L’impegno dell’organizzazione interna delle strutture del Partito e lo schierarsi della quasi totalità della delegazione del PD nel Governo nazionale a sostegno di Matteo Renzi hanno pesato sui risultati delle primarie in modo e forma più che mai evidente, in uno con i tempi estremamente ridotti del confronto.
La partecipazione alle primarie, pur ampia con 1.848.000 votanti, registra una notevole riduzione – pari ad oltre 1/3 – rispetto al precedente turno del 2013, nel quale avevano votato 2.814.881. Un saldo negativo di un milione di elettori in meno sono un elemento di valutazione ulteriore rispetto ai tanti segnali problematici che pervengono al PD. – E’ quanto riferisce il Coordinamento Provinciale Mozione Andrea Orlando. –
A Crotone città i voti validi sono stati 1.498: Renzi ha raccolto 926 (61,90%), Orlando 331 (22.1%), Emiliano 240 (16%).
Alle precedenti primarie del 2013 a Crotone (Papanice compreso) avevano votato in 3.760 e nell’occasione Renzi raccolse 3.224 voti, Cuperlo 369 e Civati 167.
A ben guardare in città il crollo dei votanti è superiore a oltre 2.000 voti – malgrado gli evidenti trasversali apporti esterni – che risultano quelli interamente persi da Renzi.
Nessuno si attendeva un esito differente specie dopo la fuoriuscita dal PD di forze significative e la recente scissione del Movimento Democratici e Progressisti.
Ora si pone il problema, per nulla risolto, del rapporto tra PD ed elettorato italiano, specie dopo l’infausto esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso.
Le primarie si possono anche vincere, ma ciò non significa aver avuto il consenso sufficiente per guidare il Paese, come ci insegna la recentissima vicenda del Partito Socialista Francese e del suo candidato, Benoit Hamon, che dopo aver vinto le primarie sconfiggendo gli altri concorrenti interni, è stato sonoramente sconfitto al 1° turno delle elezioni racimolando appena il 6%.
Nelle prossime settimane si comprenderà se dal voto referendario si sono tratti insegnamenti o se si inseguono improprie rivincite, cosi come potrà verificarsi se si è animati dalla volontà di unificare il centro sinistra, rispettando storie ed identità e recuperando una visione plurale della coalizione ovvero se prevarranno impostazioni autosufficienti e penalizzanti ed, ancora, si capirà se sarà restituita agli elettori la facoltà di scegliere i propri deputati e senatori oppure se continuerà l’usurpazione di poteri da parte di un Parlamento di nominati e la protrazione della privazione del fondamentale diritto civile e democratico dell’elezione diretta da parte dei cittadini dei parlamentari.
Infine sarà chiaro se si intenderà presentare al corpo elettorale un programma seriamente impegnato nella lotta alle diseguaglianze, recuperando le migliori proposte riformiste sul terreno dei meriti e dei bisogni e se finalmente al Mezzogiorno ed al lavoro – con particolare riferimento a quello giovanile – sarà restituito la centralità nell’agenda del Governo.