I n una Regione come la Calabria, la più povera d’Italia e con un tasso di disoccupazione altissimo, dove numerosi Fondi che dovrebbero servire per lo sviluppo del territorio, vengono fatti ritornare indietro e dove la crescita demografica è bassissima, perché ormai non si fanno più figli per via della grave ed imperante crisi economica, la preoccupazione precipua di qualche consigliere regionale, come l’On. Giuseppe Giudiceandrea è quella di garantire gli aborti nelle strutture pubbliche attraverso un’apposita legge regionale.
Ora, tralasciando le percentuali sul numero di aborti e dei medici obiettori snocciolati dall’On. Giudiceandrea che possono essere benissimo contestati, vorrei ricordare che dall’entrata in vigore della Legge 194, questa non ha prodotto il risultato sperato da quelle lobby e da quel sistema politico, che era quello di far diminuire il numero di aborti clandestini.
Infatti, dopo 38 anni dall’entrata in vigore di quella legge, il numero degli aborti clandestini è rimasto uguale ed accresciuto addirittura da quello praticato legalmente che ha provocato una immensa ferita al nostro tessuto sociale ed una profonda lacerazione delle nostre coscienze, con sette milioni di aborti praticati in Italia dal 1978, alla faccia del progresso tanto sbandierato dalla Bonino. Proprio qui in Calabria, nella città di Reggio, qualche mese fa abbiamo assistito ad uno di quegli orrori di malasanità derivati da casi di aborto praticati volontariamente e contro la volontà degli stessi genitori, su feti considerati malati ed in cui ben 13 medici sono stati rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Mala Sanitas”.
Un modus operandi, questo, che ha un certo retaggio culturale libertario e che afferma una certa mentalità distorta che si concretizza nella volontà di voler stroncare una vita che, già dall’Impero Romano in epoca precristiana, era considerata sacra ed inviolabile nel grembo materno, cosi come sostenuto dallo stesso Platone ed altri grandi filosofi greci. Basterebbe guardare un’ecografia fatta in gravidanza per poter comprendere il preciso instante in cui la vita si accende. Sono del fermo parere che, piuttosto di incentivare le pratiche abortive a suon di leggi, si dovrebbe provvedere a fare una seria campagna informativa nelle scuole, per far vedere agli studenti cosa realmente è un aborto e, quindi, non far trovare spiazzati i giovani dinanzi a fronti abortisti improntati su basi ed ideologie dottrinarie sbagliate anche e soprattutto da un punto di vista scientifico.
All’On. Giudiceandrea dico che la legge 194 andrebbe rivista ed abolita perché nata con tante menzogne e con l’inganno, principalmente se si considera che la donna che decide di ricorrere all’aborto non viene messa in condizione di capire effettivamente la gravità della sua scelta e spesso (troppo spesso) viene “affiancata” da mestieranti che con molta superficialità rilasciano il certificato che autorizza ad intraprendere tale pratica. Medici mestieranti, questi ultimi, che non fanno parte della schiera degli obiettori di coscienza i quali, poiché invisi ,vengono automaticamente esclusi dai percorsi di sostegno ed aiuto alla donna.
Quindi bene farebbe l’On. Giudiceandrea ad informarsi meglio sulla legge 194 e sui medici, troppi secondo lui, obiettori di coscienza, prima di applicare leggi per far rispettare altre aberranti leggi, si dovrebbe procedere ad un deciso cambio di mentalità per aiutare le giovani coppie ad avere figli e non ad incentivare migliaia di aborti annui, in una Nazione come l’Italia dove il tasso di natalità è ai minimi storici, appena l’1,3%, e dove il popolo si aspetta che la politica dia lavoro ed occupazione e sostegno alle famiglie e non che proponga leggi che legalizzano la soppressione di vite umane innocenti.