hanno l’equivalente di tre miliardi e mezzo dei più poveri. Non possiamo aspettare. Come cittadini non possiamo accettare un tale mostro economico-finanziario che sarà pagato caro da miliardi di esseri umani, costretti a vivere tirando la cinghia. Possiamo fermarli, come nel 1998. Solo una vasta protesta di massa in tutta Europa potrà sgominare questo nuovo Trattato. Nel 1998, con una grande protesta, noi europei siamo riusciti a sconfiggere il Mai (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) che è quasi la copia del TTIP. Abbiamo vinto dicendo Mai al Mai! Possiamo fare altrettanto con il TTIP. Chiediamo a tutti, credenti e non, di aderire a questa importante campagna per fermare un Trattato Intrattabile. Ma chiediamo soprattutto alle chiese, alle comunità cristiane, all’associazionismo di ispirazione cristiana, di mobilitarsi contro la più grande ‘Statua Imperiale’ mai eretta, convinti che un ‘sassolino’ la può far crollare. Diamoci da fare perché questo avvenga!”. Il TTIP, dunque, è un accordo letale per le nostre imprese, per l’occupazione, per la salute e l’ambiente. E il tutto per ingrassare il ventre delle Multinazionali, con il miraggio della creazione di ipotetici nuovi posti di lavoro”.