Le presunte navi dei veleni, veleni a Crotone, la Statale 106 che continua a seminare vittime innocenti (altro che rotonde e rotondine), la bonifica dei dismessi siti industriali di là da venire, montagne di rifiuti, malasanità diffusa, ospedali che dovrebbero chiudere e altri che non aprono e altri ancora mal gestiti, Calabria bistrattata di qua e di là, ultima o penultima per tenore di vita e tanto altro, oggetto dei desideri di tanti prenditori industriali del nord come nel recente passato, discariche abusive e non, amministratori indagati o condannati, tanta mafiosità diffusa e la sola riuscita ad imporsi nel mondo (bel primato!), i cravattai, la disoccupazione, la disperazione per i figli senza futuro che continuano a prendere l’autobus, neanche più il treno che non c’è, la mancanza di tetto, la precarietà del salario, e così via chè l’elenco sarebbe più lungo. Un interrogativo. Ma in Calabria si è mai governato? E a Crotone? La gente comune, quella che ne paga le conseguenze, non ha dubbi: no! Mai! Meditate gente, meditate: la prossima primavera sarà la stagione di elezioni amministrative in molti centri della penisola ed in Calabria e in particolare a Crotone.. Primavera di elezioni ma non già della verità. Non voglio ergermi a giudice, non è nella mia forma mentis, nel mio carattere ma una sia pur breve riflessione, una semplice valutazione penso di doverla esprimere, non già come osservatore politico (non lo sono affatto) ma come uomo della strada senza preconcetti verso chicchessia pur consapevole che buona parte dei nostri amministratori, dai Comuni a Roma passando per Germaneto, non ha orecchie per vedere, non ha sensibilità per recepire le angosce e le paure della gente.
Ormai sono tanti, tantissimi gli anni che continuiamo a guazzare nel campo dei pii desideri, in questi anni non solo non si è mai visto lo slancio auspicato, ma si è accusato addirittura un crescente rallentamento in molti settori di attività con effetti talmente negativi che potrebbero compromettere, se non l’hanno già fatto, parte di quell’esiguo benessere conseguito. Del resto chi si risente di queste amare conseguenze non saranno mai i vari politici o politicanti da strapazzo, ma i Crotonesi, la Calabria, i calabresi tutti che si attendono la grazia. Insomma ne consegue l’improcrastinabile necessità di provvedere con tempestività alla valorizzazione o, se occorre, integrazione delle nostre risorse attraverso strumenti disponibili e mai utilizzati ai fini del rilancio della nostra terra. Ma a furia di governare o meglio di non governare, il risultato non potrà non essere che negativo. E intanto si soffre e si parte! E in questi pochi mesi che ci separano dalle elezioni basta con le chiacchiere, le stesse chiacchiere, le stesse beghe, le stesse schermaglie, le stesse pseudo-avversioni, gli stessi comitati di affari o di “merenda”. Tutto alle spalle della gente comune. Troppo si trama: in pizzeria, nei ristoranti, agli angoli delle strade, nei salotti e nei vari caminetti più o meno culturali. E c’è già chi spudoratamente ha iniziato a cercare il voto. Insomma “il particulare” più che il bene comune. La storia si ripete già dai tempi del poeta Mastro Bruno Pelaggi il quale, rivolgendosi a Umberto I, gridava: “Picchì ha’ mu li nascundi/ li gridi calabrisi?/ Non pagamu li spisi/ guali a tutti?/ Ma tu ti ndi strafutti/ li deputati cchiui:/ duvi ‘ncappamma nui povera genti./ Non spirari cchiù nenti/ Calabria sbinturata:/…e sulu si ci chiamata/ alli suoliti passi/ mu paghi mpuosti, tassi/ e nenti cchiui!…Ministri e deputati/ chi cazzu mi priedicati/ pro Calabria/…già non aviti scuornu/ sempri mu prumintiti/ e mai nenti faciti/ mu campamu”. Non credo abbiano bisogno di commento questi vecchi e attualissimi versi. Faccio mia l’accorata denuncia del poeta di Serra San Bruno con l’auspicio che “comunque vada, sia un successo” per Crotone e i Calabresi.