Il fondatore del Centro, il maestro Eugenio Riganello, oltre ad aver fondato molti altri centri sul suolo italiano riveste un ruolo importante nella Federazione Italiana Yoga (FIY) di cui è coordinatore regionale di Calabria e Puglia.
Appena entrati siamo stati subito accolti da un ambiente sobrio e un’impercettibile sottofondo musicale, aromi di particolari erbe, fiori, foto, una parete tappezzata di riconoscimenti e attestati e una vasta collezione di libri di Yogananda, un filosofo e mistico indiano che trascorse gran parte della sua vita negli Stati Uniti portando le pratiche dello Yoga in Occidente; perfino i Beatles vollero incontrarlo.
“Cos’è per voi lo Yoga?”, così il maestro ha dato inizio alla lezione.
“Namasté e Ohm”, abbiamo risposto ironicamente senza sapere quasi niente su cosa stessimo andando a fare.
Ridendo abbiamo iniziato con alcuni esercizi sullo sblocco del diaframma per la respirazione, dopo il quale il maestro ci ha spiegato che se c’è qualcuno che ha particolarmente bisogno dello Yoga è proprio l’atleta. Per affrontare una partita la mente deve essere libera, limpida, pronta, esiste solo il campo e la palla, il resto è distrazione. Chi, più dell’atleta, necessita prestazioni fisiche ottimali e concentrazione massima? Così lo Yoga viene incontro al bisogno del giocatore, che attraverso la meditazione e qualche esercizio svolto con costanza può raggiungere prestazioni migliori. Lo ha capito anche la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP), che favorisce l’incontro tra la Pallacanestro e lo Yoga.
E’ stata un’esperienza profonda, nuova, inaspettata, peccato solo che sia durata poco. Lo Yoga non è “Namasté e Ohm”, non è una pratica mistica per eremiti e neanche un passatempo per ricchi; è equilibrio tra corpo e spirito, concentrazione e meditazione, per arrivare al faticoso traguardo a cui ambivano già nell’antichità filosofi come Socrate: conoscere se stessi.