Sarà forse perché ci si trova in clima di elezioni, o forse perché il gioco è il fenomeno che più “tocca” la sensibilità dell’opinione pubblica, visto che la stessa è “sempre ben informata dai media sulle negatività” che questo comporta, ma sembra che sia l’unica argomentazione che interessi la politica: lo cavalca con maestria e fa percepire quanto sia importante non “guadagnare” sugli introiti del gioco, come probabilmente uno Stato in salute dovrebbe fare, ma bisognerebbe investire le sue risorse per la prevenzione e la cura del gioco problematico.
Non si vuole, però, essere “negativi” su di un argomento importante come il fenomeno del gioco d’azzardo e dei casino online, così come trattato dalla politica, sopratutto quando ad esprimersi per questo “reinvestimento degli introiti del gioco” è il segretario della Commissione Bicamerale Antimafia che, in questo momento, sta curando una indagine su mafia e sport, sia relativamente ai locali pubblici che per quanto riguarda il gioco online, comparto alquanto difficile da seguire e da tenere sotto controllo.
Quello che emerge da tanti studi e ricerche che vengono effettuati ultimamente è che il gioco è proprio nella tradizione e nel Dna dell’italico popolo, che lo cerca, a volte lo insegue troppo e da taluni viene frequentato con una “certa assiduità”. Ovviamente, quando si parla di gioco, si parla di tutto il gioco e non solo quello delle apparecchiature da intrattenimento che sono quel comparto che più frequentemente viene preso di mira sotto tanti punti di vista.
Quindi, cosa si può dire sul gioco che ancora non è stato detto, studiato, controllato e normato? Certamente, che giocare non è peccato, ma bisogna anche essere consapevoli che può causare dipendenza e derive che possono diventare difficili da affrontare, anche se bisogna dire che non è “la dipendenza più frequente”, ma ve ne sono altre ancora più aggressive e pericolose. Ma qui in queste righe si sta parlando del gioco problematico la cui cura e prevenzione dovrebbe essere “garantita” da parte degli introiti che arrivano, da anni, nelle casse del nostro Erario.
Se si applicassero ulteriori aumenti sul settore ludico, cosa che però le imprese non riuscirebbero più a sostenere posto che l’intera filiera è stata sin qui troppo “attenzionata” in questo senso, tali aumenti dovrebbero essere interamente reinvestiti nella cura dei soggetti che incorrono nel disturbo del gioco. Ormai si è consapevoli che nel mondo del gioco girano cifre veramente impressionanti come sono altrettanto impressionanti le risorse che arrivano nelle casse dell’Erario: se si riflette con coscienza, che in politica latita un pochino, potrebbero essere usate senza tanti fronzoli accessori per sostenere coloro che sfortunatamente incappano “nella rete della dipendenza patologica”.
L’industria del gioco, nel suo complesso, lamenta una possibile crisi generale e particolarmente nella occupazione visto che le imprese sono ancora ostaggio di normative non chiare e difficilmente applicabili: tutti aspettano l’emissione del decreto attuativo dell’accordo sul riordino per avere “luce” su tutto il settore ludico ed avere tranquillità per le imprese e sicurezza per la salute dei cittadini.
Infine, i lavoratori del settore ludico, in ogni caso, dovranno avere garanzie di riconversione dei posti di lavoro con un sostegno da parte del Governo, poiché non si possono lasciare tutti questi soggetti che forzatamente “saranno lasciati a spasso”, a seguito della riduzione delle attività di gioco, in balìa di un mercato dell’occupazione che “è zero assoluto”, anzi una chimera.