“Non passa ormai settimana senza che si registri, con puntuale cadenza, la notizia di un sequestro, da parte delle preposte autorità, di quantitativi di novellame di sarda, prodotto ittico di cui è vietata la pesca e quindi la detenzione, la commercializzazione e la somministrazione. Operazioni di sequestro naturalmente compiute in ossequio alla vigente normativa, e come tali meritevoli di rispetto, ma che tuttavia non ci esonerano dal formulare alcune riflessioni sulla questione e invocare un tavolo di confronto istituzionale”.
È quanto afferma il presidente della locale Associazione socioculturale giovanile “GeneraAzioni”, Alfonso Falcone, nel solco di un’azione improntata alla massima sensibilità e mirata all’ascolto delle istanze provenienti dalla popolazione. Un intervento che si prefigge di analizzare la problematica in oggetto per tentare di addivenire ad una efficace e condivisibile soluzione.
“Detti sequestri hanno comportato delle salatissime sanzioni nei confronti di alcuni pescatori, che oggi si trovano costretti a dover pagare (non si sa come) decine di migliaia di euro. Si tratta di famiglie di Schiavonea, borgo cittadino ove è ubicata una delle più importanti marinerie del Sud Italia, quasi sempre monoreddito, la cui sussistenza è pertanto fondata sull’esclusiva attività della pesca. A loro esprimo la mia vicinanza perché, pur se destinatari di provvedimenti emessi in ottemperanza alla legge, non posso che rammaricarmi – dichiara Falcone – per la delicata situazione venutasi a creare, che antepone da un lato le esigenze dell’economia locale e dall’altro le sacrosante ragioni della giustizia. Ritengo che sia necessario aprire un tavolo di confronto tra le diverse istituzioni presenti sul territorio, ad iniziare dalla Regione Calabria, affinché possa levarsi una comune richiesta di intervento ai preposti enti, Ministero alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in primis, per fare in modo che la direttiva comunitaria vigente possa essere superata in modo disciplinato. L’ideale sarebbe trovare il giusto punto di equilibrio tra l’attività della pesca del novellame di sarda, regolamentata e praticabile solo in alcuni periodi dell’anno, e il rispetto del mare”.
“La principale risorsa economica della marineria di Schiavonea necessita di legittimi interventi provenienti dal mondo della piccola pesca e di una stretta collaborazione istituzionale che – prosegue Falcone – occorre consolidare nell’interesse esclusivo degli operatori ittici coriglianesi che, con la loro attività artigianale a valenza familiare, rappresentano l’elemento caratterizzante e identitario dell’economia locale. L’auspicio è che ci si possa finalmente confrontare con attenzione su tale argomento in modo sereno e proficuo per studiare soluzioni propositive che evitino di mettere sul lastrico le famiglie di Schiavonea e, al contempo, non alterino lo stato di salute del nostro splendido mare”.
IL novellame di sarda si è sempre pescato! mi sembra che sia l’ingrediente principale della “sardella” prodotto tipico locale.Bisognerebbe che la Regione chiedesse una deroga alla CEE come si è fatto per altri prodotti tipici come ha fatto la Sardegna per ù casu marzu (formaggio du quagghiu). Dare del delinquente a chi lavora non è bello! Saluti
Anche un ladro lavora…allora non esisterebbero le leggi! Ma che discorsi!
Detto questo:
la “sardella” appunto, pescata nel periodo giusto e col metodo tradizionale da riva, sarebbe un patrimonio da tutelare e dobbiamo dare la colpa ai nostri politici locali se non hanno alcuna voglia di chiedere un’autorizzazione alla UE per proteggere una tradizione (in Toscana e Liguria l’hanno fatto).
Il “bianchetto” invece, pescato soprattutto da dicembre ad aprile, non è solo novellame di sarda. Si fa una strage inutile di tanti tipi di pesce e si toglie il cibo a tanti predatori contribuendo ad impoverire questo mare già arido.
Resta il fatto che al momento è un tipo di pesca vietato e punito con sanzioni dure, ti piaccia o no. I pescatori invece di delinquere, che si facciano sentire presso i loro rappresentanti sindacali e politici o che facciano un altro tipo di pesca legale. Il danno è tutto a loro carico: voglio vedere tra qualche anno cosa andranno a pescare. Si tratta di ragionare a lungo termine, ma diciamoci la verità, i pescatori locali piuttosto di programmarsi e gestirsi gli stock ittici, fanno man bassa del poco che rimane, giocando una pericolosa partita a chi distrugge di più. La realtà è questa, lo so, io vivo il mare, lo amo e lo rispetto e mi fa male vedere tutte questi stupri.
Per dipanare questa diatriba suggerisco a questo giornale di fare un articolo in merito interpellando un esperto del settore ittico: Io non lo sono. Verissimo che è illegale,viste le multe comminate a pescatori e prontamente segnalate dal Cirotano. La pesca va gestita e monitorata! Allargando il suo discorso a livello mondiale ci sono tante storture in questo settore: la farina di pesce, pesca del krill,pinne di pescecane,caccia alle balene; i mari sono da tempo in riserva per lo sfruttamento eccessivo. Periodo giusto,pesca tradizionale,pescatori delinquenti? Bho! Detto questo a me garba la Sardella! Saluti
Ma stiamo scherzando!? Costui chiede un confronto per giustificare dei delinquenti? Assurdo.
Quelli che amano il mare, per davvero, non possono che gioire finalmente per i controlli ed allo stesso tempo indignarsi per dichiarazioni simili.
E’ da anni che, in barba ai divieti della UE, tutti i pescatori hanno continuato illegalmente a pescare il novellame, anzi a distruggere il mare. Nel frattempo si sono fatti barche e reti sempre più grandi, distruggendo migliaia di tonnellate di pesce adulti, spezzando di fatto la catena alimentare alla base! Caro Falcone, semmai informa questi delinquenti che continuando su questa strada stanno rischiando la povertà vera, perché sono loro stessi che dovrebbero tutelare la risorsa di cui vivono invece di sterminarla!
Prenda le distanze da certa ignoranza, invece di farsene paladino…