I carabinieri di Cosenza hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di tre persone accusate di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore siciliano aggiudicatario di un appalto per lavori di ammodernamento della statale 106 bis ionica. Determinanti per l’esito delle indagini sono state le rivelazioni dell’imprenditore che ha subito il tentativo di estorsione, che si è rivolto ai carabinieri facendo scattare l’attività investigativa che ha portato all’emissione dei provvedimenti di fermo.
Le persone fermate sono M.E., di 35 anni, F.A.D.S., di 44, e A.D., di 45, tutti ritenuti contigui, riferiscono gli investigatori, al “locale” di ‘ndrangheta rossanese. In particolare, M.E risulta essere uno dei referenti ancora attivi della cosca rossanese, il cui fratello è stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione come elemento di vertice della ‘ndrina rossanese. Il processo è tuttora pendente davanti la Corte d’appello di Catanzaro. I tre fermati, secondo l’accusa, hanno avvicinato il responsabile del cantiere aperto dall’imprenditore siciliano a Mirto Crosia (Cosenza) per la realizzazione di due rotatorie, e, in più occasioni, dopo aver precisato di “controllare” la zona, lo hanno esortato a “mettersi a posto” pagando la somma di 5mila euro quale prezzo necessario per “poter stare tranquillo”. In caso contrario, avrebbero “bruciato i mezzi con dentro gli operai”. Il responsabile dell’impresa ha però trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri, che hanno ricostruito i movimenti dei tre responsabili della tentata estorsione, acquisendo chiari elementi di riscontro alla denuncia dell’imprenditore.