Il monologo di Arcangelo Badolati incentrato sul tema “Io d’amore non muoio”, tema allo stesso autore molto caro, e che già avevamo ascoltato in altre occasioni, si è ripetuto sabato mattina nel teatro Alikia alla presenza di una nutrita rappresentanza di giovani, studenti, insegnanti e autorità istituzionali. Un monologo che nel suo svolgimento ha voluto indicare una strada per recuperare l’unione familiare, che poi è anche unione sociale che è fatta di autorevolezza e non autorità, di educazione e non imposizione, di creatività e non livellamento, ma soprattutto di amore, non per sé o solo per i propri familiari, ma di amore per tutti e tutto e che deve passare appunto attraverso l’accettazione
dell’altro, il rispetto dell’altro, l’educazione di se in mezzo agli altri. Questa dissertazione fatta attraverso la cruda presentazione di fatti, di ingiustizie e violenze subite da donne, richiamando alcuni pensieri e studi sociali recenti ha voluto, forse dire che è definitivamente tramontato il tempo del patriarcato, quando tutto era fatto di regole e norme, oggi è il tempo della “fragilità”, dove, potrebbe accadere che si verifichi quanto preannunciato dal filosofo Nietzsche, uno che odiava la Chiesa, ma che nella sua lucida follia ebbe a dire“E arriverà il tempo in cui non ci sarà più una norma, in cui non ci sarà più niente, in
cui uno farà quello che vorrà, avremo bisogno di un superuomo che dovrà dire agli altri quello che devono fare”. Un pensiero che credono in tanti e spero siano tanti quelli con me, che questo non avvenga mai, perché oggi non c’è bisogno di “dittatori”ma di un’educazione partecipata che faccia tacere le emozioni e gli impulsi e dare spazio al ragionamento condiviso. Ma per fare questo dobbiamo far tacere le emozioni e insieme usare la testa. Ma allora, che cosa è successo? Perché questa crisi familiare e generazionale? Che cosa è capitato? .. Per usare le parole del sociologo Aceti, è successo “che noi non solo abbiamo mandato a quel paese l’autoritarismo, ma noi abbiamo mandato a quel paese l’autorevolezza. Coè
stiamo pericolosamente facendo passare il messaggio che tutto si può, tutto ci è dovuto, niente certezza della pena, niente giustizia uguale per tutti. Dialogo di Badolati, che per l’occasione è stato affiancato dall’attrice Federica Montanelli, che ha trovato attenti a raccogliere il messaggio, lo stesso Sindaco di Cirò Marina e presidente della Provincia di Crotone, Nicodemo Parrilla, l’onorevole Nicodemo Oliverio, il comandante la stazione della GDf Francesco Notaro, il comandante del a stazione Carabinieri Elio Codisposti e, ospiti “particolari” le sorelle della compianta Antonella Lettieri, vittima di recente di uno dei crimini più violenti che la comunità abbia mai subito. Proprio alla memoria di Antonella sarà dedicato nei mesi prossimi, uno sportello d’ascolto antiviolenza, come ha riferito nel suo discorso introduttivo, Nausica Sbarra, coordinatrice dalla Cisl donne Calabria. “Un’iniziativa, come la stessa ha detto, che deve servire per promuovere una campagna di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza verso le donne e non solo”. Una campagna che deve per primi vedere coinvolte le nuove generazioni che devono capire che la violenza, ogni forma di violenza non ha nulla a che vedere con la coesistenza pacifica, rispettosa e amorevole fra persone, fra uomini e donne, fra esseri umani. Uno spettacolo che è diventato appunto una lezione educativa che attraverso racconti, declamazioni, vere e crude verità raccontate, ha voluto affermare il valore dell’amore e della cultura quali veri e unici rimedi alla violenza e alla cultura mafiosa.
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