Anche la vicina Rocca di Neto, come Crotone, Crucoli, Cirò Marina e Isola Capo Rizzuto, è città mariana. Circa le origini di Rocca di Netto, detta anche nel passato Rocca di Ferdinandea, non sono molte le notizie e qualcuno le fa risalire agli Achei. Durante il medioevo fu continuamente infeudata; nella metà del ‘400 fu saccheggiata da Marino Marzano, principe di Rossano, possesso poi degli Aragonesi e degli Spinelli e acquistata, nel 1571, da Marcantonio Lucifero. Ma nel 1656 divenne possedimento della Certosa di Serra San Bruno che qui curava una grangia della quale restano pochi ruderi. Alla periferia del paese, su una piccola altura, sorge l’antico e piccolo santuario dedicato alla Madonna di Sette Porte riedificato nel 1662. Perché questo titolo? È tradizione che i fedeli, che ottengono qualche grazia, tanto invocata con le preghiere e con l’esempio di vita cristiana, spesso ringraziano dicendo: “la Madonna mi ha aperto una porta”. Nel caso dei fedeli di Rocca di Neto le porte aperte sono sette. Insomma la Vergine concesse sette grazie in un periodo di grande sofferenza per il popolo rocchitano. Infatti, come cennato prima, tra il 1460 e il 1464, Marino Marzano, al quale era stata revocata la concessione del feudo di Rocca, cominciò ad infierire, per vendetta, in maniera inesorabile sull’infelice ed incolpevole popolazione.
I SETTE PRIVILEGI – Questa, però, afflitta ma non abbandonata, dopo anni di tribolazione, si vide amata dal re Ferrante d’Aragona il quale concesse “sette privilegi”. Quali? “Che fosse perdonato ogni eccesso e delitto commesso dagli uomini di detta Università; che detta Università fosse tenuta nel Regio Demanio, a meno che il re non la volesse concedere al proprio genero, figlio del principe di Rossano; che fossero confermate tutte le grazie e i privilegi ottenuti per qualsiasi genere; che, in considerazione del saccheggio e dell’incendio sofferti, fosse concessa franchigia per dieci anni dai pagamenti fiscali; che trascorso tale termine, pagasse soltanto le collette generali; che gli uomini di Casabona non potessero pascolare nelle terre di essa Università; che il bestiame dei cittadini potesse pascolare liberamente la terra di detta Università”.
Beh, non si può dire che non siano state delle grazie bene accette dalla popolazione di Rocca di Neto. Ne aveva tanto bisogno e sicuramente si risollevò dalle angherie e dalle sofferenze degli anni passati. Insomma tanta grazia non poteva non essere una concessione per il tramite divino. La Madonna era intervenuta ad intenerire il cuore del sovrano. Da allora giustamente la Vergine è protettrice di Rocca di Neto e tanto venerata nei primi giorni di maggio. All’interno della chiesetta è esposto un vecchio Quadro raffigurante la Madonna attorniata da sette festanti angioletti. La tela, restaurata una prima volta nel 1809, risalirebbe alla seconda metà del ‘400, “quando – scrive Bruno Sodaro – la fantasia dell’artista, libera dal rigore dei precetti e dei canoni dell’antichità, ed animata da una spontaneità di stile, che è la più spiccata caratteristica della Rinascenza, ci dà un’agilità di linee e figure armonizzate ad una più spiccata naturalezza umana.”