In una straordinaria serata che ha fatto rivivere il viaggio nella storia con la guerra per la civiltà, la Pro Loco di Strongoli, in collaborazione con i Gruppi Teatrali, le Parrocchie, ed il patrocinio del Comune di Strongoli ha presentato la rappresentazione “l’assedio di Petelia”, dramma storico in tre atti scritto dal prof. Giovino Iannotta. Una ricostruzione dai contesti storico culturali che hanno visto protagonista Petelia nel 209 a. C. in contemporaneità con la seconda Guerra Punica (218-202 a. C.). Resistenza la parola chiave che ha contraddistinto Petelia dagli altri popoli Bruzi e Lucani che si sono arresi al nemico Annibale. Tutto molto bello e suggestivo, con alle spalle l’imponente e maestoso Castello, la scenografia da lode, gli attori dei veri artisti, le musiche da brivido, il coro delle donne magnifiche , una gran bella interpretazione. La spiccata cultura ed intelligenza del Professore Giovino Iannotta che con voce commossa ha saputo dare una descrizione chiara del testo e poi le musiche straordinarie del Prof. Alfredo Cortese hanno regalato ad una piazza gremita tante emozioni. In questo contesto storico, è stato ambientato l’incontro tra Caio Megonio, patrono della Città, ed il Consiglio dei Decurioni, i funzionari che si occupavano di amministrare e governare il municipio per conto del potere centrale di Roma, affinchè si decidesse il come fronteggiare Annibale cartaginese. Questi, dopo avere sconfitto i Romani nella disastrosa battaglia di Canne, cercava di conquistare il territorio e le città dei Lucani e dei Bruzi con l’intento di ottenere l’alleanza contro i Romani per facilitare l’eventuale impresa contro Roma. Molte furono sono le città che in seguito alla resa si alleano con i Cartaginesi. Quando però si trattò di Petelia, città legata con salda amicizia e giuramento di fedeltà a Roma, la risposta fu di resistenza a tutti i costi. La decisione fu assunta in casa di Caio Megonio dove la maggioranza dei Decurioni si mostrò favorevole alla resistenza, contro la volontà della minoranza guidata da Conio e Pellonio, propensi invece ad arrendersi ad Annibale.
La rappresentazione ha avuto l’intento di riportare in vita una parte della storia di Petelia ricostruendo alcune scene del passato. Tra le luci soffuse del tramonto si è svolto il Consiglio dei Decurioni per la decisione di chiedere aiuto a Roma con l’invio del saggio Onata, quale ambasciatore di Petelia, per sconfiggere definitivamente i Cartaginesi. A Roma, il Senato, pur ascoltando la supplica degli ambasciatori petelini con attenzione, alla fine manifestarò il rammarico per non potere soddisfare la richiesta di aiuto a causa della triste condizione in cui si trovava la Repubblica dopo la terribile disfatta di Canne e per la necessità di fronteggiare un molto probabile assedio a cui i Cartaginesi si stavano preparando. I senatori aggiunsero poi che Petelia era prosciolta dal giuramento di fedeltà a Roma e che i Petelini erano liberi di assumere le decisioni che ritenevano più giuste per il bene della città. Nonostante la risposta negativa di Roma, a Petelia non ci si perse d’animo e si continuò con accresciuto coraggio a resistere. La paura e l’ansia dell’assedio si manifestarono anche in un sogno premonitore ad Eusebia, moglie di Caio Megonio.
Con eroico coraggio l’esercito petelino respinse i furiosi attacchi del nemico. Intanto Annibale, vista la precaria situazione delle sue truppe che non riuscirono nell’impresa, si recò personalmente sotto Petelia e decise di tramutare l’assedio in blocco per ottenere la resa per fame e sete della città. Si riunisce il consiglio degli ottimati e all’unanimità, con l’accordo di tutti, plebe compresa, si decise di radere al suolo Petelia con ogni mezzo, primo fra tutti il fuoco, piuttosto che consegnare la città ad Annibale. L’episodio della distruzione viene narrato da diversi autori latini e Petelia viene ricordata come “fidelis” e “seconda Sagunto” per avere preferito la morte alla soggezione al crudele nemico che conquisterà solo una città distrutta. Oggi un’epigrafe marmorea posta su un muro del vecchio albergo “Romano” serve ancora da richiamo al forestiero che entra a Strongoli e la riporta con la fantasia ai mitici tempi della sua nobile origine. “Strongylen accedens illam nunc esse memento, olim quae nituìt nomine Petiliae condidit exiguam muris peantius heros, nunc cive atque solo clarior ipsa nicat”.
La scena dell’incontro è stato ambientato nei pressi del Castello di Strongoli, dove hanno preso parte 13 attori non professionisti. Gli attori e gli interpreti: Caio Megonio, Patrono della Città, interpretato da Roberto Apa; Eusèbia, moglie di Caio Megonio, da Carmelina Scida; Conio, decurione, Leonardo Zito, Pellènio, decurione, Luigi Zito; Alcìno, decurione, Mario Vetere, Eidùbio, decurione, Luca Caputo; Minàto, decurione, Oreste Falcone; Crizio, decurione, Tonino Zito; Paràgora, decurione, Salvatore Fazio; Ausònio, decurione, Vincenzo Calà; Apollonio, comandante dell’esercito, Vincenzo Mauro; Onàta, ambasciatore, Attilio Sculco; Diodèmo, condottiero, Sergio Bruno. Le coriste: Annalisa Adamo, Teresa Benincasa, Teresa Colombraro, Enza Feudale, Francesca Iannotta, Lucrezia Le Rose, Zina Lo Bello, Beatrice Mammolenti, Diana Miglio, Antonella Puma. La Regia di Oreste Falcone; la scenografia di Gianni Bova, Salvatore Rossano e Mario Vetere; tecnico del suono Giorgio Caputo; Costumi: Francesca Lopilato; grafica: Mario Vetere.
Gianni LeRose