Uno dei proiettili ha forato la serranda ed ha colpito l’autovettura parcheggiata all’interno, di proprietà della moglie del sindaco. Sopra quella porta del garage c’era la camera della figlia, che a quell’ora, insieme alla mamma, ha sentito quei colpi, pensando però che si trattasse di quegli spari che si usano ormai di frequente nelle feste dei giovani. Ieri mattina, invece, è stato lo stesso sindaco Pingitore ad essersi accorto del fatto apprestandosi ad uscire di casa. Informati i carabinieri della locale Stazione, sono prontamente giunti sul posto anche gli uomini del Nucleo Investigativo di Crotone, i quali hanno fatto i rilievi del caso ed hanno avviato le indagini per cercare di risalire all’autore di questo grave atto intimidatorio. Sul posto non sarebbero stati trovati bossoli, per cui si ritiene che l’arma usata sia stata un revolver. Probabilmente l’attentatore sarà passato a piedi per quella strada centralissima del paese e subito dopo si sarà dileguato tra le strade del centro storico. Un atto di cui lo stesso sindaco non sa darsi una ragione ed una spiegazione in questi tempi di vacche magre per tutti, quando questo Comune, come tanti altri, ci ha detto Pingitore, “gestiscono debiti, problemi e preoccupazione”. Lo stesso sindaco, un paio di mesi prima della candidatura alle ultime elezioni comunali del maggio 2013, aveva subìto un altro attentato, allorquando ignoti appiccarono del fuoco al suo portone d’ingresso e poi suonarono al suo campanello. Forse allora quel gesto poteva contenere un suo messaggio, che poteva essere un avviso, un invito a non candidarsi. Ma questo dell’altra notte resta finora oscuro e misterioso. Il sindaco Pingitore ha ricevuto, tra i primi attestati di solidarietà, una telefonata del prefetto di Crotone Vincenzo De Vivo. “Coloro i quali commettono queste azioni sono persone, se così possiamo definirle, abominevoli, ha detto a caldo il sindaco Pingitore; ma consentitemi di esprimere anche le mie preoccupazioni nei confronti di quelle che vivono apparentemente nel silenzio assoluto, che forse fomentano ancor di più, senza dare il minimo contributo per la crescita morale, socio-culturale della nostra cittadina”. Significativo quello che ha scritto sui social un cittadino di Scandale, Salvatore: “Quando il sindaco di un paese calabrese non cede alle tentazioni o non riserva ai mafiosi e/o ai delinquenti un trattamento di favore succede quello che è successo al sindaco di Scandale : ti sparano alla porta del garage. E se sparano la porta ti va pure bene. Perché spesso capita che ti fanno pure la pelle. Anche questo succede, soprattutto in Calabria. E’ facile dire: qui lo Stato non c’è. Ci siamo mai chiesti cosa facciamo noi per aiutare lo Stato? Cioè per aiutarci? Niente. Assolutamente niente. Ci trinceriamo dietro il più assurdi dei silenzi e facciamo finta di niente. Questo facciamo”.
Carmelo Colosimo