Dopo anni di assenza riprende anche il gemellaggio religioso tra Mammola, dove San Nicodemo morì nel 990 e Cirò, dove il santo nacque nel 900 ,nella casa dove ora sorge la sua chiesetta omonima, nella parte più antica del borgo, nell’allora Ypsckron. Quest’anno insieme alla Parroco don Matteo Giacobbe, e alla Pro Loco- scrive in una nota il sindaco Francesco Paletta- stiamo facendo un grande sforzo per rendere dignitoso ed onorevole la festa ai nostri patroni S. Nicodemo e S. Francesco. Abbiamo ripreso i contatti con la comunità di Mammola, da molti anni gemellata con Cirò per ricordare che i grandi personaggi, come il nostro S. Nicodemo, uniscono e non dividono. Ognuno di voi cittadini di Cirò si dovrà sentire protagonista e quindi sostenete la Parrocchia ed il comitato festa. Dunque appuntamento alla casa natale di San Nicodemo domani 3 agosto insieme al popolo di Mammola con il sindaco ed il parroco, alle ore 11 dove il parroco di Cirò don Matteo Giacobbe celebrerà insieme al parroco di Mammola la santa messa. Per quanto riguarda invece i festeggiamenti civili sabato quattro agosto alle ore 21.30 in piazza Pugliese si terrà il concerto della cantante Mietta. Da sempre il popolo Mammolese festeggia in Gemellaggio con Cirò in occasione della festa, il Santo comune. Un antico appuntamento quello tra i due paesi: Cirò dove il santo nacque nel lontano 900, e Mammola dove morì nel 990. San Nicodemo dunque patrono e protettore delle due città: Cirò e Mammola , nacque da una famiglia umile, il padre Teofano, la madre Panta Dima, vivevano in un’umile casetta nell’allora villaggio Ypskron, attuale portello, oggi chiesa del Santo. Sono molti i miracoli a lui attribuiti, specie quando era ragazzino, come la lotta col diavolo , di cui ancora oggi, sulla pietra a cui egli si aggrappò, dietro la sua casa, sono evidenti i segni lasciati dalle sue dita infilati nella pietra, oggi meta di pellegrinaggi. Secondo quanto ancora oggi raccontano gli anziani, pare che San Nicodemo da bambino era solito giocare ad infilare le sue dita e le mani, come pure i piedi, nella dura roccia, mentre questa si lasciava plasmare come creta. Molte di queste impronte sono ancora oggi visibili sulla pietra dietro l’altare, luogo di continui pellegrinaggi da parte di fedeli, che ogni anno, da tutto il mondo, specie dall’Australia e America, dove si trovano numerosi Mammolesi, giungono a Cirò a visitare i sacri posti dove il Santo nacque e visse da ragazzo, prima di partire per Mammola. Ancora oggi gli anziani raccontano il miracolo del vino e dell’acqua avvenuto in zona Mordace-Castedduzzo-Coppa, dove il padre si recava a lavorare i campi, ed è proprio in questa zona che quattro anni fa un amatore di storia locale, grazie a molte indicazioni avute dagli anziani, è riuscito, dopo mesi di ricerca a trovare l’esatta posizione della fontana, dalla cui pietra, grande come il dorso di un elefante, attraverso tre fori praticati con le dita del Santo, ancora oggi fuoriesce acqua; mentre ai piedi della collinetta dove il padre era solito lavorare , si trova quasi nascosta dalla vegetazione e da cumuli di frana, una grotta dove il Santo si ritirava in preghiera. E ancora si racconta, che riuscì a catturare un cinghiale con un filo d’erba, che portò alla sua famiglia come pranzo per la cerimonia di matrimonio della sorella. Si racconta che, mentre era in viaggio, lontano da Cirò, per ritirarsi in preghiera, incontrò un venditore di brocche con il suo asinello, chiese se poteva avere una ciotola per potersi cuocere la ghianda, cibo prediletto di San Nicodemo, il venditore glielo negò dicendo che se i maiali la mangiavano cruda, perché egli la doveva cuocere? E così andò via , ma fatto pochi passi , ruzzolò da un dirupo, di tutto il carico che trasportava sull’asinello, si salvò solo la ciotola che il Santo gli aveva chiesto. Così preso da rimorsi, il venditore tornò indietro e donò la ciotola superstite al Santo, chiedendogli scusa. Raggiunto la sua maturità, si vide costretto a lasciare il paese, in quanto le sue “stranezze”, lo rendevano ridicolo agli occhi del popolo, e se ne andò amareggiato a tal punto che fermatosi a metà cammino, nei pressi di Gerace, egli disse:”Sentu vuci e cirotano, mi mpesu e vajiu avanti”(sento voci di cirotani, mi alzo e riprendo il cammino), tanto era la paura di incontrarli. Arrivò a Mammola sul monte Zappino, dove vi rimane fino alla sua morte avvenuta nel 990. Il corpo fu trovato invaso dalle formiche, le quali risparmiasero la sola lingua che tanto aveva saputo annunciare e consolare specie gli afflitti e deboli. Qui lo veneravano così tanto da divenire il protettore della città. Per questo gli anziani ancora oggi dicono che San Nicodemo è il protettore degli stranieri e non del suo popolo di Cirò che lo ha deriso fino a farlo scappare, ben venga dunque il gemellaggio che riporta a casa non solo il santo ma anche l’attesa benedizione. E’ di qualche anno fa la notizia del lascito alla chiesa del Santo, di una casa, adiacente ad essa, che la signora Rita Bullotta ha voluto offrirla in devozione al Santo. Ed è proprio questa casa che di solito ospita i mammolesi in questa giornata di pellegrinaggio. Un tempo le case adiacenti alla chiesa era una unica casa dove all’interno, l’attuale altare maggiore, era proprio la piccola dimora della famiglia del Santo. Si racconta che egli andò in sogno al proprietario della casa raccomandandogli di lasciare la casa perché li doveva nascere la chiesa, ma l’anziano signore non volle credere al sogno, e dopo l’ennesima volta che sognò il Santo, gli morì l’asinello, solo allora l’anziano contadino decise di lasciare la casa divenendo in futuro chiesa omonima, oggi meta di molti pellegrini. E tutto questo ci è stato tramandato da generazioni in generazioni ormai da mille anni, e grazie al ritrovamento di una bolla pontificia del 1630 del Papa Urbano VIII il 7 dicembre lo proclamò Patrono di Cirò.