“Nell’era della globalizzazione, mantenere vive le tradizioni per non perdere l’identità cristiana”. Questa l’importante tematica della quale si è discusso nel convegno organizzato dall’Associazione Radici International, presidente Francesca Gallello, dalla parrocchia di San Cataldo Vescovo, guidata da Don Gianni Filippelli e dall’associazione I Germogli di Radici, sezione di Cirò Marina, presidente Federico Marino. Il convegno si è svolto nei giorni scorsi presso la sala conferenze di palazzo Porti, alla presenza di un numeroso pubblico che in modo attento e interessato ha seguito i lavori che si sono snodati intorno alla tematica che sempre più sta interessando e coinvolgendo il mondo. Come ha detto la presidente Gallello nella sua introduzione, è stato scelto questo tema perché “in questo particolare periodo storico, sta assumendo, grazie alla globalizzazione, colori, sapori, pensieri, cultura, e tradizioni, sempre più varie e sempre più, esse, ci allontanano da quelle che sono le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra storia, per noi, ha continuato, la storia, la cultura, le tradizioni, sono il nostro passato la nostra storia, le nostre radici.” Concetto ribadito da Don Gianni Filippelli che ha detto: “E’ importante proteggere e mantenere vive le tradizioni cristiane, la sacralità di ciò che sono i punti fermi di un popolo che segue ed è guidato da principi cristiani” .Quando parliamo di tradizioni, parliamo di tempo passato che ritorna in periodi particolari durante l’anno. Ma per i giovani, quanto è importante mantenere vive le tradizioni? Il significato e l’importanza delle tradizione per i giovani nell’era della globalizzazione, dice il presidente Federico Marino, è un punto molto importante che spesso, noi giovani, presi dallo studio e da mille distrazioni che l’era moderna ci ha dato, prima fra tutti i social, mettiamo da parte e non valorizziamo quanto sarebbe giusto, anzi, spesso si fa un miscuglio di tradizioni e festività che fanno perdere quelle che sono le nostre vere tradizioni. Però,continua il presidente F. Marino, negli ultimi anni, vedo molti giovani , molti ragazzi e ragazze della mia età, che aspettano con gioia tutte le festività e ne seguono le tradizioni. Spesso, sento dire che noi giovani siamo assenti in quelle che sono le nostre radici, penso invece , che sia importante parlarne in famiglia, fare sentire le tradizioni e mantenendole vive con l’impegno, così i figli, anche se potranno sembrare distratti, in realtà le assorbono e ogni giorno le sentono sempre di più. La globalizzazione la stiamo vivendo in modo quasi invasiva, la sentiamo come se fosse uno tsunami che ci avvolge e ci fa perdere in tradizioni, lingue, piatti, educazione, culture che non ci appartengono, è importante quindi, cercare di tenere strette la nostra cultura, la cultura della nostra terra, proprio per non perderci, perché perdere le nostre tradizioni, è perdere le nostre radici, è perdere la nostra identità, la nostra storia. Convegni come questo, incontri, ecc, sono importantissimi soprattutto per noi giovani e se ne dovrebbero fare più spesso, coinvolgendo anche le scuole e perché no, invitando gli anziani nelle scuole, fare dei veri incontri con le antiche generazioni, per poterci confrontare e crescere insieme a loro. Le tradizioni vanno non solo ricordate ma anche scritte e mantenute il più possibile, vive, vive nei ricordi e vive nella quotidianità, perché mantenere vive le tradizioni, significa anche mantenere vive le persone che ce le hanno insegnate. Ma la la globalizzazione, cos’è ? Quanto incide sulle nostre tradizioni e come relazionarsi con le altre culture senza perdere la nostra, questo il punto essenziale trattato dal Vincenzo Antonio Bova, prof. ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’UNICAL. Durante la serata è stato presentato il libro “ Getsemane o dell’inquietitudine”, opera poetica e religiosa di Francesco Tarantino, poeta e filosofo, che ha visto la prefazione dello scriitore Dante Maffia e la postfazione di Francesco Aronne. A presentare l’opera, Danila Porta, vice presidente associazione Radici sezione di Cirò Marina. “Un poema, ha detto D. Porta, da leggere senza interruzioni; i suoi versi scorrono in modo fluido senza soluzione di continuità, in cui si scorge la vita in ogni aspetto, ahimè deludente, se la si guarda in profondità, poiché forse occorrerebbe riscoprire e riportare nel mondo quei valori che si sono persi e che Cristo ha regalato all’umanità a costo di ingiurie, sofferenze e della sua stessa vita. Ci vorrebbero tanti scrittori come Francesco Tarantino che con la sua profondità nel guardare ai diversi aspetti sociali e dell’umano ce ne ricordano l’importanza e se ne possa percepire l’urgenza di intervento per recuperarli.” Alcuni brani dell’opera, sono stati declamati dalla stessa D. Porta e da. Domenico Lucchetta, segretario Internazionale Radici, ad accompagnare i brani, la musica del maestro Raffaele Fuccio , al flauto e del Maestro Valeria Brescia, al violino, grandi professionisti che hanno regalato alla serata, una gradevole atmosfera. Interessanti anche gli interventi di Francesca Paladini, presidente Radici sezione di Cirò Marina, di Emilio Frangone, segretario di I Germogli, e del segretario internazionale Domenico Lucchetta che ha detto “E’ importante impegnarsi e costruire per la crescita culturale del nostro territorio, i giovani vanno seguiti e curati verso l’educazione più importante, il rispetto e l’amore verso quelle tradizioni che indicano l’appartenenza ad un territorio e alla sacralità dei sentimenti. L’assistente Aamministrativo Interno Radici International, Luca Grisolia, intervenendo ha detto: Tutti sono convinti che la globalizzazione aumenti la cultura, la conoscenza, la creatività, ma non è detto che sia vero, perché essa distrugge anche le culture, le tradizioni, le lingue, le letterature locali. Ancora nel secolo scorso in Italia c’erano scrittori. Poeti e cantanti milanesi, genovesi, romani, napoletani amati e ammirati nel loro ambiente. E c’erano migliaia di lavoratori artigianali, boutiques in cui trovavi degli stupendi prodotti artigianali. Oggi dovunque tu vada – Milano, firenze, tokio, londra a new york- trovi gli stessi vestiti, lo stesso gusto. Nelle librerie gli stessi libri, nei cinema gli stessi film, nelle televisioni gli stessi format, e senti discutere le stesse idee”. Partendo da questa citazione di Francesco Alberoni, Luca Grisolia ha detto che “ per tener viva la diversità culturale e conservare accesa la creatività bisogna che ciascuno partecipi e competa nel sistema di comunicazione globale, ma nello stesso tempo ogni nazione, ogni popolo, ogni città deve conservare le sue radici, la sua lingua, la sua tradizione e farle fiorire. Non dobbiamo aver paura di essere diversi, di rifiutare il tipo di arte, di cinema, di libri, di spettacoli televisivi ammirati da tutti. Dobbiamo imparare a giudicare e a scegliere con la nostra testa, e sforzarci di realizzare solo cose che consideriamo veramente belle e di valore. Certo, agire così richiede uno sforzo individuale molto più grande, ma è l’unico modo per tenerci fuori dal gregge e poter dare anche noi un contributo utile” . Per l’occasione e per la prima volta in occasione del convegno è stato esposto a Cirò Marina, il presepe realizzato interamente a mano e in carta d’alluminio, dalla prof.ssa Teresa Astorino, il quale è stato selezionato a Roma, in occasione della 41a Esposizione Internazionale “100 Presepi”, risultando vincitrice unico per la Calabria. Un’opera interessante che sicuramente porta orgoglio alla Calabria. La prof.ssa Teresa Astorino, è considerata la più brava presepista calabrese.