Ancora una volta, dopo cinquecento anni, il popolo di Maria si è ritrovato tra la suggestiva e intrigante location, tra “cielo, mare e terra” che è il promontorio lacinio da dove è iniziato il grande amore, l’intenso abbraccio di fede dei Crotonesi verso la “sua” Mamma bruna di Capocolonna. Si è ritrovato un intero popolo per rievocare, giugno 1519, il 5° centenario del ritrovamento della sacra Tela della Vergine. Di ciò ce ne riferisce il Canonico Giovanni Cola Basoino che nel 1598 in un suo scritto riferisce che la sacra Icona fino al 1519 era venerata in un sacello nella chiesetta di Capo Nao. E proprio in quell’anno durante una delle tantissime scorrerie verso le coste calabresi, i Saraceni, come scrive lo stesso Basoino: “ vista la meravigliosa bellezza di Lei, domandarono a certi schiavi cristiani che figura era quella, i quali avendo loro narrato che quella era l’immagine della Regina de’ Cieli Madre di Cristo salvatore e Signora di tutto, vennero in tanta rabbia e furore che…quella presero e portarono con gran tumulto…per bruciarla. Ed acceso un grandissimo fuoco… detta gloriosissima Immagine non si bruggiò né la poterono in alcun modo offendere, ma restò intatta immacolata e bella così come pria era…il che avendo l’infedele Turco visto e riconosciuto che non poteva bruciarla si risolse seco portarsela…e per volontà divina la galea dove non era l’immagine andava innanzi a vela piena e l’altra che la ritenea di sopra non poteva né a vela né a remi spingersi in modo veruno e partirsi da detto luogo…Ed avendo tardato per più di un’ora e vedendo che non poteano spingersi né passare oltre, riconoscendo che era perché avevano sopra detta santa Immagine, quella sbalzarono a mare e la detta galea se n’andò come l’altra.” Così la sacra Icona della Vergine, dopo qualche giorno fu ritrovata da un tal Agazio Lo Morello sulla spiaggia all’altezza dell’Irto, “verso li Canalicchi” e se la portò, nascondendosela dentro una cassa, a casa a Crotone. Successivamente il Lo Morello, in seguito a grave malattia, confessò ad un francescano dell’Ordine dei Minimi il suo segreto e quindi la tela bruciacchiata della Madonna fu portata nel Convento di Gesù e Maria nella zona dell’odierna Acquabona e successivamente portata in Cattedrale. Così a novembre dello stesso 1519, dopo grave siccità, il vescovo Antonio Lucifero volle portare la Madonna alla sua originaria sede. “La notte istessa si ebbe la grazia della pioggia…per tre notti…per il che sempre si aumentava a tutti la devozione, così anco crescevano tuttavia i miracoli di essa.”
Per ricordare il prodigioso evento di cinquecento anni orsono, nel pomeriggio di sabato 1 giugnp, dalla Cattedrale ha preso avvio il pellegrinaggio del Quadricello verso Capocolonna con un corteo di auto. Qui giunti, nel piazzale antistante la chiesetta del santuario,Mons. Ezio Limina, presidente del Capitolo Cattedrale ha presieduto una concelebrazione eucaristica assistito da Mons. Bernardino Mongelluzzi rettore del santuario ed infaticabile deus ex machina di tutto il mese mariano, don Serafino Parisi rettore della Cattedrale e Mons. Alessandro Saraco docente di Storia della Chiesa presso l’Istituto Teologico Calabro. È seguita la rievocazione storia dell’evento cinquecentesco, secondo il racconto, sopra riportato, del Canonico Basoino, con i ballerini della Scuola Maria Taglioni Dance project diretta da Luana Petrozza con coreografie di Pasquale Lucas Greco e le voci narranti di Angela Alampi e Giorgio Corinna, a cura del teatro della Maruca di Angelo e Carlo Gallo. Così l’emozione, la fede e l’amore nei confronti della Virgo lactans del popolo crotonese resta inalterato, perché, “ogni crotonese – scriveva Mons. Giuseppe Agostino, amatissimo nostro Pastore per un quarto di secolo – sentendo la sua appartenenza a questa città gloriosa e provata, nel suo cuore, ne sono certo, esperimenta la sua identità, alimenta la sua speranza, racconta la sua vita riferendosi vitalmente alla Madonna di Capocolonna. La festa è, per questo nobile popolo, un appuntamento atteso e determinante. Dalla festa mariana Crotone si ritrova calamitata, in essa convocata, per essa messa in cammino. Ed ogni festa è come il segnale ritmico della sua storia”.