La Calabria e i suoi agrumi La crisi agrumicola calabrese , determinata dalle offerte a ribasso delle varie insegne della GDO ,dall’attacco degli speculatori , dalla concorrenza spietata dei mercati esteri e da chi sa cos’altro , sono cronaca di questi ultimi giorni ma purtroppo sono solo sintomo di un deperimento organico che da anni grava sul comparto. Più delle parole ci dicono i numeri !
Negli ultimi 10 anni :
- 25% il valore della produzione ;
- 26% la produzione raccolta ;
-14% superfici coltivate ;
0% quantità esportate ; - 51% valore delle importazioni ;
-23% consumi nazionali;
-32% produzione di arance ;
-23% produzione di limoni ;
-11% produzione di clementine ;
Questa è la situazione rilevata su dati Istat e che ci danno idea della gravità della situazione.
Oggi , come risultato , troviamo le Clementine Calabresi Igp offerte al consumatore al prezzo che sarebbe invece giusto corrispondere quanto meno al produttore, 79 centesimi al chilo !
Questo gioco al ribasso che svilisce le nostre produzioni di qualità ha delle conseguenze disastrose sull’intera filiera , chi lavora a perdere?
Detto questo , cosa non ha funzionato nel settore? Di chi le responsabilità? Ma sopratutto cosa si può ancora fare per recuperare e salvare la filiera agrumicola da quello che sembra un ineluttabile destino verso l’estinzione? Di certo considerando che il 70% delle aziende agricole produttrici di agrumi sono sotto i 3 ettari di superficie non credo sia logico attribuire loro alcuna responsabilità e la loro difficoltà ad organizzarsi in cooperative o in associazioni da noi qui in Calabria non è di difficile comprensione. Di certo non essere uniti evidentemente non ci rende forti e da soli poco si può fare! Credo altresì che chi abbia avuto responsabilità ed ha responsabilità e’ il gestore della cosa pubblica che avendo il polso della situazione e rendendosi conto di quanta parte di reddito in Calabria derivasse e deriva dalla produzione agrumicola poco o niente ha fatto per difendere e fortificare il settore nei confronti dei competitor che al contrario hanno messo in atto politiche commerciali e non tali da dominare il settore determinandone i prezzi su scala internazionale e nazionale anche se con prodotti di qualità inferiore! Fra le possibili contromisure : Invertire la gestione politica erronea , che diventi parte attiva del comparto con azioni realmente concrete e tangibili partendo dagli agricoltori sino ai tavoli istituzionali nazionali ed europei .
Riunirsi in cooperative , consorzi e organizzazioni di produttori di dimensioni idonee a difendersi e a piazzarsi sul mercato a prezzi ragionevoli ,di certo anche un marchio comune e distintivo aiuterebbe. Modificare le logiche economiche della GDO che puntano al prezzo più basso verso la qualità migliore possibile del prodotto offerto , garantendo così anche un’agricoltura sostenibile.
Nel frattempo che tutto questo e altro si concretizzi , credo sia giusto far leva sulla sensibilità del cittadino-consumatore che dovrebbe chiedersi se sia logico e realmente conveniente gustare una clementina a basso prezzo , che abbia viaggiato migliaia di chilometri, inquinato mezzo pianeta , impoverito il suo territorio e arricchito gli speculatori , quando invece con qualche centesimo di euro in più può acquistarla fresca ,prodotta nella sua regione e magari da qualche famiglia che conosce. dott.ssa Innocenza Giannuzzi presidente Agricoop