“Cutro tende ad essere sempre più periferia marginale rispetto, non solo, ai vecchi centri di poteri provinciali e regionali ma, anche, verso un centralismo leaderistico sfrenato legato a tecniche ed economie lontane anni luce dal Sud. Ormai dobbiamo prendere atto che in questo dimenticato estremo Sud, del Sud Italia, sono possibili le quarte e quinte file, i gregari dei gregari, forse i servizievoli lacché dei capetti, ma mai veri leader, mai dei seri punti di riferimento politico sociale di passata memoria” scrive in una nota Luigi Tommaso Arabia del movimento ‘Liberamente’. “Lo spirito fiero e protestatario di questa terra, madre di tanti vizi ma altrettanti virtù meridionali, cede il passo a una nuova forma dell’antico fatalismo e menefreghismo che produce assenza di spirito civico e di passione politica, Cutro dobbiamo raccontarla per intero, non solo una parte….o un tronco, e non solo per la malavita e il malaffare, come invece ormai si usa in saggistica, in narrativa e soprattutto, negli ultimi tempi, in una azione mass mediatica che vuole a tutti i costi annientare l’appartenenza e la sua identità. Cutro sta vivendo un momento di critica difficoltà economico sociale, di sfascio ideale e gestionale, per cui oggi il popolo ha iniziato a pagarne il pegno, abbiamo l’obbligo imperativo di sperare e sognare in una classe dirigente migliore e coraggiosa, pulita e rinnovata, capace di mettere insieme conoscenze e capacità amministrative per affrontare la cosa pubblica secondo le nuove regole contabili e finanziarie, secondo le rigide norme sugli appalti e affidamenti, scrupolosi nel rispetto della legislazione sulla trasparenza e anticorruzione, coraggiosi nello scontro con una macchina burocratica troppe volte interessata a procurare fortuna ai singoli amministratori e mai al popolo.
Il popolo, ormai distante anni luce dalla politica e dai suoi politicanti, chiede specchiata e riconosciuta moralità, coraggio delle idee, intuito strategico e programmatico, chiede verità, vuole sapere se i suoi governanti sono disposti a rinunciare agli affari, alle prebende, agli incarichi, ai servizi, forniture e consulenze personali e famigliari; quali le soluzioni pratiche sul problema dei rifiuti; se il servizio pubblico dell’acqua potabile e depurazione deve restare in mano comunale, come io penso, o essere destinata ad interessate e fallimentari forme consortili tra comuni; se si vuole finalmente riprogrammare una gestione dei tributi secondo tecniche moderne e democratiche attraverso le quali, ad esempio, chi vuole essere fornitore del comune deve essere un corretto contribuente. In buona sostanza, in questo particolare momento di provata difficolta, riusciamo a far pace con noi stessi e con il popolo, con il proprio cuore, con le proprie idee e le proprie appartenenze, riusciamo a liberarci dal fatalismo della decadenza che porta all’abbandono? Riusciamo ad essere “vincoli e non sparpagliati”? Cutro ha dunque bisogno di compiere uno strappo e darsi un racconto di identità? Riusciamo in questo momento a diventare laboratorio di idealità e non di ideologie? Riusciamo a non essere destinati a governare la decadenza e pensare orgogliosamente ad un futuro parco, ma migliore? Il Domani ci potrà far ritornare alle analisi dell’appartenenza, all’orgoglio di parte (qualora ne sia rimasto). Oggi è richiesto un atto d’amore verso la Città, un atto di coraggio per il rispetto di una identità che, negli ultimi tempi, anche la tanto amata e decantata terra di Emilia sta violentando con una campagna di odio, politico sociale, degna delle peggiori campagne razziali”.