Il decreto legge 135/09, cosiddetto decreto Ronchi, sulla “privatizzazione dell’acqua” è la peggiore legge che sia stata emanata negli ultimi 148 anni. Ormai, la Carta Costituzionale Europea è stata approvata ma nella stessa manca la voce basilare per salvare l’umanità: il diritto all’acqua. Si parla tanto delle morti per fame ma non tutti sanno che queste morti, per il 90%, sono dovute alla mancanza d’acqua. Si parla tanto di terrorismo, mai del terrorismo economico basato sull’erogazione dell’acqua a pagamento perché a questo terrorismo sono legati molti politici, anche degli insospettabili, con una sola idea: il profitto a tutti i costi. La Provincia di Crotone, in attuazione dell’art. 31 della legge 267/2000, con l’adesione di alcuni comuni limitrofi, sotto l’illuminata direttiva e regia del PD (noto ed abile tessitore quando trattasi di istituire Associazioni, Cooperative, Società di servizi ed altro), in data 4 febbraio 2016, ha promosso e costituito il consorzio per la gestione associativa del servizio idrico integrato, ossia la famosa “Con.GE.Si.”, società in house, escludendo di fatto la possibilità di un eventuale ritorno alle singole gestioni comunali ed affidando, di fatto, la privatizzazione del servizio idrico integrato ad un politico navigato, quale rappresentante legale, ex Socialista traghettato nel PD, ovvero colui che aveva ideato questa “Con. Ge. Si.”, che nel contempo riveste anche la carica di Presidente Regionale della “Lega delle Cooperative Rosse”. La Calabria, con un altissimo tasso di disoccupazione giovanile (55,6%), passando però dalla terza posizione (58,7%) del 2016 alla quinta nel 2017, resta sempre alle prese con questo dramma, caratterizzandosi come un’anomalia rispetto a tante altre aree in Europa. Infatti, secondo l’ufficio statistico europeo (Eurostat), le nostre regioni del Sud sono ultime in 2 classifica per tasso di occupazione. In particolare le regioni Puglia, Campania, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni che nel 2018 si classificano all’ultimo posto in tutta l’Unione Europea. Quindi, mentre i nostri giovani vengono costretti ad emigrare all’estero per trovare fortuna, la classe dirigente e politica nostrana, invece di preoccuparsi come arrestare tale fenomeno di fuga dei cervelli con conseguente impoverimento culturale e spopolamento del territorio, è tutta dedita ad individuare o occupare più poltrone e percepire eventuale doppia retribuzione e relativi vitalizi; il tutto si consuma impunemente con il bene placet sia della destra che della sinistra che sempre più rincorrono e ricorrono al più dissennato ed esasperato consociativismo. In questa logica e pratica la politica Calabrese ne è sapiente maestra! La “Con.Ge.Si.” è la copia gemella della ex “So.a.Kro”, con quasi gli stessi soci, funzionari e dipendenti, nonostante quest’ultima sia stata dichiarata fallita dal Tribunale di Crotone ed i suoi dirigenti ed amministratori siano stati accusati di bancarotta fraudolenta, falso ideologico ed abuso d’ufficio. Con provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Crotone, gli stessi dirigenti ed amministratori sono stati però tutti assolti. “la Procura, nella motivazione della sentenza, ha puntato il dito contro il sistema della depurazione in Calabria, in riferimento a quanto sostenuto nell’udienza precedente dall’ex direttore generale che in quell’occasione parlò di “sistema squilibrato” in virtù del costo dell’acqua molto più elevato rispetto a quanto veniva rivenduta, evidenziando altresì la recente pronuncia della Corte di Giustizia UE che ha imposto all’Italia di pagare 25 milioni di euro per i ritardi nella messa a norma di reti fognarie e sistemi di depurazione delle acque di 74 centri urbani, tra cui Crotone, è stato molto critico verso i suoi 3 predecessori per la lungaggine con chi si sono svolti molti processi. Un servizio quello fornito da Soakro che ha ruotato intorno a numerose criticità, partendo da una rete fognaria ormai obsoleta, abusivismo, cittadini morosi”. Comunque le sentenze possono essere anche oggetto di critica ma ciononostante “vanno rispettate”. La Corte di Giustizia della Comunità Europea, con sentenza depositata il 25 aprile 2002, ha condannato la Repubblica Italiana…Tale condanna è valida per ogni comune italiano che si trovi senza impianto di depurazione. Come si vede, ci troviamo in una situazione paradossale in cui noi cittadini continuiamo a pagare per un servizio inesistente ed inquiniamo, nostro malgrado, l’ambiente ed in più veniamo trattati come veri e propri sudditi. Pertanto, la disputa di cui abbiamo assistito in questi giorni tra la Presidenza della Con.Ge.Si. ed il Commissario Liquidatore Sorical ha come oggetto di discussione una storia antica che si ripete puntualmente durante il periodo estivo. Infatti, il consorzio Con.Ge.Si, con una nota pubblica a firma del suo Presidente pro-tempore, sostiene che la situazione in essere è frutto di politiche scellerate che hanno creato un “mostro” che sta portando la Calabria al collasso del sistema idrico integrato mentre la Sorical, con una nota a firma del suo liquidatore, On. Luigi Incarnato, evidenzia ed invoca l’intervento della Procura della Repubblica di Crotone e della Corte dei Conti della Calabria di accertare le responsabilità gestionali degli amministratori del consorzio Con.Ge.Si. Secondo Soricali, infatti, “le esternazioni a mezzo stampa del Presidente della Congesi, nelle ultime ore, non sono altro che giustificazioni di chi tende a mascherare la propria incapacità gestionale”. Inoltre, Luigi Incarnato ribadisce che, dopo tre anni di gestione, Congesi ha accumulato debiti nei confronti di Sorical per 12,8 milioni di Euro, pagandone solo 2,3 milioni (18%) del costo della fornitura, venendo meno agli impegni assunti ai 4 tavoli istituzionali, quindi, per Sorical, l’attuale gestore del servizio idrico crotonese è “peggiore di quello di Soakro”. Andando di questo passo, fra non molto vedremo privatizzare anche l’aria e la luce del sole. A noi del Sud, in particolare, non ci rimane che rivivere le parole scritte da Antonio Gramsci sul giornale “Ordine Nuovo” nel 1920 : “Lo Stato Italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i cittadini poveri…..”. Premesso ciò, l’ acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita e dunque costituisce un bene comune dell’umanità, un bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi appartiene a tutti. L’acqua non può essere proprietà di nessuno né tantomeno può essere esclusiva di Stati né di multinazionali né di aziende private o partecipate a statuto speciale che siano bensì è un bene condiviso equamente da tutti, l’accesso alla stessa deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico, come diritto inviolabile, universale, inalienabile ed indivisibile dell’uomo, che si può annoverare tra quelli di riferimento previsti dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana; L’acqua non è un bene durevole e quindi può esaurirsi: è responsabilità individuale e collettiva il prendersi cura di tale bene. La Risoluzione ONU del 28 luglio 2010 sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile è un diritto umano universale per l’uso igienico ed alimentare, oltre ad essere un diritto essenziale al pieno godimento della vita e fondamentale per la dignità dell’essere umano. A nostro parere, l’erogazione del servizio idrico deve essere sottratto alla gestione privatistica e ritornare sotto il diretto controllo dei Comuni, garantendo però l’efficienza del servizio! L’idea, infatti, è quella di arrivare a una gestione totalmente governata dai Comuni ma riconoscendo ai cittadini il 5 diritto di essere coinvolti sulle modalità della gestione delle risorse idriche! Per questo, la riduzione delle tariffe, il ritorno alla totale gestione pubblica di tutte le società che forniscono il servizio idrico e l’abbattimento della burocrazia sono i principi cardini che dovranno regolamentare un sistema che invece fa acqua da tutte le parti. Auspichiamo che tutte le amministrazioni, dai piccoli ai grandi Comuni, diano pratica attuazione alla volontà, partecipata e non delegata, espressa da circa il 60% dei cittadini Italiani che, in occasione del referendum, hanno ribadito di non essere sudditi, peraltro manifestando la volontà di avere la diretta gestione pubblica dell’acqua, come in altre città italiane, fra cui Cagliari e Napoli! Sarebbe opportuno che tutte le associazioni, di categoria e non, costituissero un comitato civico promotore per il ritorno della gestione del servizio idrico ai singoli comuni, con un organo di controllo che metta insieme amministratori ed associazioni di cittadini.