Emergenza rifiuti e obbligatorietà della differenziata spinta, su questa sfida culturale, economica e di sviluppo per la Calabria dovranno giocarsi la faccia e misurarsi con impegni concreti, a partire dall’apertura imminente della campagna elettorale, i candidati alla presidenza della prossima giunta regionale. Senza mezzi termini, senza vaneggiamenti e senza usare il politichese. Oliverio, Ferro, Cantelmi, D’Aascola e Gattuso dicano subito ai calabresi come intendono invertire la rovinosa rotta seguita da tutte i governi regionali di centro destra e di centro sinistra degli ultimi 30 anni, con faraonici sprechi di risorse pubbliche che hanno alimentato solo la criminalità organizzata e la corruzione pubblica a tutti i livelli. É quanto dichiara Mario Albino Gagliardi, Sindaco di Saracena, comunità che sul ciclo virtuoso dei rifiuti e dell’acqua pubblica rappresenta una delle positive eccezioni nel panorama meridionale ed italiano, invocando la disobbedienza civile dei calabresi rispetto al pagamento dei tributi sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Se nel giro di pochi mesi – dice Gagliardi – così com’è tecnicamente possibile, il prossimo esecutivo regionale, qualunque dovesse essere, non deciderà e dimostrerà di voler interrompere la consolidata e sporca commistione tra potere politico, burocrazia regionale e speculazione privata e criminale sull’affare rifiuti perpetrata a danno della salute e delle risorse di questa terra, obbligando i comuni alla differenziata, allora – continua – ai calabresi onesti non resterà che organizzarsi dal basso e resistere con una grande, diffusa e dirompente disobbedienza civile. Pagare la tasse – aggiunge – rappresenta il sigillo di fiducia di quel patto sociale tra cittadino e istituzione pubblica che sta alla base della convivenza civile e democratica. Oliverio, Ferro, Cantelmi, D’Aascola e Gattuso hanno una responsabilità storica ed un dovere di chiarezza verso tutto l’elettorato e verso le nuove generazioni, adempiendo il quale – conclude Gagliardi – si inizierà a restituire forse un minimo di dignità alla politica ed alle stesse istituzioni.